Un'opera di Archimede creduta perduta. Un antico testo che scompare dalla circolazione e ricompare anni dopo dall'altra parte del mondo. Un team di scienziati che utilizza una tecnologia all'avanguardia per decifrare il documento. Non stiamo descrivendo la trama del prossimo Indiana Jones, ma un'interessantissima, e intricatissima, storia vera, la storia del Palinsesto di Archimede.
Di che cosa si tratta? In due parole, è una raccolta di diverse opere scritte da Archimede, redatta su pergamena probabilmente a Costantinopoli nel X o XI secolo, dove fiorì una importante scuola matematica. È di particolare importanza perché contiene l'unica copia nell'originale greco del trattato I corpi galleggianti, e l'unica copia in senso lato dello Stomachion, un gioco matematico con cui, a partire da 14 figure irregolari, è possibile ricostruire un quadrato, e del Metodo dei teoremi meccanici, in cui Archimede propone delle dimostrazioni di teoremi utilizzando metodi modernissimi, che si avvicinano all'odierno calcolo infinitesimale, in deroga al “tabù” dell'infinito della cultura greca.
Durante il corso del XIII secolo, probabilmente come conseguenza della Quarta Crociata, il nostro manoscritto fu trasferito a Gerusalemme, dove la pergamena, solida, durevole, costosa e rara, venne raschiata per asportarne il testo, e riutilizzata per trascrivervi un libro di preghiere (la parola “palinsesto” sta infatti a indicare un documento scritto, cancellato e scritto nuovamente). Possiamo essere certi della data, perché è scritta nella prima pagina: 13 aprile del 1229.
E possiamo essere certi del luogo, perché le preghiere fanno riferimento a riti in uso in quel periodo proprio a Gerusalemme.
Il documento è sopravvissuto fino all'inizio del XXI secolo come libro di preghiere. Nel 1899 uno studioso greco, Papadopoulos-Kerameus, ne ha trascritto parzialmente il testo originale, ancora parzialmente visibile, senza riconoscerne l'autore. Johan Ludvig Heiberg, altro studioso, autorità mondiale su Archimede, riconobbe fra le righe trascritte dei brani tratti da un'opera del filosofo greco, Sfera e il cilindro.
Decidendo che a Costantinopoli si doveva trovare un manoscritto finora non registrato con opere di Archimede, si mosse verso la città per studiarlo, e qui si rese conto che nel palinsesto vi erano dei lavori creduti perduti; fotografò le pagine, le trascrisse e le pubblicò in una nuova edizione dell'opera completa di Archimede.
Il manoscritto rimase nella biblioteca del Patriarcato Ortodosso di Gerusalemme a Costantinopoli, l'odierna Istanbul, fino al 1920, quando se ne persero le tracce. Forse perduto, ma più probabilmente rubato, ricomparve una decina di anni dopo nelle mani di un uomo d'affari francese, Marie Louis Sirieix, che affermò di averlo acquistato da un monaco, ma non aveva alcuna documentazione per legittimare questa dichiarazione. Sorprendentemente, durante questi anni il palinsesto fu ulteriormente manipolato: qualcuno aveva aggiunto dei ritratti in foglia d'oro, danneggiando ulteriormente il testo e rendendo l'originale quasi illeggibile. Sirieix, poi, tenne il documento in una cantina, o un deposito, e nel giro di una quarantina d'anni muffa e acqua crearono ulteriori, devastanti danni.
Nel 1970 la figlia di Sirieix iniziò a cercare acquirenti per il documento; nel 1998 incaricò la casa d'aste Christie's di venderlo, e il palinsesto venne effettivamente venduto, per la notevole cifra di 2.200.000 dollari, a un anonimo acquirente americano (c'è chi dice Jeffrey Bezos, CEO di Amazon, c'è chi dice Rick Adams, fondatore di UUNET). Questo misterioso compratore ha affidato il prezioso manoscritto al Walters Art Museum di Baltimora, dove venne trattato, restaurato e conservato. Il famoso acquirente ha inoltre finanziato, sempre anonimamente, il progetto di ricerca per la decifrazione del testo di Archimede, che se nel 1906 era ancora almeno parzialmente visibile, gli anni di muffa e le aggiunte avevano ormai posto al di là delle capacità dell'occhio umano.
Dopo diversi tentativi di digitalizzazione, solo parzialmente riusciti, nel 2005 il manoscritto fu portato all'Università di Stanford, dotata di un acceleratore di particelle lungo 3 chilometri, e qui bombardato con la luce di sincrotrone, una potente emissione di raggi X, con cui è stato possibile fare emergere il testo originale. Come? Grazie ai residui di materiale ferroso che l'inchiostro originale, ma non quello dello scriba del XIII secolo, conteneva, che erano stati assorbiti in profondità nella pergamena, e quindi avevano resistito sia alla raschiatura del nostro monaco di Gerusalemme, sia all'incuria che ha subito nel XXI secolo.
Questa storia sensazionale e avventurosa è la riprova delle vette che l'ingegno e la scienza umana possono raggiungere, e contemporaneamente dei danni che l'incuria e l'ignoranza possono causare. Ve ne parliamo perché proprio oggi esce il primo numero della nuova edizione di una storica rivista di matematica, Archimede, che da questo numero è diretta da Roberto Natalini, direttore dell'Istituto per le Applicazioni del Calcolo del CNR e uno degli ideatori dell'intero progetto Comics&Science. Roberto promette di svecchiare il "suo" Archimede, utilizzando un linguaggio nuovo e aprendosi a sperimentazioni, la prima delle quali è l'inedita aggiunta di un fumetto d'autore in ogni numero della rivista: per la prima uscita la scelta è caduta sul bravissimo Giuseppe Palumbo, autore di Archimede Infinito, una storia di due pagine dedicata appunto all'avventurosa storia del Palinsesto. L'illustrazione precedente è la copertina del numero uno di Archimede, sempre ad opera di Palumbo. La rivista è disponibile solo per abbonamento, e se siete appassionati di matematica o volete diventarlo, non c'è occasione migliore!
Testi di Gabriele Bianchi (OrgoglioNerd)
Illustrazione di Giuseppe Palumbo
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