Con l'uscita di Frozen, nel 2013, l'Internet è letteralmente esploso. Tra i fan si sono create due fazioni: chi lo amava incondizionatamente, e chi, invece, lo odiava a morte. Magnifici personaggi, dicevano gli uni, buchi nella trama grossi come crateri, replicavano gli altri, Let It Go merita da sola il prezzo del biglietto, incalzavano i primi. Chi avesse ragione o torto non ci riguarda, non in questa sede, non ora.
Quello che non tutti sanno, riguardo Frozen, è che è ispirato a La Regina delle Nevi, favola di Hans Christian Andersen scritta quasi due secoli fa, tra le più famose e amate dell'autore. Ma non è il primo film di questo tipo: nel 1957, infatti, Lev Atamanov e Nikolay Petrovich Fyodorov hanno diretto un film d'animazione intitolato нежная королева, La Regina delle Nevi, appunto.
Dunque, tra “antico” e moderno, andiamo a fare una comparazione tra questi due film, che nascono dalla medesima favola!
Attenzione! Il seguente articolo non è una “critica” a Frozen: non è questo né il momento, né il luogo. Non prendetela a male, stiamo solo confrontando due film che attingono alla stessa fonte. Pace e amore, è Natale. E visto che parliamo di amore, cominciamo con il primo punto…
Motore portante dell'intera storia è, ovviamente, l'amore fraterno. Che si tratti di Anna ed Elsa, o Gerda e Kai, entrambe le storie ruotano attorno ad una ragazza che affronta ogni sorta di peripezia per salvare la persona a lei più cara: sua sorella, o suo fratello. È un elemento che viene molto calcato in entrambi i film, ma forse maggiormente ne La Regina delle Nevi. Probabilmente il rapporto tra i due risulta più enfatico anche a causa della giovane età di entrambi i protagonisti, che, infatti, non sono… beh, presi da altre faccende. Nessuno dei due deve imparare a governare un regno, e nessuno dei due cerca l'amore della propria vita.
In Frozen è, infatti, presente una storia romantica: prima tra Anna e Hans e poi tra Anna e Christoff. Tutto questo ne La Regina delle Nevi non è ovviamente presente. La Disney in questo caso ha voluto rimarcare quello che è un elemento praticamente ricorrente nelle storie di “principesse”. Così facendo viene, come dicevamo prima, un po' a mancare quella che dovrebbe essere la relazione centrale della storia: quella tra le due protagoniste. Una scelta, a nostro parere, un po' discutibile, ma che a livello di pubblico sembra funzionare.
Altro elemento di “scontro” tra le due opere è la figura della Regina. In Frozen quest'ultima è, ovviamente, Elsa: ma le differenze tra i due personaggi sono abissali. Del passato della Regina, quella “originale”, non ne sappiamo niente: sappiamo che è cattiva. Non sappiamo perché, non sappiamo come ha ottenuto i suoi poteri, sapremo poi che è capace di provare compassione. Null'altro. Si tratta di un'antagonista vera e propria, nel senso più crudo del termine: punisce Kai condannandolo ad una vita miserabile per un proprio mero capriccio, per punirlo per aver osato – bambinescamente – sfidarla. Non si fa scrupoli ad uccidere ogni essere vivente sul proprio cammino, per il puro gusto di farlo.
Elsa, viceversa, è un'antagonista – se così vogliamo definirla – solo per un breve pezzo di storia; in più non desidera veramente esserla. Al contrario, si rende conto che i suoi poteri rappresentino un problema e si allontana da tutto per evitare di creare danni, facendo del male solo accidentalmente.
A nostro parere, paradossalmente, sebbene entrambi i film siano rivolti allo stesso target, La Regina delle Nevi è un film estremamente più cupo. Alcuni personaggi vengono fatti morire, la piccola Gerda si trova costantemente e ripetutamente sotto ogni minaccia possibile. Non ci sono intermezzi simpatici, canzoncine o scenette comiche. Al contrario, tutto il film, fino alla fine ed eccettuata l'ultimissima scena, esprime un senso di disagio opprimente, quasi di angoscia. Abbiamo paura per Gerda, non ci sono degli Olaf o degli Sven a rallegrare la situazione.
I momenti “ansiogeni” di Frozen si contano sulle dita di una mano. Ne La Regina delle Nevi… beh, le due mani di chi sta scrivendo non bastano.
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