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Justice League: alla ricerca della speranza

Il compito che attende Justice League è forse l’impresa più ardua mai compiuta da che la squadra è stata formata.
Le quattro pellicole precedenti hanno avuto responsi piuttosto discordanti: Man of Steel non aveva convinto, Batman v Superman aveva diviso, Suicide Squad aveva fallito e Wonder Woman aveva spiazzato.
Ora per riuscire a “salvare” l’universo DC, Warner ha preso la decisione di chiamare a raccolta gli eroi più potenti della Terra e metterli tutti sotto la stessa bandiera.

Justice League è infatti il primo vero film corale che funziona, lasciandosi alle spalle gli strascichi delle vecchie pellicole, prendendo i punti di forza di ognuna e approfondendone di altri.
L’incipit della trama è molto semplice: con la morte di Superman la Terra è ora sprovvista del suo più grande difensore. A reclamarla si fa avanti Steppenwolf, un guerriero dalle dimensioni gigantesche proveniente da Apokolips, che è alla ricerca dell’unico potere in grado di aiutarlo a conquistare il mondo e plasmarlo a sua volontà. La sola possibilità di sopravvivenza per il genere umano è composta dall’improbabile alleanza tra Batman, Wonder Woman, Cyborg, Aquaman e Flash. Saggezza, pietà, cibernetica, coraggio e super-velocità contro forza, strategia e crudeltà.
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Il film però non si ferma qui, è molto di più. È qualcosa di più profondo, a diversi livelli.

È la speranza di ripartire, di gettare delle basi solide per un nuovo universo. È la speranza di convincere. È la speranza persa che fin dall’inizio del film sembra scomparsa. Significativa per farci capire l’atmosfera è la sequenza d’apertura, dove Snyder mette tutto se stesso in spezzoni che per forza ti si stampano in testa (da brividi, e da ascoltare, è la canzone “Everybody Knows”, versione Sigrid).
Per tutto il film gli eroi si muovono in quella direzione.
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Messi con le spalle al muro da un nemico troppo potente metteranno da parte i loro contrasti di vedute e faranno squadra. Il senso di colpa di Bruce Wayne è il motore che innesca gli altri, avvolti ognuno nei propri problemi personali, ma che nel momento del bisogno ci proveranno. Ci proveranno perché riuscire è una parola troppo forte per eroi non ancora formati. Gli eroi che vengono messi in scena (a parte Batman e Wonder Woman), infatti, non sono le versioni fumettistiche cui siamo abituati ma possibilità di quel che saranno. Sono ancora in crescita e quello che si trovano ad affrontare è il loro primo ostacolo, il punto zero.
I tre coprotagonisti convincono tutti ma soffrono del poco spazio sullo schermo. Quello tosto, quello simpatico e quello sofferente. Troppo poco tempo per poterli promuovere a pieni voti ma ciò che abbiamo visto lascia ben sperare. In particolare Jason Momoa, nei panni di Aquaman, è puro rock and roll. Le scene iniziali sono l’apoteosi del machismo, rafforzate dai tatuaggi e dal Mare del Nord.
 
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Il poco approfondimento delle personalità dei comprimari e del nemico, solita macchietta digitale, è uno dei pochi difetti del film. Rendere più umani questi superesseri avrebbe aiutato a empatizzare con le vicende e a sussultare sulla poltrona invece di lasciar scorrere con vista piatta.
Sull’altro piatto della bilancia però mettiamo i combattimenti. Vividi, dinamici, con colori sgargianti, ricalcando in pieno lo stile degl’ultimi videogiochi picchiaduro. Amerete vederli combattere, interagire e usare le loro abilità.

Il lavoro finale ha giovato dell’intervento di due registi. In tutta la regia si vede l’operato di Snyder e le smussature apportate da Whedon. Non che le scene più leggere siano merito soltanto del secondo (visto il cambio di stile già deciso), ma guardando il film si ha l’impressione di essere a metà tra Avengers e Batman v Superman, in quel punto dove le mancanze di uno vengono colmate dall’altro.

In conclusione possiamo dire che Justice League è la metafora cinematografica della ricerca della speranza.
Una speranza cercata a fondo e con disperazione, nel film e fuori, e alla fine trovata. Una speranza che arriva dolce dal cielo e allunga la mano a ricordare che l’alba viene anche dopo la notte più buia. Una muscolosa speranza su cui gettare le basi per i nuovi film e per il bistrattato universo DC.

N.B. Due scene dopo i titoli di coda: una simpatica, l’altra accattivante. Non scappate.

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Mattia Russo

Laureato in Comunicazione, Marketing e Pubblicità per farla breve, e aspirante giornalista. Curioso per natura, dalla vena impicciona, tendo a leggere qualsiasi cosa, con un'inclinazione al fantasy. Non sono uno che ama i silenzi e parlo troppo. Pace.

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