Una gabbia fatta di scrivanie e faldoni di documenti redatti, autocensura e routine alienante. Il nuovo libro “Le Buone Maniere” di Daniel Cuello espande il suo mondo creato con “Residenza Arcadia” e allargato con “Mercedes“: un mondo che l’autore ci racconta in un’intervista. In cui ci spiega quali fili leghino questi romanzi grafici. Ma anche cosa leghi il suo mondo distopico (ma non distante) al nostro.
Le buone Maniere, intervista all’autore Daniel Cuello
Uscito questa primavera per Bao Publishing, Le Buone Maniere ha per protagonista Teo e il resto dell’Ufficio 84. L’obiettivo dell’Ufficio è quello di censurare ed editare qualsiasi opera scritta che possa turbare il governo distopico (ma non così fantascientico) di questo Paese. Ma all’interno dell’ufficio, non si censurano solo documenti scritti. I personaggi di questa straordinaria storia di Cuello censurano i propri sentimenti, i propri sogni, le proprie ambizioni, la propria vita.
Il mondo di Residenza Arcadia, Mercedes e ora Le Buone Maniere diventa sempre più imponente e complesso. Ma durante l’intervista Daniel Cuello ci spiega di essere partito da un concetto solo.
Le gabbie in cui ci chiudiamo
“Il concetto partenza è la gabbia, qualcosa che mi ossessiona già da Residenza Arcadia. Non è un caso che in quel primo libro ambientato in questo mondo ci fosse la gabbia di un canarino, le finestre con le inferriate anche per i piani più alti: Residenza Arcadia era una prigione. Mercedes, protagonista del mio secondo graphic novel, scappava, era ingabbiata nelle sue responsabilità che non voleva affrontare; perciò prova a uscire dalla propria gabbia.
“Ne Le Buone Maniere ho voluto portare questo concetto all’estremo. Questa graphic novel è davvero piena di gabbie. Dalle mura della città, il filo spinato del parcheggio dell’ufficio, e anche l’ufficio stesso che ha le finestre blindate. E poi c’è la gabbia del topino, scene in cui i personaggi sono chiusi in una stanza e non possono uscire. Parlando di questo concetto posso toccare un tema che mi interessa molto: il modo in cui la società ci impone di essere brave cittadine e bravi cittadini è una gabbia. Le stesse Buone Maniere del titolo sono una prigione: vanno bene ma entro un certo limite”.
“Anche perché queste gabbie ci permettono di ignorare tutto quello che c’è fuori. Fanno sì che finiamo per boicottarci continuamente. E da questo concetto sono arrivato a creare questo Ufficio 84 – un omaggio al romanzo 1984 di George Orwell –, che censura ogni scritto inviso al governo. Ma la prima censura arriva sempre da noi, da dentro. Il non poter dire che siamo stanchi, il non poter rivelare che vogliamo cambiare vita o lavoro, come spesso pensa Teo”.
- Editore: Bao Publishing
- Autore: Daniel Cuello
- Collana:
- Formato: Libro rilegato
- Anno: 2022
Interivista a Daniel Cuello: non tutte le gabbie sono uguali
“La cosa che mi interessava mostrare era come ogni personaggio viva la gabbia a modo suo. Il loro essere ‘imprigionati’ in maniera diversa e avere caratteri diversi crea delle dinamiche interessanti”.
Durante l’intervista chiediamo quindi a Daniel Cuello se i suoi personaggi sono nati tutti da un tema preciso, oppure se l’ispirazione è arrivata in maniera diversa.
“Per il protagonista Teo Salsola avevo già in testa tutto il suo sviluppo prima di iniziare a scrivere. Per altri invece il percorso su cui si sono incamminati mi ha quasi sorpreso. Durante la stesura dello storyboard mi è capitato di cambiare completamente la storia di alcuni personaggi. Per esempio, il personaggio di Sandro ha un mutamento che non avevo preventivato, arrivato quasi un anno dopo l’inizio della creazione di questo graphic novel. All’inizio non era così importante nel romanzo o nella vita del protagonista. Lo stesso per Matilde, che risolve un problema importante per la trama”.
