Quante volte vi è capitato di soffermarvi sulla mappa della terra di mezzo realizzata da J.R.R. Tolkien (o sulla mappa della Contea più recentemente disegnata da un italianissimo Francesco Bisaro) e pensare a quante meraviglie si racchiudono in quel rettangolo di carta?
Sappiamo però che in realtà quelle mappe non sono che un frammento di una composizione più grande, di cui diversi stralci sono stati successivamente resi pubblici da Christopher Tolkien ma che sostanzialmente fanno riferimento ad un mondo fantastico, creato dalla musica degli Ainur, formato da un grande oceano che si avvolge attorno a pochi continenti. Un mondo nato piatto ma che poi ha preso forma sferica durante la caduta di Númenor per ragioni che nulla hanno a che fare con la geografia.
L’idea di un mondo piatto non è però certo nata con la cosmogonia descritta nel Silmarillion: la prima intuizione che possediamo della realtà che ci circonda è infatti quella di un fazzoletto di terra piatto, indefinitamente esteso in tutte le direzioni, corrugato dai monti e solcato dai fiumi. È solo per necessità che siamo scesi dalla schiena della tartaruga cosmica della mitologia indiana ed abbiamo accettato l’esistenza di un mondo sferico, una necessità dettata dal commercio e dal conseguente lento estendersi della nostra capacità di coprire distanze e comunicare.
Ma siamo davvero sicuri che la Terra non sia piatta? La risposta può sembrare triviale ma cerchiamo di affrontarla con ordine e disciplina. Per prima cosa, è una questione di definizione. Cosa significa “piatta”? Nella noiosa geometria euclidea a cui siamo abituati ha in effetti il senso che ci aspettiamo. Ma se ad esempio stessimo ragionando secondo la geometria sferica di Riemann Bernhard ecco che improvvisamente il nostro pianeta sarebbe da ritenersi, con ottima approssimazione, piatto. E per passare da “perfettamente sferico”a “perfettamente piatto” è sufficiente dimenticarsi per un istante del quinto postulato di Euclide. Possiamo anche spingerci un passo più in là ed immaginare che la Terra sia euclideicamente piatta e ad essere estremamente curvo (e compresso) sia lo spazio che la circonda, per cui il punto più vicino ad un bordo sia il bordo diametralmente opposto, in un’estremizzazione della visione della geometria secondo Bernhard Riemann che potrebbe facilmente giustificare anche perché appaia sferica dallo spazio.
Dobbiamo quindi immaginarci che le numerose persone che al giorno d’oggi credono ancora che la Terra sia piatta siano tutti filosofi o matematici visionari? Se così fosse, sarebbe davvero un piacere poter discutere con loro e apprezzare come la visione della realtà (ma non la realtà) cambi a seconda del proprio punto di osservazione. Il problema è che si tratta invece di un’accozzaglia eterogenea di teorici del complotto, opinionisti inconsistenti, personalità scientificamente insignificanti e zeloti inutilmente religiosi (o era religiosi inutilmente zeloti) che per giustificare la propria opinione utilizzano strumenti e logiche fallaci. Attenzione però a non fare di tutta l’erba un fascio: un matematico che negando il quinto postulato di Euclide mi descriva uno spazio in geometria sferica non è equiparabile ad un rapper che sostenga che la Terra è piatta perché l’orizzonte è sempre all’altezza dei suoi occhi.
Già, non è equiparabile.
Quando un rapper come B.o.B. Bobby Ray Simmons dichiara che siamo tutti stati ingannati, che la Terra è piatta, che la NASA fa parte di un enorme complotto per nascondere la verità, che la curvatura terrestre non esiste è in grado di raggiungere milioni di fan (e centinaia di milioni di cervelli) in poche ore mentre l’articolo scientifico sulla geometria sferica con più impatto non ha raggiunto duemila citazioni in cinquant'anni. Anche se possiamo immaginare che la stragrande maggioranza della popolazione mondiale sia in grado di archiviare correttamente le parole di B.o.B. nel cassetto delle supercazzole prematurate, rimane comunque un problema relativo alla percezione della auctoritate. Problema che nel caso specifico è stato “tamponato” dall’intervento mediatico dell’astrofisico direttore dell’Hayden Planetarium e del Rose Center for Earth and Space di New York. Non lo conoscete? Beh, una breve ricerca del nome Neil deGrasse Tyson e della sua risposta al musicista porterà sollievo alle vostre menti soffocate dalle altrui idiozie.
Ma davvero la scienza deve trasformarsi in spettacolo per convincere che la Terra sia sferica, quando la sua curvatura è visibile da un aereo di linea? Quando è stato dimostrato che è possibile circumnavigarla? Quando è stata osservata (ed è costantemente stalkerata) dallo spazio? Quando le ombre di due bastoncini identici ed ortogonali al terreno hanno lunghezza diversa a latitudini diverse? Quando esistono i fusi orari?
La risposta è probabilmente “no”, ma semplicemente perché le dimostrazioni sono al giorno d’oggi davvero alla portata di tutti. La reazione dei social network alla notizia della scoperta delle onde gravitazionali però ci dimostra che la “Flat Mind Society” conta ben più adepti della “Flat Earth Society”. Questo perché c’è una diffidenza generale nei confronti di ciò che non si riesce a capire, la stessa paura dell’ignoto e del vuoto che soffocava i pitagorici quando osservavano che la radice quadrata di due non può essere espressa come una frazione. Con la differenza che al giorno d’oggi è decisamente più facile rendere visibile al prossimo la propria opinione. Espressione di un diritto? Sicuramente si. Ma a cui dovrebbe corrispondere un obbligo, quello del corretto uso del proprio cerebro.
Ringraziamo quindi Neil deGrasse Tyson per aver indossato (anche) questa volta i panni del giullare per rispondere a B.o.B. ma chiediamoci anche se non valga la pena allargare un po’ il concetto. Sono veramente certi giornalisti, politici, comici, musicisti o religiosi ad insegnarci come approcciarci alla realtà? Dobbiamo davvero diffidare di chi la realtà la studia davvero?