Un tweet di Netflix ha rivelato che David Fincher (Fight Club) e Tim Miller (Deadpool) stanno lavorando insieme alla serie animata Love, Death, and Robots. Qui sotto potete vedere le prime immagini diffuse dalla piattaforma streaming.
Here’s a sample of what you can expect from Tim Miller’s (guy who did Deadpool) and David Fincher’s (guy who did Fight Club) animated anthology Love, Death, and Robots:
????WEREWOLF SOLDIERS
????ROBOTS GONE WILD
????SENTIENT DAIRY
????ALIEN SPIDERS
????BLOOD-THIRSTY DEMONS FROM HELL pic.twitter.com/obj5Dj5JRU— NX (@NXOnNetflix) January 7, 2019
David Fincher e Tim Miller saranno i produttori esecutivi di questa serie antologica per adulti in 18 episodi, presto disponibile su Netflix.
Ogni episodio sarà diretto da un regista diverso — i nomi dei partecipanti al progetto devono ancora essere comunicati — e varierà sia per stile di animazione — dal 2D al 3D in CGI — sia per durata — da un massimo di 15 a un minimo di 5 minuti. Quanto al genere, fantasy, fantascienza e horror saranno deformati attraverso le lenti della follia, tanto in commedia che in tragedia.
La collaborazione di David Fincher con Netflix ha già dato succulenti frutti in passato, come la serie Mindhunters di cui vedremo la seconda stagione entro l’anno.
Quanto a Tim Miller, dopo aver passato il testimone a David Leitch per Deadpool 2, è attualmente alle prese con il reboot – ancora senza nome — di Terminator. Il film, la cui uscita è prevista per novembre, vede il ritorno di Linda Hamilton nei panni di Sarah Connor al fianco di Arnold Schwarznegger.
In un comunicato stampa Miller ha detto: ‘Love, Death & Robots è il progetto dei miei sogni, combina il mio amore per l’animazione a quello per le storie straordinarie. I b-movies, i fumetti, i libri e i giornali che trattavano di narrativa fantastica mi hanno ispirato per decenni. Purtroppo erano relegati ai margini del mondo culturale geek e nerd di cui ero parte. Sono veramente felice che finalmente il panorama creativo sia cambiato al punto da consentire alle animazioni per adulti di essere parte di un discorso culturale più ampio’.
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