Intervista a Daniele Cuello, autore di Le Buone Maniere: strutturare e rimescolare
Cuello ci spiega che quando imbastisce la propria storia adora cambiare le regole del gioco in corsa, giocando con la struttura per far vivere appieno la storia a chi legge.
“All’inizio ho in mente tutta la spina dorsale della storia, ma poi arrivano idee che mi convincono a ristrutturare tutto il percorso del libro. Costruisco tutta la trama per poi smembrarla e rimescolare le carte, in modo che il lettore non riesca a capire dall’inizio cosa sta succedendo. Adoro farlo. Con Le Buone Maniere mi sono particolarmente divertito perché per tre quarti chi legge non sa davvero cosa stia per arrivare, quale sia il ‘nemico’ da sconfiggere. Si prosegue a tentoni, con i dialoghi e le battute dei personaggi, le loro relazioni. Apro tante parentesi che poi chiudo tutte insieme alla fine del libro, in pochissime pagine”.
Questo tipo di struttura ha il pregio di ricreare il ritmo lento delle vite dei personaggi dell’Ufficio 84. E durante l’intervista Daniel Cuello ci spiega che in Le Buone Maniere questo ritmo lento (ma attenzione: mai noioso) serve proprio a farci entrare nell’Ufficio 84 con Teo e i suoi sottoposti.
“Ho voluto un ritmo lento, che quasi si trascina, per ricreare quella sensazione di routine di chi lavora in quell’ufficio, la stessa che vivono anche tutte le persone in quella nazione, che non è tanto lontana dalla nostra. Anche la routine può essere una gabbia, una delle più difficili da cui uscire”.
Cinque minuti nel futuro rispetto al nostro mondo
Con questa struttura elegante e davvero efficace, insieme a un cast di personaggi che restano impressi anche una volta chiuso il libro, Le Buone Maniere sembra quasi un esperimento sociale. Ma preso nel contesto più grande del mondo di Residenza Arcadia e Mercedes, il commento diventa politico: il regime invisibile, nascosto tra le pagine di questi volumi, sta evolvendo. Quindi abbiamo chiesto a Daniel Cuello durante l’intervista se questa mutazione politico-sociale era prevista dall’inizio (e abbiamo anche tentato di farci dare qualche indizio sui prossimi volumi, ma senza successo!).
“Già con Residenza Arcadia avevo già un percorso in mente. Tutte le graphic novel di questo mondo sono autoconclusive, ma c’è un obiettivo. Sono consapevole che per arrivarci si rendono necessari certi passi obbligatori. Tutto per arrivare a un preciso messaggio finale”.
Ma quanto del nostro mondo c’è in Le Buone Maniere? Chiacchierando nell’intervista Daniel Cuello ci spiega: “Mi piace dire che questo mondo è come la nostra realtà però cinque minuti nel futuro. Infatti non racconto niente che io mi sia inventato del tutto. Certo, non i personaggi o le loro vicende personali: Mercedes non è esistita. Ma sono esistiti Margaret Tatcher, Donald Trump, Elisabetta I. Tutti personaggi che ho unito per creare Mercedes. Nulla di quello che racconto non è mai successo almeno una volta nella storia. Se vogliamo chiamarla distopia va bene, ma è qualcosa di reale.
“Per esempio, io faccio molto riferimento alla dittatura argentina fra gli anni Settanta e Ottanta, che ha vissuto anche la mia famiglia. Non è un caso che in Residenza Arcadia, Mirta si metta un fazzoletto bianco in testa quando va a cercare il marito scomparso: è un richiamo ai desaparecidos. Ciò che metto nelle mie storie è già successo in un altro periodo storico, ma lo riposiziono in un ordine cronologico deciso da me. È una distopia, fino a un certo punto”.
Intervista a Daniel Cuello: i messaggi e la loro interpretazione interpretazione
Ogni libro ambientato in questo mondo ci mostra una gabbia. Ma le sbarre che imprigionano i protagonisti sono diverse. Cambia anche il messaggio che Cuello vuole comunicare?
