“La malaria è la più importante parassitosi e la seconda malattia infettiva al mondo per morbilità e mortalità dopo la tubercolosi, con oltre 200 milioni di nuovi casi clinici all’anno e 438.000 decessi all’anno (dati 2015)” [Wikipedia]. Si trasmette attraverso le ghiandole salivari delle zanzare femmine infette mentre si cibano del nostro sangue. La forma infettante del Plasmodio (il parassita colpevole della malattia) é lo sporozita il quale, una volta rilasciato nel nostro sistema, va a recarsi nel fegato, attaccandosi alle cellule epatiche, dove si moltiplica entro 45 minuti dalla puntura di zanzara. La prossima fase ha durata variabile in base al ceppo contratto, dai 4 ai 15 giorni, dopodiché i parassiti vanno a infettare i globuli rossi; da questo momento la persona infetta é “contagiosa” (ovvero il suo sangue puó contagiare nuove zanzare) e inizia a percepire i sintomi della malaria (come la febbre, brividi, mal di testa).
Perché dei nuovi studi?
In soldoni? I farmaci esistenti curano o per Chemioprofilassi o solo dopo che il Plasmodio ha attaccato i globuli rossi, ergo tardi. Inoltre, quasi tutti i ceppi plasmodici hanno sviluppato una resistenza ad almeno uno dei principi attivi. La UCSD (Universitá della California, San Diego) ha quindi testato mezzo milione di composti chimici nel tentativo di trovare qualcosa che reagisse con il Plasmodio nella prima fase di infezione, quella epatica. Per nostra fortuna, ne hanno trovati 631, secondo il loro studio rilasciato il 7 Dicembre 2018.
Come hanno fatto?
Ogni Martedí arrivava alla UCSD una scatola arancione piena di zanzare dai loro collaboratori a New York, i quali modificavano geneticamente il Plasmodio all’interno di queste zanzare, affinché contenesse un enzima di Luciferasi (lo stesso presente nelle lucciole).
Dopodiché le passavano ai colleghi nei laboratori alla Skaggs School of Pharmacy e della Novartis, i quali sottoponevano gli sporoziti a piú sostanze possibili, in attesa che un campione smettesse di emanare luce. L’assenza di bioluminescenza era il metodo piú immediato per determinare la morte dei sporoziti, permettendo agli scienziati di testare 200 000 sostanze a settimana.
Grazie ai finanziamenti da parte di enti come la Bill e and Melinda Gates Foundation, il team della Dott.ssa Winzeler ha deciso che non brevetterá le sue scoperte, affinché gli scienziati di tutto il mondo possano sviluppare cure efficaci per questa gravissima patologia in tempi piú brevi.