Il porto proibito è stato il primo grande successo di Stefano Turconi e Teresa Radice per BAO Publishing. Atmosfere eteree e sognanti che la coppia di autori ha deciso di esplorare nuovamente grazie a Le ragazze del Pillar, loro primo lavoro seriale pubblicato insieme all’editore milanese. Un racconto che ci riporta nell’Inghilterra di inizio ‘800, nella cittadina portuale di Plymouth, in cui potremo esplorare le vite delle giovani ragazze che vivono e lavorano nel Pillar to Post.
Le ragazze del Pillar, un’antologia a colori
Il volume si presenta come un’antologia che vedrà protagonista una ragazza diverse ad ogni capitolo; filo conduttore della storia sarà il Pillar to Post, luogo lavorativo e dimora sicura per le ragazze che lo abitano. Il racconto amplia il mondo narrativo de Il porto proibito, rimanendo al contempo pienamente godibile anche a chi non ha ancora avuto il piacere di imbarcarsi nella precedente avventura.
Un ritorno che ha permesso alla coppia di autori di esplorare nuovi angoli cittadini e il modo di vivere dell’epoca. A differenza però del suo predecessore, Le ragazze del Pillar è un volume interamente a colori, arricchito da minuziosi dettagli presenti in ogni tavola. La quotidianità delle ragazze viene narrata con eleganza e senza alcun velo di pudore, mostrando con finezza sogni ed aspirazioni di ognuna di loro. Amori, paure e timori accompagneranno la nostra lettura che inizierà proprio da dove si era concluso Il porto proibito.
Le ragazze del Pillar è il primo tassello di una futura serie che negli anni ci trasporterà nuovamente nel luogo in cui abbiamo potuto vivere un’indimenticabile avventura. Presentato in anteprima a Lucca Comics & Games 2019, anche in un’elegante variant cover, abbiamo avuto il piacere di parlare con Teresa Radice e Stefano Turconi per scoprire qualche elemento in più sul loro ultimo progetto.
Le ragazze del Pillar ci riporta nel mondo già esplorato all’interno de Il porto proibito. Da dove arriva l’esigenza di questo ritorno?
Teresa Radice: Non ci è mai successo di voler tornare all’interno della storia di un libro che abbiamo già pubblicato. Di solito variamo sempre atmosfere, periodo storico, personaggi. Ci piace cambiare, ma questa volta abbiamo provato una certa nostalgia. È come quando passi un bel periodo della tua vita in un posto e dopo alcuni anni hai voglia di tornarci. Vuoi capire come se la passa chi è rimasto e forse è proprio questa la chiave di lettura. Alcuni dei personaggi che già conosciamo saranno nuovamente presenti in questo volume, sono stati loro a richiamarci a Plymouth. La città, i personaggi e tutta la documentazione che avevamo raccolto per Il porto proibito ci avevano lasciato la voglia di raccontare altre storie.
Le ragazze del Pillar è anche il vostro primo lavoro seriale con BAO Publishing. Com’è nata l’idea?
Questa è una narrazione che vedrà luce sicuramente in più volumi, abbiamo già scritto le prime sette storie. I racconti sono arrivati in un momento di blocco. Dopo Non stancarti di andare sapevamo quale sarebbe stata la nostra prossima avventura, avevamo tutto pronto e ci eravamo anche già documentati sul periodo storico in cui il nuovo volume sarebbe stato ambientato. Eravamo pronti, ma non riuscivo a trovare le parole giuste per una narrazione di ampio respiro, simile a Il porto proibito o Non stancarti di andare. In questa situazione abbiamo sviluppato l’idea di ritornare in Inghilterra, un pensiero che avevamo già da qualche tempo. In un mese sono riuscita a scrivere le prime sette storie e le abbiamo proposte a BAO, dove si sono dimostrati subito entusiasti verso questo nuovo progetto, che cade proprio nell’anno del decennale dell’editore.
A differenza de Il porto proibito, Le ragazze del Pillar è un volume interamente a colori. A cosa è dovuta questa scelta?
Stefano Turconi: È stata innanzitutto una scelta condivisa. Semplicemente queste sono “storie di vivi” e quindi il colore era una scelta naturale, che si sposa perfettamente con quello che volevamo raccontare. Trattandosi inoltre di una serie, vedevamo più adatto l’uso del colore anche da questo punto di vista. Mi sono divertito tantissimo a giocare sulle atmosfere, le luci, le ombre, i cieli. Soprattutto sui cieli, volevo dare l’idea di guardare un quadro di Turner, un artista che dipingeva delle nuvole molto realistiche. Mi è piaciuto molto sperimentare con questi elementi.
Graficamente mi piace cambiare tecnica tra un libro e l’altro. In Tosca dei boschi l’uso del pastello era perfetto per raccontare una storia per ragazzi con una classica atmosfera medievale. Con Le ragazze del Pillar, seppur digitalmente, volevo dare la sensazione dell’acquarello. Il prossimo libro invece sarà tutto realizzato con quest’ultima tecnica, l’acquerello. Il cambiamento di stile segue e asseconda quello che si vuole raccontare.
Ogni vostro racconto si basa su una grande ricerca storica. Come vi siete mossi con Le ragazze del Pillar?
Può sembrare una parte noiosa quella di studiare l’ambientazione storica e il periodo in generale, ma questo è il momento più bello, e anche quello che ci permette di raccontare al meglio la storia. Parliamo di temi come l’abbigliamento o l’alimentazione ma anche di cose banali, come ad esempio la realizzazione delle mutande dell’epoca! (Risate). Questo studio ci permette di entrare appieno nel mondo che vogliamo raccontare e questo vale per ogni tipo di libro. Ci piace riporre molta attenzione a questi dettagli, per quanto possibile.
Per il prossimo volume, posso anticiparti, abbiamo fatto una grande ricerca storica sul periodo della Seconda Guerra Mondiale. Dalle divise ai fucili, elementi che bisogna conoscere e che riteniamo siano un elemento molto importante anche perché ci sono moltissimi esperti in materia.
Teresa Radice: Io di solito leggo moltissime cose che mi mettono nel clima del racconto. In realtà possono essere anche cose diverse e lontane dalla reale ambientazione ma servono a me per entrare nel giusto stato d’animo. Per il prossimo libro ho letto moltissimo, quasi due anni, soprattutto Tolstoj, uno scrittore che ho molto approfondito insieme a Mario Rigoni Stern. Due autori in un certo senso legati, Rigoni Stern leggeva e cita più volte Tolstoj nei suoi scritti. Artisti simili sotto molti punti di vista come l’attaccamento alla terra, la natura, le cose materiche, era quello che cercavamo per il nostro prossimo lavoro.
Siete al lavoro su questo nuovo racconto per il prossimo anno ma possiamo aspettarci anche un ritorno di Orlando Curioso?
Teresa Radice: lo vorrei tanto fare e ho già una mezza idea però non è ancora arrivato il momento giusto. Ci sono tanti bambini che ce lo chiedono. Possiamo dire che è un figlio a cui vogliamo bene e di cui non ci siamo dimenticati.
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Giunti al termine di quest’intervista con Stefano Turconi e Teresa Radice non possiamo far altro che ringraziare gli autori, e BAO Publishing, per l’opportunità e la disponibilità. Non vi resta altro che tornare a Plymouth, o approdarci per la prima volta, per sostare al Pillar to Post; per i più avventurosi è possibile invece imbarcarsi sulla nave Explorer per scoprire tutti i segreti de Il porto proibito.
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