Stare ai margini è ambivalente. C'è chi ne è costretto dagli eventi o dalle proprie scelte di vita, c'è chi lo difende con orgoglio e anzi rinnega la 'norma'. Qualunque sia la norma.
Però mi piace di più la parola 'frangia' che 'margine'. Suggerisce qualcosa di più materiale, concreto, vivido: fa venire in mente tessuti sfrangiati, pezzi di filo colorato che pendono in aria, un senso di disordine e arruffamento creativo. Sarà il fascino di Edimburgo – lo ammetto, tutto il preambolo è per parlare di qualcosa che di frangia, Fringe, ha il nome ma non fisicamente l'aspetto.
Lo conoscerete già, il Festival Fringe: fregiato della fama di festival delle arti più grandi del mondo, è un'interminabile serie di performance artistiche, teatrali, comiche, circensi, comiche e chi più ne ha più ne metta che riempie la capitale scozzese in questo mese. Il Royal Mile, come la zona universitaria e le belle, geometriche, spaziose vie commerciali della New Town vengono invase da compagnie in costume, musicisti artisti di strada e tendoni della BBC. Ogni locale del centro cittadino diventa potenzialmente un luogo di performance, spesso gratuita, e il residente – o qualunque persona che voglia un momento di pace – deve inventarsi modi creativi per attraversare la città vecchia senza invischiarsi in una lenta folla di turisti, volantinari e ragazzi vestiti in modo buffo.
Per fortuna ci pensa la ragnatela di strade, vicoletti, closes, courts and wynds ad aiutare questo passante, ma è un'altra storia. E' più interessante, ora e per me, guardare l'umanità colorata e variegata che si muove per le strade in questo periodo. Cori scolastici, compagnie teatrali e mimi che si muovono da soli si aggirano per le strade. Ballerini coreani in vestiti colorati inscenano un matrimonio surreale che si conclude con una performance collettiva di 'Gangnam Style'. Comici visti in TV si esibiscono sotto tendoni (gratis) e a teatro. Spettacoli omaggiano il cinema muto, Kubrick, Chaplin. Gli inglesi The Mechanisms, vestiti steampunk di tutto punto, inscenano le loro storie di miti greci in salsa noir (ed entusiasmano redattori Nerd a caso). Una compagnia, purtroppo non ancora vista, mette in scena uno spettacolo chiamato Barry Brennan's Bi-Monthly Dungeons and Dragons Session – A Geek Tragedy. La donna con più piercing del pianeta tiene il suo posto fisso nel Royal Mile. Sembra un'enorme creatura di Frankenstein, la popolazione in città.
Ed è ancora più interessante vedere come questa creatura è arrivata a formarsi nel corso degli anni e a costituire il tessuto di uno solo dei festival che rendono questa città unica. Il fatto è che il Fringe è nato come iniziativa di otto compagnie teatrali non facenti parte del Festival ufficiale, ormai sessantasei anni fa, e gradualmente espansa negli anni come manifestazione anti-ufficiale, spontanea e basata su iniziative, e forme d'arte, spesso fuori dall'establishment. Un'idea di spettacolo all'avanguardia e moderno, accogliente nell'accogliere dalle performance per tutte le famiglie a quelle più sperimentali, oltre che la nomea per la comicità. E per chi ha passato mesi nel centro edimburghese, affastellato e riempito di turisti in mezzo a negozi di una 'scozzesità' che molto spesso è artefatta o da cartolina, lasciatevelo dire: vedere l'affascinante grigiore della città interagire con tutto questo, con circensi e mimi e comici e masse di turisti difficili da attraversare ma interessate a performers vivi e moderni… è qualcosa di decisamente appagante. Anche quando il prezzo è una città difficile da attraversare.
Cosa ne ricaverei, come morale obbligatoria per il Pulpito? Qualche sprazzo d'idea, più che una sola considerazione. Che, come i teatranti che hanno organizzato manifestazioni non previste nel '47, a volte serve osare. Osare portare le proprie passioni in pubblico. Dargli forma alla gente, quella stessa 'gente comune' che tanto temiamo possa travisare, sfottere, annacquare. Mettere assieme passioni 'alte' e 'basse' in un concerto di spunti diversi, di colori diversi, di vitalità. Non avere paura di essere radicali a volte, ma farlo con un sorriso sulle labbra. Il Fringe ha questo aspetto, per me: un mosaico multicolore fatto di poco in comune se non un'attitudine generale a mettersi in gioco e a riempire una bellissima città di vitalità ed esperimenti.
Che siano davvero ai margini o no, sono tutte persone che si sfidano e portano il loro bagaglio, la loro esperienza, la loro inventiva e la mettono in pubblico. Nerd, non Nerd, popolare e non popolare: il mondo è là fuori e loro lo stanno riempiendo di colori.
Tra coriandoli e musica, il Pulpito si svuota.