“Ogni libro ha il suo messaggio di fondo. In Residenza Arcadia il tema più forte che volevo toccare era la paura del diverso. La paura di chi viene da un altro Paese, la diffidenza verso chi ha un orientamento sessuale diverso. Quel tentativo di preservare lo status quo a tutti i costi, anche finendo per fare del male. In Mercedes invece tocco la tematica dei sensi di colpa, il non voler affrontare le proprie responsabilità: infatti lei scappa dall’incipit fino alla fine.
“Nelle Buone Maniere invece i personaggi sono statici: non succede niente. Era quello di cui sentivo il bisogno di parlare in quel momento. Quando le cose diventano stagnanti, castranti, snervanti. Volevo creare questo ambiente e vedere dall’alto come si comportavano queste persone, quasi da antropologo”.
Infatti, Le Buone Maniere sembra quasi un esperimento sociale, quasi una ricerca antropologica fatta a fumetti, una tavola alla volta. “Ho creato questo Ufficio 84, ho creato queste persone e ce le ho messe dentro, facendole interagire fra di loro e restando a guardare quello che poteva succedere. Lo faccio apposta per mettermi alla prova”.
Lasciarsi questa libertà creativa permette a Daniel Cuello di lasciare liberi anche i suoi lettori, come ci spiega nell’intervista. “A me non piace fare fumetti semplici: voglio trasmettere un messaggio ma voglio lasciare anche grande libertà di interpretazione a chi legge. È un rischio, ma penso sia anche una forma di rispetto per i lettori. Perché non li reputo degli stupidi a cui bisogna dire tutto, sono liberi di rimettere insieme i pezzi.
“So che questo meccanismo ha funzionato bene, per esempio, in Mercedes: ci sono molti lettori che odiano Mercedes o, al contrario, che vogliono essere come lei, nonostante sia una persona terribile. Con Le Buone Maniere sta succedendo lo stesso: c’è chi mi dice che identifica in Teo, chi si sente come Gloria, Matilde o Sandro. Forse anche perché questo Ufficio 84 è un po’ un organismo, di cui noi vediamo i vari arti e ognuno fa una cosa diversa, ma restano tutti collegati”.
- Editore: Bao Publishing
- Autore: Daniel Cuello
- Collana:
- Formato: Libro rilegato
- Anno: 2019
Intervista a Daniel Cuello ersonaggi che trovano il proprio autore
Se quindi Daniel Cuello durante l’intervista si rivela un po’ fumettista e un po’ antropologo, ci siamo chiesti se preferisca avere un campione di studio grande e vario come in Le Buone Maniere, oppure lavorare con un soggetto di ricerca solo.
“Quando le opere sono corali come Residenza Arcadia e Le Buone Maniere, mi piace mettere i personaggi in una scatola e vedere come si comportano con le circostanze che metto loro davanti. Invece mi è piaciuto molto in Mercedes la possibilità di creare un personaggio totalizzante: il libro non poteva avere un nome diverso dal suo. Non c’è un vero nemico: certo, lei deve scappare dall’arresto, ma non esiste una controparte forte quanto lei. Mi è piaciuto tantissimo creare un personaggio così forte e sfaccettato per vedere come affrontava le circostanze.
“Adoro studiare le persone, capire cosa pensano, cosa fanno. Le spio al bar o in metropolitana. E mi chiedo come possano essere le loro vite. Le immagino”.
Mettersi nelle teste degli altri per trovare storie da raccontare. Ma quale personaggio rappresenta di più il suo autore in Le Buone Maniere? “Chiaramente Teo, il protagonista. È quello che si fa molte delle domande che ho anch’io”.
Un romanzo a fumetti davvero sofisticato, divertente ed emozionante, Le Buone Maniere di Daniel Cuello è edito da Bao Publishing: sul sito trovate anche tutte le sue altre opere. Per entrare in un mondo cinque minuti nel futuro dal nostro.