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La Sirenetta, una nuova grande voce dal fondo del mar | Recensione

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Scrivere di un remake Disney non è facile. Meglio fare un confronto scena per scena con la versione animata? Lamentarsi di come la CGI non sia calda e colorata quanto l’animazione classica? Inveire contro Hollywood intera chiedendo nuove storie al cinema? Ma nel caso della recensione de La Sirenetta, remake live-action di un classico del Rinascimento Disney, su almeno una cosa siamo certi: chi si lamentava del casting di Halle Bailey come Ariel sbagliava. È incredibile: la sua interpretazione e, soprattutto, la sua voce valgono il prezzo del biglietto al cinema.

Ma il film non è solo Halle Bailey (anche se, ribadiamo, è soprattutto Halle Bailey). Perché decide di prendere di petto le critiche di quel classico animato del 1989, riscrivendo parte della storia. E rischiando di attirare le ire di chi si scaglia per partito preso contro il “politicamente corretto”. Ma arrivando a rendere la trama del film più umana e divertente – anche se con qualche sbavatura sul finale.

La nostra recensione del remake de La Sirenetta

Ci siamo lamentati della difficoltà di scrivere una recensione di un remake Disney, ma ci rendiamo conto che non sia una sfida poi tanto insormontabile se paragonato al ben più complesso compito sedersi sulla sedia di regista come ha fatto Rob Marshall. Sulla carta, è perfetto questo film: ha girato sia musical (Chicago, Into the Woods e Il Ritorno di Mary Poppins) che film ‘marittimi’ come il quarto Pirati dei Caraibi. E lo fa notare tanto nei numeri musicali quanto nelle riprese di tempeste marine ed esplorazioni subacquee. Ma come rendere una storia che ha fatto innamorare delle Principesse Disney più di una generazione e renderla nuova, attuale?

La sceneggiatura di Jane Goldman e David Magee ha, infatti, dovuto bilanciare diverse “scene obbligatorie“: chi andrebbe a vedere La Sirenetta senza poter cantare In Fondo Al Mar? Ma ha anche riscritto intere sottotrame, aggiunto personaggi (come la Regina Selina di Noma Dumezweni) e cambiato il tono di intere sezioni del film.

Per compiere una mutazione tale, c’era bisogno di cambiare prospettiva. E il team creativo dietro La Sirenetta lo fa con una frase dell’omonina fiaba di Hans Christian Andersen, che vediamo all’inizio del film: “ma una sirena non ha lacrime e perciò soffre molto di più“.

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Le relazioni al centro

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Credit: The Walt Disney Company

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La citazione della fiaba di Andersen non snatura la trama del film. Ariel (Halle Bailey) incontra il principe Eric (Jonah Hauer-King), ma la sua attrazione verso gli esseri umani innervosisce il Re Tritone (Javier Bardem). Quindi, per entrare in contatto di nuovo con il principe di cui si è invaghita, Ariel chiede l’aiuto di Ursula (Melissa McCarthy), la strega del mare che finisce per ingannarla e toglierle la voce. Dovranno assisterla quindi il granchio Sebastian (Daveed Diggs in inglese, Mahmood in italiano), il pesce tropicale Flounder (Jacob Tremblay in originale, Ciro Clarizio in italiano) e l’uccello – diventato una sula bassana invece di un gabbiano, per star più tempo sott’acqua – Scuttle (Awkwafina in originale, doppiata da noi da Alessia Amendola).

Ma quelle lacrime da sirena cambiano il modo in cui la storia progredisce. Il rapporto padre-figlia fra Tritone e Ariel ha un ruolo centrale nella trama anche nel cartone animato, ma nel live-action ha più tempo per germogliare e mostrare il cambiamento di Tritone. Che sboccia in maniera commovente nel finale (che non vi spoileriamo). Anche se dobbiamo ammettere che il tempo in più dedicato alle relazioni finisce per accelerare un po’ troppo lo svolgimento della trama: il terzo atto arriva quasi a ridosso della fine, in maniera piuttosto stridente.

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Recensione de La Sirenetta: una storia d’amore più attuale

Credit: The Walt Disney Company

Un cambiamento da noi molto gradito invece riguarda la relazione fra Ariel ed Eric. Dopo aver guardato l’originale Sirenetta del 1989, molti hanno criticato il fatto che Eric si innamorasse di Ariel senza mai sentirla parlare, arrivando anche a dire che si innamorasse di lei proprio perché non parlava. Il live-action invece ci tiene a togliere ogni dubbio a riguardo. Spendiamo infatti diverso tempo a vedere prima l’amicizia e poi l’amore fra i due protagonisti nascere. Comunicano in maniera efficace, seppur Ariel non possa parlare. E hanno diverse cose in comune.

