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Loki, la seconda stagione prende tempo | Recensione

Sincronizzate gli orologi e segnate la data sul calendario: il 6 ottobre Loki torna su Disney+ per la stagione numero 2 della serie a lui dedicata, di cui abbiamo visto i primi quattro episodi per questa recensione.

Tenteremo di mantenere gli spoiler al minimo mentre vi raccontiamo che impressione ci ha fatto tornare fra gli uffici della TVA, con Tom Hiddleston, Owen Wilson e il fresco premio Oscar Ke Huy Quan. Chiedendoci se, nella corsa contro il tempo al centro di questa nuova stagione, Loki e compagni non stiano solo facendo scorrere le lancette dell’orologio. Oppure se non sia un conto alla rovescia per un finale esplosivo.

SPOILER ALERT: Nella serie accenneremo agli sviluppi iniziali della trama, senza entrare nei particolari. Parleremo inoltre della prima stagione di Loki, finale compreso

La nostra recensione di Loki 2

Riavvolgiamo il nastro, torniamo indietro nel tempo. Nella prima stagione, Loki ci ha portato dagli uffici della TVA a pianeti lontani, fino alla fine (temporale) dell’Universo. Ci ha presentato una Variante di Loki al femminile (Sylvie, interpretata da Sophia Di Martino), ci ha fatto riscoprire la versione classica dell’asgardiano (Richard E. Grant), una versione adolescente (Jack Veal), ma anche versioni di Loki come alligatore e come rana. Insomma, ci ha aperto al Multiverso Marvel, con tutte le sue infinite possibilità. Ma quante di queste possibilità infinite sfrutta la serie in questa sua seconda avventure temporale?

La serie Marvel Studios ci riporta esattamente dove eravamo rimasti nel finale della prima stagione. O “quando” eravamo rimasti, con un Loki spaesato in una TVA piena di statue di Colui Che Rimane, dove nessuno sembra conoscerlo. Ma presto si accorge che il problema risulta ancora più grande del previsto. Quando nella scorsa stagione Sylvie ha ucciso Colui Che Rimane (Jonathan Majors), ha aperto le porte del Multiverso. Tutte queste linee temporali, tuttavia, creano un problema esistenziale: non solo la TVA ma tutto il Multiverso è a rischio.

Salvare l’universo, di nuovo

Per salvare tutti, Loki e Mobius (Owen Wilson) hanno bisogno di un aiuto. Qui entra in gioco Ouroboros, più semplicemente OB (Ke Huy Quan), l’uomo che ha scritto il manuale delle procedure della TVA e il maggior esperto di paradossi e linee temporali, almeno ora che siamo senza Colui Che Rimane.

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Credit: Marvel Studios e The Walt Disney Company

Ma alla TVA non ci si accontenta di dover prevenire la fine del Multiverso. Se Hunter B-15 (Wunmi Mosaku) aiuta Loki e Mobius, Ravonna Renslayer (Gugu Mbatha-Raw) e l’AI Miss Minutes (voce di Tara Strong nell’originale) sembrano avere piani diversi. E a tutta questa carne sul fuoco, la TVA aggiunge anche Casey (Eugene Cordero), che da receptionist ora ha un nuovo ruolo nell’agenzia temporale, oltre ai nuovi personaggi Rafael Casal, Kate Dickie e Liz Carr.

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Oltre ai drammi e alle complicazioni, c’è anche da tenere conto di Sylvie, che all’inizio della stagione non sappiamo dove sia: né in quale linea temporale, né quando nella storia di quel particolare universo. E poi ci sono tutte le possibili varianti di Colui Che Rimane.

Le carte fra le mani degli autori (guidati dal nuovo showrunner Eric Martin, con Michael Waldron che resta come produttore esecutivo) sembrano moltissime. Ma in questi primi episodi della stagione, sembrano giocarsele in maniera meno brillante di quanto visto in passato (o era nel futuro?). E pensiamo che la differenza stia in una parola sola: “mistero”.

Nessun mistero da svelare

La prima stagione di Loki aveva dalla sua i pregi e i limiti che spesso troviamo nelle produzioni Marvel. Da un lato, attori e creativi davvero eccellenti, capaci di creare mondi realistici e personaggi vivi. Ma dall’altro anche la difficoltà di sorprendere il pubblico, pur cercando di far contenti spettatori in tutto il mondo e di tutte le età. La serie sul Dio dell’Inganno aveva però dalla sua un’arma segreta: un mondo da svelare un pezzo alla volta.

