Leonora Addio è il primo film diretto in solitaria da Paolo Taviani dopo la scomparsa del fratello Vittorio nel 2018. La pellicola, in uscita il 17 febbraio nelle sale italiane, è divisa in due capitoli. Il primo affronta il lungo e surreale viaggio delle ceneri di Luigi Pirandello. Con il secondo, invece, il regista mette in scena l’ultimo racconto che il premio Nobel ha scritto poco prima della sua morte, avvenuta nel 1936. Leonora Addio, di cui vi proponiamo la nostra recensione di seguito, è un omaggio sia al celebre drammaturgo e scrittore sia al fratello Vittorio Taviani.
È a quest’ultimo che l’intero film è dedicato: d’altronde al centro di entrambe le storie c’è la morte e l’influenza che ha su chi resta, insieme al ricordo di chi non c’è più. I due registi, tra l’altro, avevano già trattato i racconti di Pirandello in Kaos, nel quale hanno trasposto 4 novelle dalla racconta Novelle per un anno. Una novella della stessa raccolta dà il titolo alla pellicola di Paolo Taviani, il che non è certo un caso, considerando che Leonora Addio rappresenta un omaggio al fratello.
Leonora Addio, la recensione
Come vedremo nella recensione di Leonora Addio, c’è una netta distinzione tra la prima e la seconda parte del film; una distinzione che non si ferma alla storia in sé, ma anche all’uso dei colori e del linguaggio adottato. La pellicola si apre con un’impostazione teatrale degli attori, degli spazi, del linguaggio stesso. Una messinscena elegante e ben costruita, che mostra Pirandello sul letto di morte. Al suo capezzale, i tre figli: prima bambini, poi adulti e infine più maturi, invecchiati. È simbolo del tempo che avanza inesorabile, lo stesso che non lascia speranza di sopravvivenza. Man mano che i tre figli si avvicinano al suo letto – la stanza è ampia – diventano più grandi, come a sottolineare che il destino è uguale per tutti.
Prima il premio Nobel, gli applausi, il successo internazionale nel 1934, poi le sue ultime volontà e la morte nel 1936. Un viaggio tragicomico – in bianco e nero – accompagna l’urna di Pirandello; un percorso durato circa 25 anni, prima di trovare la pace ad Agrigento. Il film prende vita tra materiali di repertorio e frammenti della Storia del Cinema, dal neorealismo all’esistenzialismo: Paisà di Roberto Rossellini, Il bandito di Alberto Lattuada e L’avventura di Michelangelo Antonioni, tra gli altri.
Nella prima parte di Leonora Addio, della durata di circa 2/3 del film, vediamo il delegato comunale incaricato del trasporto della cassa di legno con le ceneri, interpretato da un ottimo Fabrizio Ferracane, alle prese con il trasferimento dell’urna da Roma alla terra Natale di Pirandello. Un’interpretazione minimalista, quella dell’attore di Ariaferma, fatta di sguardi pensierosi e stupiti di fronte alle avversità, di poche parole ma grande capacità espressiva; un’interpretazione che dice tutto basandosi sull’essenziale.
Dal tragico al comico
Il viaggio delle ceneri di Pirandello è pieno di insidie, e Paolo Taviani rende questo aspetto al meglio. Il regista dà una chiara visione della situazione storica, sociale e politica del tempo, ma anche della superficialità dilagante rispetto alla morte, messa in risalto da atteggiamenti scaramantici e battute nonsense o pessimiste. Viaggiare su un aereo con a bordo le ceneri di qualcuno? Non sia mai, che poi va a finire che il veicolo si schianta. Allo stesso tempo, il regista affronta il tema dell’emigrazione, ponendo lo sguardo anche sulle persone che vogliono raggiungere il loro luogo nel mondo, lasciandosi alle spalle la guerra. Un’Italia ferita è quella mostrata in parte dal regista, che vuole dare voce anche alle minoranze, sempre mantenendo un approccio minimalista.
Con la recensione di Leonora Addio, vogliamo sottolineare il linguaggio usato da Paolo Taviani. Quest’ultimo non si limita a raccontare la storia attraverso un linguaggio prettamente drammatico. C’è di più: si avvale dell’ironia amara, che emerge da gesti e parole. In questo caso, infatti, diventa difficile rimanere impassibili di fronte a tali atteggiamenti e pensieri. Sono elementi che potrebbero suscitare un’amara risata e lasciare lo spettatore incredulo, portandolo a porsi delle domande.
Il registro stilistico
Continuiamo a parlare di Paolo Taviani e del suo registro stilistico nella recensione di Leonora Addio; uno stile che cambia di capitolo in capitolo, passando dall’impostazione teatrale a nuove forme di regia, per poi tornare al teatro; nel mezzo vediamo lo stile proprio dei Taviani – si sente la “presenza” di Vittorio in ogni scena del film – unito alla sperimentazione di nuove forme legate alla Settima arte. Nella prima parte del film, come accennato, il bianco e nero la fa da padrone, permettendo al colore di farsi vivo solo nella scena finale del capitolo. Inoltre, sono presenti richiami alla letteratura di Pirandello, come il romanzo I giovani e i vecchi. Un testo importante per capire la piega che a un certo punto prende la storia, narrata perlopiù attraverso immagini.
La recensione della seconda parte di Leonora Addio
La seconda parte di Leonora Addio si avvale dell’uso di immagini evocative per dare potenza all’atto dell’addio. Questa volta il colore prende il sopravvento, ed è basato su tonalità calde e infuocate. Come il rosso dei capelli della bambina su cui si basa il racconto di Pirandello, Il chiodo. Una storia vera, accaduta a Brooklyn e di una ferocia inaudita. Un bambino, strappato alla madre e alla sua terra, la Sicilia, che perde la sua innocenza uccidendo con un chiodo una ragazzina. Nel piccolo, indifferente all’accaduto, o almeno così pare in un primo momento, si percepisce tutto il dolore e l’astio che la perdita della sua identità, delle sue origini, gli ha causato. Un odio che resta lì, tra una parola non detta e un atteggiamento insensibile rispetto all’atrocità commessa.
Eppure, al di là dell’apparenza, il suo animo è ancora salvabile: l’unico ad accorgersene è un cane, che lo aspetta fuori dal commissariato incurante del tempo che passa. Solo negli ultimi minuti capiamo quanto l’evento abbia segnato la vita del giovane, che – come il cane fedele conosciuto a Brooklyn – si ritrova sempre lì, davanti alla croce di Betty. Anno dopo anno.
Leonora Addio debutta oggi, 17 febbraio 2022, nelle sale italiane, distribuito da 01 Distribution.
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