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Le prove dell'esistenza dei viaggi nel tempo

Scherzavo. Di prove non è proprio il caso di parlare, ma di leggende metropolitane che hanno alimentato per decenni con il loro indiscutibile fascino la fantasia di speranzosi viaggiatori del tempo.
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Ma cosa c’è di più divertente di qualche conspiracy theory ogni tanto, basta prenderle per quello che sono: leggende metropolitane, di sicuro non fatti dimostrati. Di certi tempi tocca mettere anche questo disclaimer.
L’idea dei viaggi nel tempo continua ad affascinare non solo appassionati di fantascienza e fan sfegatati di Ritorno al futuro, ma anche fisici e scienziati.
Ma non è bastata per sfatare il mito la festa che Stephen Hawking aveva organizzato per i viaggiatori del tempo. Alla fine non si è presentato nessuno. Poverino.

{Un cellulare nel 1928}

Quando il regista Geroge Clarke si procura un cofanetto delle opere di Chaplin, di certo non si aspetta di notare qualcosa di molto strano in uno degli extra del film di Chaplin The Circus: nel filmato che riprende la Prima tenutasi a Hollywood nel 1928, nota una passante di una certa età che parla da sola tenendo in mano un oggetto che sembra a tutti gli effetti un cellulare.
Dopo aver mostrato il video a centinaia di persone Clarke ha deciso di postare il video della scena su youtube.
Il video fa una certa impressione ma diverse spiegazioni possono essere date: potrebbe trattarsi di una persona con problemi mentali che parla in una scatoletta come se fosse un telefono immaginario, oppure potrebbe avere all’orecchio uno dei primi dispositivi inventati per assistere chi soffriva di perdita di udito.
Di sicuro se si fosse trattato di un cellulare la ricezione non dev’essere stata proprio ottima…
{Un uomo vittoriano a Times Square}

Una sera di giugno un giovane vestito in abiti vittoriani e dai prominenti baffi compare improvvisamente in mezzo a Times Square a New York. È visibilmente confuso e disorientato, ma prima che chiunque possa intervenire un taxi lo investe ferendolo mortalmente. All’obitorio la polizia trova nelle sue tasche oggetti che non presentano segni di usura del tempo: un gettone di rame per una birra del valore di 5 cents con il nome di un saloon sconosciuto ai residenti della zona; la ricevuta per la pulizia di una carrozza; sette dollari in banconote in disuso e un biglietto da visita di un certo Rudolph Fentz con un indirizzo sulla Quinta Strada. Quando la polizia ha cercato di identificare l’uomo i suoi dati sono corrisposti sì a un uomo, ma che era scomparso nel 1876. La storia di Rudolph Fentz è forse quella più interessante, talmente interessante e ben costruita da essere in effetti presa di peso da un racconto: “I’m Scared”, del 1952, diventata poi leggenda metropolitana e riportata per vera da diversi media.  Lo so, mi spiace vi ho illusi.

{Un soldato dal 2036}
Nel 2000 sul forum online del Time Travel Institute apparve un post firmato dall’utente TimeTravel_0 che parlava – guarda un po’ – di viaggi nel tempo. Diversi post si susseguirono finché TimeTravel_0 non decise di presentarsi come John Titor, un soldato americano proveniente dal 2036. Era stato mandato indietro nel tempo dal governo per recuperare un computer IBM 5100 per risolvere dei bug molto problematici nel suo tempo. Contravvenendo a qualsiasi norma di buon senso legata ai viaggi temporali, si lanciò in varie predizioni non troppo rassicuranti: una futura guerra civile americana che avrebbe diviso il Paese, e che sarebbe culminata in una Terza guerra mondiale, senza farsi mancare un conflitto termonucleare. John Titor ha goduto di un sacco di attenzione, finché le sue predizioni non hanno fatto cilecca. (Per ora).
{Investimenti fin troppo azzeccati}

Secondo il Weekly World News (non una rivista particolarmente affidabile) nel 2003 l’FBI arrestò un uomo sospettato di aver svolto investimenti di inside trading con informazioni ottenute illegalmente. Partito da un investimento iniziale di 800$ arrivò a guadagnare 350 milioni nel giro di due settimane, in un anno in cui il mercato era in caduta netta. Una volta fermato Carlssin si giustificò affermando di provenire dal futuro. In un articolo successivo il WWN riportò che l’uomo era stato rilasciato dopo che un anonimo aveva pagato una cauzione da 1 milione di dollari, sparendo nel nulla e senza nemmeno presentarsi alla corte d’appello. Tutto molto bello, ma l’FBI ha smentito più volte questa storia.

{L’uomo di Taured}
Nel 1954 all’aeroporto di Tokyo arriva in dogana un distinto signore di mezza età in viaggio d’affari. La sua lingua madre è il francese ma parla anche il giapponese molto bene. Presenta i propri documenti agli addetti, che sembrano essere in regola, ma questi quando vedono il Paese di provenienza chiedono chiarimenti. L’uomo cerca di spiegare gentilmente ma senza successo fino a spazientirsi disperato. Il Paese da cui dichiara di provenire, e riportato sul suo passaporto, non compare su nessuna cartina che gli presentano. Indica un punto tra la Spagna e la Francia, nell’attuale Andorra, dove si dovrebbe trovare appunto Taured, il Paese da cui afferma di venire. Alla fine lo invitano a fermarsi in albergo per una notte, mentre gli ufficiali cercano di districare questo pasticcio: l’azienda che dice di esser venuto a visitare non esiste e all’albergo dove avrebbe dovuto risiedere non risulta nessuna prenotazione. L’uomo sparirà nella notte senza che ci sia la possibilità di trovare una spiegazione. Un bell’imbroglio o un uomo molto confuso?
{L’Hipster che veniva dal futuro}
È estremamente semplice manipolare le fotografia e una in particolare è oggetto di dibattito da diversi anni. Questa. L’uomo nella foto  con i suoi occhiali da sole e la felpa che sembra avere la zip risultano decisamente fuori posto per una foto del 1941, scattata in occasione della riapertura del Gold Bridge nella British Columbia. A un’analisi più attenta la felpa potrebbe essere però quella di un squadra di hockey e gli occhiali da sole  in fondo esistevano già e quella che ha in mano potrebbe benissimo non essere una macchina fotografica. Vi sembra?

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Francesca Giulia La Rosa

Trekker, whovian. Non amo le etichette (a parte queste?). Traduttrice, editor a caccia di errori come punti neri nel tessuto della realtà. Essere me è un’esperienza profondamente imbarazzante.

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