Non c'è dubbio. Tutto ciò che l'immaginazione fantascientifica può creare, in Star Trek c'è (e ci sarà). Ed è anche questo a renderla una delle saghe più geniali, visionarie e appassionanti che siano state partorite dalle menti cinetelevisive. Ma ciò non basta a giustificare un fenomeno che continua ad attrarre e affezionare spettatori dopo quasi 50 anni di messa in onda, 6 serie televisive (compresa quella animata) e 12 film (qui ne parliamo), per un totale di 33762 minuti di avventure a zonzo per lo spazio.
Allora qual è il segreto di questa serie così longeva?
La verità è che l'universo trekkiano non ci permette solo di sognare (quello può farlo qualsiasi opera fantasy o di fantascienza, anche la più scadente), ma ci fa quasi intravedere quello che potrebbe essere effettivamente il nostro domani, anche se, ovviamente parecchio romanzato e arricchito da elementi di fantasia. In particolare ciò che differenzia il lavoro di Gene Roddenberry ed eredi da quello di altri autori sci-fi è che i primi hanno sul serio studiato i vari progressi scientifici che si sono susseguiti nei decenni e sono riusciti a rielaborarli e inserirli nella trama in modo da creare un futuro, sì inventato, ma tutto sommato sotto certi aspetti realistico.
E se a sostenere tutto ciò è un fisico del calibro di Lawrence M. Krauss, titolare di una cattedra di fisica e astronomia alla Case Western Reserve University di Cleveland, allora non possiamo che crederci sul serio. Il professore americano pubblicò per la prima volta nel 1994, quello che sarebbe diventato negli anni seguenti un grande classico della saggistica scientifica e che, in occasione dell'uscita del 12° film della saga Star Trek Into Darkness, vogliamo riproporvi: La fisica di Star Trek, pubblicato in Italia da Longanesi. Certo, all'inizio fu un progetto azzardato, che poteva andare incontro sia alle ire dei fan che al disprezzo dei colleghi fisici. Invece il libro ha avuto successo, un enorme successo, tanto da rendere necessaria una riedizione aggiornata uscita nel 2007 e da inaugurare il nuovo filone di opere divulgative “la scienza di…”. E non è certo un caso se il libro fu subito adocchiato da Stephen Hawking, che decise di scriverne addirittura una prefazione aggiuntiva.
D'altra parte gli speranzosi appassionati della serie (ma anche i semplici curiosi) se lo sono sempre domandati: cosa c'è di veramente possibile dal punto di vista scientifico nelle incredibili tecnologie e nelle meraviglie dell'universo di Star Trek? Saranno davvero realizzabili nel futuro i viaggi a velocità superiori a quella della luce o i salti nel tempo tramite tunnel spaziali? E il teletrasporto? Esisteranno veramente forme di vita evolute come noi, se non anche di più, con cui potremo entrare in contatto? A questo e molto altro risponde il più dettagliatamente possibile (nei limiti imposti dalle capacità di comprensione del lettore medio) il fisico Lawrence Krauss, grande appassionato delle serie, prendendo come pretesto i viaggi dell'Enterprise e della Voyager per esplorare la fisica passata, presente e futura e scoprirne le sorprendenti potenzialità. E sono realmente molte più di quelle che ci aspettiamo. Solo dovremmo far fronte a molti inconvenienti non da poco e tenere d'occhio tutta una serie di fattori e caratteristiche che spesso, purtroppo, sono sfuggiti agli sceneggiatori di Star Trek. In ogni caso non è possibile non lodare l'impegno e la creatività con cui gli autori di Hollywood hanno sempre cercato di rimediare, anche perchè, come ricorda lo stesso Krauss, non sono né scienziati né tecnici. Senza contare che in alcuni casi sono riusciti persino ad anticipare la terminologia scientifica, come nel caso del buco nero che, prima ancora che venisse chiamato pubblicamente in tal modo, comparve in un episodio del 1967 col nome di "stella nera". Concludiamo quest'invito alla lettura con le parole di Stephen Hawking nella prefazione al libro.
“La fantascienza in opere come Star Trek non rappresenta solo una fonte di buon divertimento, ma assolve anche uno scopo serio, ossia quello di espandere l'immaginazione umana… Ma la fantascienza di oggi è spesso la scienza di domani… Limitare la nostra attenzione a questioni terrestri equivarrebbe a fissare dei confini allo spirito umano.”