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La ricompensa del gatto: quattordici anni dopo

Quando parliamo di un'opera targata Studio Ghibli è difficile che si rimanga delusi, a meno che si abbia a che fare con I racconti di Terramare, ma è comprensibile, esistono sempre gli incidenti di percorso.
La ricompensa del gatto – 猫の恩返し- è un film del 2002 diretto da Morita Hiroyuki, racconta la storia di Haru, ragazzina di buon cuore che un giorno salva un gatto che stava per essere investito da un camion.
Solo poi scoprirà che l'animale è in realtà il principe dei gatti il cui padre, pieno di gratitudine, insisterà perché la giovane sposi suo figlio. Comincia così il viaggio di Haru nel Regno dei gatti.
Il film è collegato per certi versi a I sospiri del mio cuore – 耳をすませば-  del 1995, per la presenza di Baron, che avevamo incontrato precedentemente in forma di statuetta.
Una fiaba, di quelle classiche, che sembrano il sogno che ogni bambina ha avuto almeno una volta. L'arrivo, in una vita tranquilla scandita dalla solita routine, di un tocco di magia che aumenta il divertimento. Il mondo come lo conoscevamo viene scosso, le convinzioni sbriciolate, tanto da non essere più sicuri di quale sia il confine tra finzione e realtà.
Un paese completamente abitato da felini? Penso che più di uno ci metterebbe la firma.
Gli standard dello Studio Ghibli sono generalmente molto alti, come dicevamo, è molto difficile trovare un prodotto da loro targato che non sia di sostanza. Probabilmente La ricompensa del gatto non è il titolo più memorabile ma non si può negare che abbia tutte le carte in regola per essere un gran bel film d'animazione: divertente e piacevole.
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Ed è appunto per questo che c'è una cosa che ci fa infuriare, ovvero che per poter andare al cinema a vedere queste pellicole si debba essere esperti equilibristi, contorsionisti o cistercensi di qualche tipo. 
È possibile che dopo vent'anni che Miyazaki & company (ma non solo, basti pensare per esempio a tutte le opere di Satoshi Kon) sfornano capolavori di calibro superiore, non si ancora possibile averli nelle sale cinematografiche con proiezioni umane?
Si comincia sperando innanzitutto che vengano proposti nel cinema vicino casa, fatto non sempre scontato.
Forse ci dovremmo rallegrare, perché prima nemmeno ci saremmo sognati di poterli andare a vedere. Piano piano la situazione sta cambiando, non abbastanza velocemente, ma sta cambiando. Proiettano vari film d'animazione giapponese che prima non venivano presi in considerazione, forse che non sapevano nemmeno esistessero.
Il problema però è a monte: l'animazione viene ancora considerata un prodotto tendenzialmente per bambini e di conseguenza viene trattata come tale e presa sottogamba.
Probabilmente altri film hanno più visibilità nelle sale, senza essere proiettati uno o due giorni in mezzo alla settimana, ma in ogni caso non ricevono l'attenzione che meritano e nemmeno viene percepita l'importanza che hanno.
L'animazione è una forma d'arte che permette di esprimere concetti importanti attraverso un processo che non è convenzionale e come tale dovrebbe essere riconosciuta.
Abbiamo, purtroppo, questa brutta tendenza ad arrivare in ritardo su alcune questioni di una certa importanza. Ci mettiamo un po' di più a cogliere il vero significato di certe questioni e di certi procedimenti, ma alla fine, in un modo o nell'altro, ci arriviamo.
Per questo speriamo che il cambiamento che è già cominciato si velocizzi, già le nuove generazioni hanno un'impostazione differente e hanno occhi nuovi con cui guardano il mondo, in cui l'animazione (tra le altre cose) fieramente riprende il posto che le spetta, sotto i riflettori, e non rilegata in un angolino pomeridiano, come un programma di serie B.

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