Non ce la sentiamo di avvisarvi di spoiler su un libro di ottanta'anni fa che ha già avuto tante trasposizioni.
Sotto il sapiente comando di quel simpaticone di Peter Jackson, la saga cinematografica de Lo Hobbit è stata sino ad ora quasi esclusivamente azione, fantasy, epicità e allegria, con sporadici momenti di dramma esistenziale nanico, come è giusto che una storia originariamente per bambini sia. Tuttavia, coloro che Lo Hobbit lo hanno anche letto sanno che in realtà il buon vecchio Tolkien, bambini o non bambini, non ci ha fatto mancare le lacrime, e che lacrime. Siccome l’uscita del terzo film (La Battaglia dei Cinque Eserciti) si avvicina, e con essa le suddette lacrime, abbiamo pensato di farci tutti assieme un ripassino delle morti previste fra i membri della compagnia di Thorin, e discuterne un po’, copia de Lo Hobbit alla mano.
Capitolo diciottesimo. Bilbo è appena rinvenuto dopo la Battaglia e torna al campo, dove trova ad attenderlo la funesta notizia delle gravi condizioni di Thorin. Viene fatto entrare nella sua tenda, e ha luogo un toccante scambio di addii fra i due amici:
[…]“Addio, Re sotto la Montagna!”, disse [Bilbo]. “Amara è la nostra avventura, se deve finire così; e neppure una montagna d'oro potrebbe rimediare. Tuttavia, sono felice di esserti stato accanto nel pericolo – è un onore che nessun Baggins meriterebbe.”. “No!” disse Thorin. “In te c'è più di quanto tu creda, figlio delle miti terre d’Occidente. Ci sono coraggio e saggezza, mischiati in giusta misura. Se fossero più numerosi tra noi coloro che preferiscono il mangiare, il ridere e il cantare all’accumulare oro, questo mondo sarebbe più lieto. Ma triste o lieto, adesso debbo lasciarlo. Addio!” […]
A questo seguono copiosi pianti di Bilbo (e dei lettori, non prendiamoci in giro), la sepoltura di Thorin e l’annuncio della morte di Fili e Kili, altri due personaggi estremamente amati dai fan de Lo Hobbit cinematografico, “caduti difendendolo [Thorin] con lo scudo e col corpo”.
Per quanto triste, il momento è fantastico, e sin dall’uscita del primo film siamo in fremente attesa di vederlo interpretato da Richard Armitage (Thorin) e Martin Freeman (Bilbo). Ma…siamo proprio sicuri che lo vedremo? Apprezzate o meno dai fan, di modifiche alla storia originale Peter Jackson ne ha fatte, ma potrebbe mai cambiare qualcosa di così fondamentale? Ecumenical News, un’agenzia di stampa che si occupa principalmente di notizie legate alla religione, ha messo in circolazione un rumor appena qualche giorno fa, il quale sosteneva che Thorin sarebbe sopravvissuto alla battaglia, ribaltando il destino a lui assegnato da Tolkien. Non temete, il rumor è stato prontamente smentito da TheOneRing, uno dei siti più affidabili in materia Tolkieniana. Inoltre Armitage stesso in svariate interviste nel corso degli ultimi mesi ha (inavvertitamente) confermato di avere già girato la scena della morte di Thorin, e la ha definita “oltre ogni sua aspettativa”. Vi abbiamo fatto prendere un colpo eh? Certo, è sempre possibile che Peter Jackson si svegli una mattina e decida di cambiare il finale con la computer grafica. O che si allunghi la barba, si faccia le treccine, e lo re-interpreti personalmente, con lui non si può mai sapere, ma possiamo dire con discreta certezza che lo troviamo improbabile e che tutto andrà come previsto.
Tuttavia avevamo già dato per certa anche la forma per Smaug, basandoci sul primo film e sui disegni sulla mappa di Bilbo e ci siamo sbagliati!
Nonostante la sua infondatezza, cercando aggiornamenti sul rumor ci siamo imbattuti in numerose petizioni “per la vita di Thorin”, e abbiamo scoperto che in realtà una cospicua porzione di appassionati (sicuramente non la maggioranza ma un numero considerevole) vorrebbe tenerlo in vita. Da una parte c’è chi sostiene che, nonostante i grossi cambiamenti già apportati alla storia, certe cose siano sacrosante e debbano rimanere come Tolkien le scrisse, altri sostengono invece che “modifica in più, modifica in meno” tenere in vita il Re Sotto la Montagna (e magari anche i suoi due compagni) migliorerebbe il finale della storia. Così, per pura curiosità scientifica, voi che ne pensate?
Discussioni a parte, siamo tutti umili nerd e nessuno di noi è alla regia di una trilogia di quel calibro (sob), non ci resta che attendere il 17 dicembre per sederci sulle poltroncine, inforcare gli occhialini 3D e affidare ancora una volta i nostri sentimenti a Peter Jackson.
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E’ naturale che il decerebrato parco spettatori d’oltreoceano non abbia sufficienti neuroni per realizzare un finale che non sia “e vissero tutti felici e contenti”. La tragedia, (o l’apologia della mediocrità o se vogliamo della “normalità” ) – l’abbiamo visto nell’interpretazione ultraeroica degli hobbit nel SdA di Peter Jackson – proprio non si addice ai fruitori di polpettoni holliwoodiani.
Certe virtù devono essere incarnate, certi clichè devono essere rispettati, il finale deve essere non solo catartico ma -essenziale- deve essere autoesplicativo, non deve lasciare spazio all’immaginazione dello spettatore semplicemente perchè non c’è nulla a cui lasciar lo spazio, anzi c’è proprio il Nulla, quello della Storia Infinita col nero Gmork come araldo. Il lupone se ne sta acquattato negli anfratti mentali del cinespettatore medio come tra le rovine di Fantàsia pronto a sbranare chiunque tenti di titillare qualche sinapsi di troppo.
Thorin probabilmente morirà anche nello scempio cinematografico, evitandoci un nano zombie nell’immaginario tolkeniano collettivo, ma il semplice fatto che si consideri il contrario è indicativo di quanto l’industria cinematografica sia l’equivalente in celluloide di quella farmaceutica: non investono nell’eradicazione di malattie globali facilmente debellabili ma nel loro compiacente trattamento a lungo termine di quelle più diffuse. In questo caso, l’ignoranza.