Con il remake ( o riedizione se preferita) della pellicola Anna Karenina alle porte abbiamo deciso di parlare di questo capolavoro edito da Tunuè, capirete solo leggendo.
Un paese non specificato in un mondo non molto delineato nel corso di un Novecento forse parallelo: una giunta militare, una guerra civile. Soldati inumani simili al Babau delle fiabe e dotati di occhi rossi e bocche dentate. Una milizia ribelle che non ha tanti scrupoli in più, stretta tra la disperazione, la povertà e un odio cieco che si trasforma in furia indiscriminata. E un gruppo di persone che in questa guerra non vorrebbero che andarsene o essere lasciati in pace: prima di tutti il pittore in crisi Josef, in una relazione tranquilla che lui stesso, nel segreto dell'ubriachezza e di una cugina confidente, definisce nient'altro che un rifugio. La classica persona destinata a un colpo di fulmine che metterà il suo mondo a ferro e fuoco, in inquietante tempismo col peggiorare delle tensioni politiche.
Sono i primi elementi de La disperazione della scimmia dei francesi Jean Philippe Peyraud e Alfred, team sceneggiatore/disegnatore che ha tratto ispirazione da un albero peculiare (l'Araucaria araucana o 'pino del Cile', o 'disperazione della scimmia' per l'appunto) che ferisce le scimmie che vogliono scalarlo. E' il simbolo di una passione fulminea destinata a far male e a ferirsi nell'infuocarsi del conflitto, quella fra Josef e la tormentata Vespertine. Ma anche l'amore sempre più angosciato per Josef della fidanzata Joliette e il complicarsi dei sentimenti tra il possidente Lazlo e lo 'spirito libero' Edith, o il difficilissimo rapporto tra Vespertine e il marito: situazioni inquiete, in cui c'è sempre del subbuglio interno e la guerra che sconvolgerà ogni cosa.
E' una tragedia collettiva e romantica ispirata – a detta degli autori – da Hugo Pratt e dai film di David Lean (primo fra tutti Dottor Zivago, che narra proprio di una passione fortissima ai tempi della guerra). Ha un respiro classico in questi rimandi poco nascosti, ma assieme una violenza che non trattiene affatto; sono anzi crudi i vari assalti, i momenti di brutalità in cui tra ribelli e militari la parte del carnefice è condivisa e i personaggi, ma anche la gente comune, ne sono le vittime. Passano in rassegna diverse figure, da un crudele generale succube della madre a padri affettuosi o rigidi, passando per un enigmatico nomade dalla barba grigia a racconti che parlano di navi sepolte nella sabbia.
Ma soprattutto, in questa cornice di guerre troppo simili alla nostra storia perché la vaga ambientazione possa essere un vero mondo alternativo, protagonisti sono sentimenti forti, incendiari, capaci di illuminare vite spente come di causare disastri. Joliette ama intensamente Josef che solo nell'inquietudine di Vespertine ha trovato un sentimento di quelli che accecano, Lazlo ama Edith che non ha intenzione di legarsi a chicchessia, l'ormai attempata zitella vicina di Edith si strugge per Lazlo e il generale è capace di uccidere con un sorriso da bambino quanto di commuoversi davanti a dei quadri modernisti. Sono personaggi contraddittori e dominati dalle passioni, che ciononostante ispirano compassione e ansia per le loro vicende. E non c'è freno da parte dei due autori: l'intensità aumenta, il sangue scorre e le persone finiscono per compiere atti orribili, con niente di definitivo fino all'ultimissima pagina.
La girandola tragica è nelle mani del disegno di Alfred che si affida spesso a colori cupi, a contrasti forti e col suo disegno spigoloso e stilizzato sembra fare figure quasi troppo tenere per quel genere di storia (escludendo i già nominati miliziani), finchè non ci si accorge che sa gestire molto bene anche espressioni violente e furiose, deformate da fitte linee nere. Rende riconoscibile ogni personaggio e riesce a infondergli molte espressioni, il che rende il disegno – assieme alla sua maestria coi colori – una gioia per gli occhi. Un tratto che induce a leggere, a farsi catturare dal continuo turbinare degli eventi e a sperare con angoscia per queste figure in balia di se stesse e di un mondo impazzito.
E' quindi un parere molto positivo il nostro verso la serie (2005-2011) pubblicata da Tunuè in volume unico, una storia col respiro dei classici ma capace di rifilare diversi colpi allo stomaco.