Le otto montagne è il film vincitore del Premio della Giuria a Cannes, che arriva oggi nelle nostre sale. Basato sull’omonimo romanzo Premio Strega di Paolo Cognetti, è il racconto di un’amicizia nata e cresciuta tra le montagne della Valle d’Aosta e a essa strettamente legata. Due vite che si incrociano in un mondo in continua trasformazione, che ruotano l’una intorno all’altra come pianeti e satelliti. Scopriamo di più nella nostra recensione de Le otto montagne.
Le otto montagne, di cosa parla?
Durante le vacanze estive sui monti Pietro conosce Bruno e praticamente subito diventano inseparabili. Come nelle più grandi amicizie, sono due ragazzi agli opposti: il primo è un cittadino, il secondo è un montanaro, un “uomo selvaggio” come ama definirsi. A unirli è l’amore per la montagna e quegli spazi lontani dal mondo, che Pietro ha ereditato dal padre.
Crescendo le loro strade si allontaneranno, senza però mai separarsi davvero. Quei luoghi incontaminati resteranno per sempre impressi in loro, un punto fisso a cui tornare per uno, la base (teoricamente) solida su cui costruire per l’altro. Insieme dovranno trovare il proprio equilibrio e cercare di trovare la propria strada in quel complicato gioco che è la vita.
La vicenda raccontata ne Le otto montagne è più difficile da analizzare di quanto possa sembrare. Per quanto sotto alcuni aspetti possa lasciare intendere gli sviluppi futuri, spesso queste previsioni si rivelano poi sbagliate. Soffre forse di qualche problema di ritmo, soprattutto nella parte centrale, ma riesce a coinvolgerci nella storia di Bruno e Pietro abbastanza da superarli.
Quello che colpisce indubbiamente è la capacità di affrontare tantissimi temi differenti in maniera profonda e toccante. Il rapporto dell’uomo con la “Natura” (che solo i cittadini chiamano in maniera così astratta ci spiega Bruno) e l’amicizia sono chiaramente i più evidenti. Ma l’idea di un mondo che sta sfuggendo tra le dita e le difficoltà dei rapporti con le figure paterne sono altrettanto appassionanti, pur restando – e forse proprio per questo – in secondo piano.
Due performance impressionanti
A far fare due scalini in più sulla scala dei giudizi a Le otto montagne sono le interpretazioni dei suoi due protagonisti. Luca Marinelli e Alessandro Borghi completano i propri personaggi, facendoci dimenticare completamente che si tratti, appunto, di personaggi. Dietro ogni loro sguardo possiamo leggere tutta la loro storia, i loro pensieri, le loro insicurezze.
Quello che è evidentemente straordinario nell’interpretazione fin dai trailer del film è il lavoro fatto sull’aspetto vocale. E se per Marinelli si è trattato fondamentalmente di eliminare la propria naturale inflessione romana e poco più, per Borghi è un completo stravolgimento rispetto a come lo conosciamo in altri ruoli. Per tutto il film parla con un profondissimo accento, senza mai risultare poco credibile. Anzi, alla fine de Le otto montagne è quasi difficile ripensare alla sua voce classica, tanto riesce a catturarci.
Un impegno di questo livello era necessario per restituire al meglio la storia di Pietro e Bruno, con tutti i suoi alti e bassi, lontani e vicini, ristretti e ampi. Una di quelle storie in cui chiunque si può ritrovare a qualche livello, anche se non è particolarmente amante della montagna o della “Natura”, concreta o astratta che sia, come il sottoscritto.
Perché in fondo il concetto delle otto montagne, spiegato da Pietro a Bruno, è uno di quelli che segnano le riflessioni di ciascuno di noi, costretti a scegliere tra viaggiare e stabilirsi, tra strada vecchia e strada nuova, tra incertezza e immobilità. Per poi, magari, alla fine trovarsi a seguire le orme dei padri, nonostante tutti i tentativi di lasciare quella via.
Le otto montagne è un viaggio da intraprendere
Quella che ci regala Le otto montagne è una storia profonda e coinvolgente, capace di spingerci a riflettere sulla nostra vita. Una base su cui costruire un’opera toccante, che riesce a lasciarci qualcosa nel cuore. In questi giorni di feste, andare al cinema per scoprire la vicenda di Pietro e Bruno è importante, per poter affrontare il 2023 con spirito nuovo o quantomeno rinnovato.