Spoiler. Aldilà della nostra fissa sul numero di zampe di Smaug, siamo qui, di nuovo, a parlare dell'evento di questo anno e non potremmo esserne più felici.
Ci siamo nuovamente seduti al tavolo dove Peter Jackson, ormai un anno fa, ha iniziato quella che è la più grande partita di Dungeons & Dragons del mondo. Milioni di persone, abbagliate da LOTR hanno di nuovo tirato l'iniziativa per scivolare in questo mondo di Draghi, Nani e Hobbit.
Desolation of Smaug è splendido, una perla a misura di Nerd. Monumentale, travolgente, ritornante, vorpal.
Una vera e propria opera straniante che ti trascina in un mondo nuovo, sconfinato, fiabesco. La sensazione predominante, durante la visione, era quella della nostalgia, nostalgia delle nostre vecchie sessioni di D&D.
Ancora una volta ci è tornata la voglia di combattere, di sfidare il drago, di recuperare l'oro perduto, di uscire e correre all'avventura.
Quando ti trovi lì sepolto di emozioni non ti fai più domande, non ti metti a cercare, svuotare, a calibrare le valutazioni. Quando sei lì mordi il bracciolo con i tuoi artigli maledicendoti perché non sei là con i nani. Epico, assolutamente.
Ma ci preme anche affrontare le domande che spesso i fan si pongono, una per una.
Tauriel, facciamo i Nerd, in redazione ci siamo imbattuti in una illustrazione di Livia Rusz per la versione rumena del libro stampata nel 1975, nella quale possiamo notare un'avvenente elfa che tiene legato Thorin davanti allo snob Re Elfico Thranduil (padre di Legolas). Potete vederla in scorcio qui sotto.
Ora, nessuno intende dire che quella sia Tauriel e che Jackson non l'abbia inventata, sarebbe folle, tuttavia tramite essa abbiamo capito una cosa importante, cioè quella che ci piace chiamare "teoria dell'illustrazione"
Non c'è biasimo se un illustratore ci regala una sua personalissima visione del mondo di Tolkien in un libro ufficiale scritto dallo stesso. Tolkien non ha mai parlato di quell'elfo femmina che tiene legato Thorin, eppure c'è. Allora perché biasimare Jackson? La partecipazione di Tauriel, come tutte le sfumature inserite dal regista, è indolore.
Tramite essa si approfondiscono dei passaggi e la stessa natura elfica, in particolare degli elfi silvani. Noi non riusciamo a vederci qualcosa di male e per quanto riguarda la leggera infatuazione di Kili per lei (perché le ricorda una sua amata) che farà storcere il naso a molti, viene subito estinta e non è nemmeno così fuori luogo, Gimli e Galadriel vi ricordano qualcosa? Tauriel non fa danno e, per la teoria dell'illustrazione, non ci sentiamo di additarla.
Legolas ci è piaciuto, anche la sua partecipazione è indolore, anzi vederlo "dalla parte dei malvagi", snob e pieno di una sfrontatezza giovanile da rampollo ci da la possibilità di apprezzarlo di più.
Gli Orchi e Gandalf. Sarebbe stato improponibile seguire il libro e "far sparire Gandalf" per poi farlo tornare a fine film, questo è ovvio. In termini di sceneggiatura improponibile e è lo stesso Tolkien a spiegarci che in effetti, Gandalf ha combattuto contro il Negromante e che, si, in effetti gli orchi stanno radunando a Gundabad un esercito e farlo arrivare "a sorpresa" nel finale, come nel libro, avrebbe creato parecchi buchi di sceneggiatura.
Le scelte fatte sono scorrevoli e si permettono di aggiungere dove il libro lascia più vaga la questione.
Da tempo diciamo che è assolutamente inutile paragonare due supporti tanto diversi e continuiamo a sostenerlo.
Ultimo punto, ci siamo arrivati. Quindi: si, Smaug ha quattro arti, e il pensiero (anche se impreciso) di "viverna" balza nella testa ma, una volta che comincia a parlare (complimenti a Luca Ward, probabilmente il miglior doppiatore d'Italia) tutto si dimentica.
Le movenze della lucertola, il suo stile mellifluo, suadente, la curiosità per il nuovo e il suo ego smisurato trasudano da ogni scaglia del suo petto sfregiato, Smaug "prima tra le calamità" rimarrà tra i più riusciti personaggi malvagi della storia del cinema proprio come lo è in letteratura e sentirlo in inglese sarà un'emozione inarrivabile.
Vi sfidiamo a non sentirvi pervasi di brividi di epicità quando, in volo verso Pontelagolungo, parlerà. E poco dopo morirete per il cliffhanger conclusivo.
The Hobbit Desolation of Smaug mostra al mondo quello che un Nerd fa ogni settimana. Noi sapevamo che qualcuno, prima o poi, si sarebbe accorto dei Draghi Rossi, del fatto che Nani e Elfi hanno due stili di combattimento molto diversi, dei mezz'uomini e della loro propensione alla classe di ladro.
Qualcuno avrebbe preso tutto questo e ne avrebbe fatto una serie di film epica, senza respiro a monito delle generazioni che verranno.
The Hobbit Desolation of Smaug è un'altra vittoria, un colpo critico andato a segno, che rimarrà impresso per molti anni a venire. Da vedere in 3d.
Noi torneremo a vederlo qui.