Intrattenimento

Last Day of June, un amore oltre il tempo

Spesso si pone, a cadenza ciclica, l’interrogativo riguardante il videogioco come forma d’arte. Ovviamente noi siamo fermamente convinti che i videogiochi possano benissimo considerarsi una delle tante forme d’arte che la creatività umana ha partorito, senza nulla da invidiare a tutte le altre. Se si hanno ancora dei dubbi, titoli come l’appena uscito Last Day of June sono qui per dimostrarcelo.
Last Day of June è un titolo creato in Italia, dai ragazzi di Ovosonico, già autori di Murasaki Baby. Il gioco è nato dalla fusione delle capacità di diversi artisti; tutto è nato da Massimo Guarini, fondatore e direttore di Ovosonico, che ha coinvolto nel progetto il musicista Steven Wilson, frontman del gruppo rock Porcupine Tree, e la regista Jess Cope, che, fra le tante cose fatte, ha anche lavorato come animatrice per Tim Burton in Frankenweenie. Dal talento di queste persone è nato Last Day of June, gioco basato principalmente sulle emozioni umane più profonde e naturali, toccate dal fatto che il giocatore viene posto di fronte a una situazione di grave perdita. La domanda che il gioco pone a chiunque vi si approcci è “cosa sei disposto a fare pur di salvare chi ami?

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La storia si concentra su Carl e June, una coppia innamoratissima l’uno dell’altra. Li vediamo la prima volta intenti a passare una piacevole giornata in riva al lago, spensierati e felici insieme. June ha un regalo per Carl, regalo che lascia presagire una lieta notizia per la coppia, ma un improvviso temporale costringe i due a ripararsi in macchina e a tornare verso la loro casa, dove purtroppo non arriveranno mai. Un terribile incidente porta via June e costringe Carl sulla sedia a rotelle. Il pover’uomo va dunque avanti quasi per inerzia, distrutto dalla perdita della compagna, ma una notte qualcosa di magico avviene. I quadri che June, appassionata di pittura, aveva dipinto, si illuminano di una luce incantata e, toccandoli, Carl scopre di poter tornare indietro nel tempo, fino al giorno fatidico, così da poter tentare di cambiare il loro infausto destino. Il villaggio di Carl e June è popolato da altri quattro personaggi: un vivace ragazzino, un’amica di vecchia data in procinto di traslocare, un baldanzoso cacciatore e un gentile vecchietto. Sono state le azioni di questi quattro personaggi a causare, involontariamente, l’incidente e starà a noi modificarle in modo da evitare l’accaduto.

Spesso nei videogiochi la trama è un mezzo che serve a giustificare il fine, ovvero il gameplay. In questo caso invece è esattamente il contrario: in Last Day of June il gameplay è subordinato alla storia. In sostanza, dovremo passare da un personaggio all’altro in modo che gli eventi non provochino l’incidente, risolvendo puzzle ed enigmi ambientali, e, nel frattempo, potremo anche recuperare i ricordi degli altri quattro comprimari, tramite collezionabili sparsi per il villaggio. Ogni personaggio ha i suoi personali oggetti e questi saranno accessibili soltanto quando sarà il turno di manovrare il soggetto corrispondente. Recuperarli non è fondamentale per la storia, ma consente di sbloccare alcune immagini che riassumono il passato di ognuno di loro. Questa scelta funziona bene, gli enigmi non risultano mai troppo complessi, ma nel contesto divertono e soprattutto sono funzionali alla trama. Il miglior modo di descrivere il titolo è “breve ma intenso”: la storia non vi porterà via più di quattro ore, ma alla fine vi sentirete pienamente appagati. Proprio la trama e le emozioni che questa suscita sono il fulcro dell’esperienza: una lotta contro il destino che a volte vi farà sentire impotenti e frustrati, condividendo le emozioni con il protagonista Carl, ma che saprà infondervi nuovo coraggio e la volontà di non arrendersi mai man mano che andrete avanti, fino a un bellissimo e inaspettato finale.

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Last Day of June è artisticamente eccelso. Grazie ai bellissimi colori a effetto acquarello e al design delle ambientazioni vi sembrerà davvero di muovervi all’interno di un dipinto. Le scelte realizzate nel campo artistico sono pienamente azzeccate. Il design dei personaggi ha un tocco che ricorda le opere migliori di Tim Burton, grazie all’esperienza portata da Jess Cope. Il fatto che non parlino e non abbiano né occhi né labbra visibili, affida ai gesti e ai loro mormorii il veicolare delle emozioni lasciandone libera interpretazione al giocatore. La colonna sonora di Steven Wilson accompagna magistralmente ogni momento, riuscendo a canalizzare l’attenzione sulle emozioni provate e condivise fra i personaggi e il giocatore, facilitando la commozione che prima o poi non tarderà ad arrivare.

Last day of June è una piccola perla sviluppata sul suolo italiano, un’esperienza che ogni amante dei videogiochi, in quanto forma d’arte, dovrebbe provare a vivere, proprio perché creata con una passione che difficilmente vi lascerà indifferenti.

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Silvio Mazzitelli

Di stirpe vichinga, sono conosciuto soprattutto con il soprannome “Shiruz”, tanto che quasi dimentico il mio vero nome. Videogiocatore incallito sin dall’alba dei tempi, adoro il mondo videoludico perché dopo tanto tempo riesce sempre a sorprendermi come la prima volta. Scrivo ormai da diversi anni di questa mia passione per poterla condividere con tutti. Sono uno dei fondatori di Orgoglio Nerd e sono anche appassionato di tutto ciò che riguarda la cultura giapponese e la mitologia (in particolare quella nordica).

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