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Credit: Marvel Studios e The Walt Disney Company

Loki arriva alla TVA direttamente da Avengers: Endgame. Non sa dove sia, di chi fidarsi: per lui tutto è mistero. Quindi ogni puntata scoprivamo qualcosa di nuova: l‘esistenza di una variante cattiva, il suo volto femminile, l’amore narcisistico dell’asgardiano per quella che non sa se sia eroina o villain. Il funzionamento della TVA, il ruolo dei Custodi del Tempo, la dimora di Colui Che Rimane. In particolare, il personaggio interpretato da Jonathan Majors faceva da vero Mago di Oz, nascosto dietro una tenda: svelare i suoi segreti ci obbligava a restare incollati allo schermo.

Durante la visione delle prime puntate di Loki 2 per questa recensione, non abbiamo sentito lo stesso fascino per l’ignoto. Perché di segreti da svelare non ce ne sono molti. Sappiamo dalla prima puntata qual è il problema. E ogni nuovo episodio proviamo un modo per risolverlo. In questo contesto, le avventure delle singole puntate sembrano più che altro una serie di ostacoli verso il finale. Dandoci l’impressione che, se la prima stagione ci ha portato di corsa letteralmente alla fine della linea temporale, la seconda prenda tempo per non accelerare troppo verso il finale.

Troppo tempo alla TVA?

Un altro confronto, impossibile da non fare, rispetto alla prima stagione riguarda i viaggi temporali. In Loki 2 non visitiamo mondi lontani e paesaggi cosmici – almeno per ora. Ma anche i tuffi nel passato e nel futuro in località meno “spaziali” non hanno quell’effetto adrenalinico che ci aspettavamo. E questa minor emozione ci fa notare più facilmente i paradossi temporali che, almeno per il momento, non hanno avuto spiegazioni intelligenti. E per “intelligenti” non intendiamo “scientificamente accurate”, ma con un impatto stravolgente per la trama.

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Credit: Marvel Studios e The Walt Disney Company

Trama che sembra procedere in maniera poco ordinata. Con l’effetto di farci sembrare poco ragionate le decisioni dei vari personaggi. Soprattutto Ravonna e Sylvie sembrano più volte cambiare idea più per assecondare la direzione della storia che per una scelta ragionata. Ma un po’ tutti i personaggi non hanno ben chiaro cosa vogliono in questa stagione numero 2.

Recensione di Loki 2: il finale deve sconvolgere il Multiverso

Con sole due puntate dalla fine della stagione, però, gli episodi che abbiamo visto per questa recensione lasciano Loki 2 in un bilico che non ci aspettavamo. Il quarto episodio si chiude in maniera sorprendente e ci fa pensare (o almeno sperare) che la serie abbia preso tempo per una buona ragione.

Anche se non ha saputo ricreare quella sensazione di scoperta puntata per puntata vista due anni fa, la serie ci ha intrattenuto. Le scene d’azione sono poche ma ben girate, i personaggi carismatici a sufficienza da farci continuare a seguire le loro avventure. Se tutto questo dovesse portarci a un culmine narrativo, dimenticheremmo volentieri la direzione poco orientata dei primi episodi.

La cosa che ci fa più sperare è che non abbiamo idea di dove la serie si stia dirigendo. Se finora potevamo tracciare il percorso narrativo, non abbiamo nessun indizio di cosa vedremo nella puntata numero cinque.

Questo potrebbe riaccendere quello spirito della meraviglia visto nella prima stagione. Che seppur non senza difetti, ci ha fatto conoscere Loki coccodrilli e mondi lontani. Se le prossime puntate dovessero farci esplorare paradossi temporali da mal di testa e avventure cosmiche inaspettate, avremo l’impressione che, invece di prendere tempo, finalmente Loki inizierà il conto alla rovescia per un finale esplosivo.

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Stefano Regazzi

Il battere sulla tastiera è la mia musica preferita. Nel senso che adoro scrivere, non perché ho una playlist su Spotify intitolata "Rumori da laptop": amo la tecnologia, ma non fino a quel punto! Lettore accanito, Nerd da prima che andasse di moda.

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