Il personaggio di Eric, infatti, matura in questo live-action: ha obiettivi chiari nella vita, ha interessi e peculiarità. Con l’introduzione del personaggio della Regina Selina (Noma Dumezweni) e con un rapporto di complicità con Grimsby (Art Malik), lo conosciamo davvero e capiamo che è perfetto per Ariel. La loro storia d’amore diventa più profonda, più realistica. Se escludiamo granchi parlanti e streghe del mare.

I rischi (e le possibilità) della CGI

A proposito di granchi parlanti: uno degli elementi più discussi prima dell’uscita del film riguarda la resa in CGI di Sebastian e Flounder. Dai coloratissimi animali visti nel film d’animazione, ai più realistici animali in computer grafica, si perde la magia? La risposta semplice: sì.

Il lavoro agli effetti speciali e la fotografia di Dion Beebe li hanno resi in maniera davvero realistica, pur aggiungendo elementi di “personalità”: sono più che pesci da documentario marino. Ma siamo cresciuti con la versione animata de La Sirenetta e in questa recensione non possiamo che ammettere l‘impossibilità di dimenticarci le controparti a colori pastello. Che ci piacciono semplicemente di più. Nonostante Daveed Diggs (l’anteprima che abbiamo visto era in lingua originale) sia eccezionale come Sebastian, soprattutto nel cantato: riesce a far giustizia a pezzi immortali come In Fondo Al Mar e Baciala. Tanto che il compositore da mille Oscar Alan Menken ha scritto con Lin-Manuel Miranda un rap solo per lui ed Awkwafina davvero divertente.

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Ma la CGI si riscatta in diversi momenti. In Fondo Al Mar era animata alla perfezione, ma la versione live-action ricrea quella magia con animali realistici in maniera sublime. E l’Ursula di Melissa McCarthy è semplicemente strepitosa, con tentacoli che illuminano le profondità oceaniche e una figura che eleva l’ottima interpretazione dell’attrice americana.

La Sirenetta è un film esteticamente ben realizzato. E grazie al diverso tono delle relazioni e ad alcune variazioni nella trama, riesce a discostarsi abbastanza dall’originale da diventare un aggiunta che i fan Disney apprezzeranno.

Halle Bailey – e la musica – sono il motivo del successo de La Sirenetta

Tutti questi elementi, simili o diversi dall’originale, funzionano per una ragione evidente: Halle Bailey. Abbiamo fatto davvero fatica a non parlare solo di lei in questa recensione de La Sirenetta. Non fraintendeci: il resto del cast è ottimo e si vede tutta la maestria dei reparti tecnici. Ma lei è la star e si vede in ogni scena.

In Fondo Al Mar è una coreografia complessa e meravigliosa, con una sola attrice al centro davanti a un green screen: eppure crediamo alla sua meraviglia mentre guarda la razza e il salmon, che come tutti noi sappiamo sanno suonare con passion.

Vediamo l’amore paterno negli occhi di Javier Bardem mentre la guarda cercare l’indipendenza di un adulta, anche perché lei incarna perfettamente la ribellione della giovinezza. E quando ferma il tempo tenendo una struggente nota, mentre guarda verso il suo amore sulla terraferma, sentiamo tutto il peso emotivo di questa storia d’amore ammodernata. È perfetta per il ruolo – e sa anche recitare.

Halle Bailey vale da sola il prezzo del biglietto. E non abbiamo ancora tenuto in considerazione la sua voce. Yana_C canterà nella versione in italiano (che non abbiamo ancora visto) e avrà il più difficile lavoro che un doppiatore abbia mai avuto.

Le canzoni di Alan Menken (che ha vinto due dei suoi otto Oscar per La Sirenetta) erano la cosa migliore dell’originale animato – e lo stesso vale anche per il remake live-action che vi stiamo raccontando in questa recensione. Bailey non solo rende onore a quelle melodie: le porta su un altro livello. Tanto che gli sceneggiatori trovano il modo di farla cantare anche quando ha perso la voce.

Credit: The Walt Disney Company

Nella conferenza stampa dopo l’anteprima che abbiamo seguito, il regista Rob Marshall ha detto che Halle Bailey era la prima persona che hanno visto per il ruolo di Ariel. E sebbene abbiano poi speso settimane a sentire cantare e recitare altre attrici – di ogni etnia, hanno specificato – fin da subito sapevano di aver trovato la loro Sirenetta. E chiunque andrà al cinema capirà il perché dalla prima nota. Anzi: il motivo principale per andare al cinema sta nel vedere e sentire lei. E cantare “Shallalalala” in coro durante Baciala.

Per quanto realizzato con cura, questo remake non ci può far dimenticare l’originale – e dovrà vivere all’ombra della versione animata. Ma la voce da sirena di Halle Bailey è innegabile: è una stella tanto luminosa da brillare anche in fondo al mar.

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