L’11 febbraio 2017 sarà una data che difficilmente potremo dimenticare, il giorno in cui è venuto a mancare Jiro Taniguchi. In maniera inusuale per Orgoglio Nerd questo pezzo è scritto in prima persona per via del forte legame che mi unisce a Jiro Taniguchi, nato per caso come le migliori relazioni, e cresciuto racconto dopo racconto. L’estro e la varietà di storie proposte dal Maestro hanno fatto il resto.
Se avete avuto modo di conoscere i suoi lavori sicuramente potrete capire queste emozioni. Può darsi però che questo nome vi risulti del tutto nuovo, e questo mi rincresce. Sono dispiaciuto non tanto perché non potete capire i miei attuali sentimenti, quanto perché non avete avuto modo di incontrare un autore unico nel panorama fumettistico contemporaneo, dotato di una dedizione al lavoro senza pari.
Ciò che rende unici i lavori di Taniguchi è l’attenzione verso il dettaglio e la capacità di trascinare il lettore all’interno del racconto. Non importa se stiamo parlando di una scalata invernale sul K2, uno scontro fra samurai o di una tranquilla passeggiata fra le vie di Tokyo, ogni elemento della tavola viene disegnato in modo da risultare realistico e veritiero, facendoci immedesimare nelle situazioni che stiamo leggendo.
Spesso vivremo una tranquilla quotidianità, componente in grado di far riaffiorare ricordi di esperienze da noi già provate e capace di creare un legame empatico fra lettore e personaggi, legandoci indissolubilmente con le tematiche del racconto.
Nei suoi oltre 40 anni di carriera Taniguchi ha interpretato i più diversi generi narrativi, dal romanzo storico all’hard-boiled, dal racconto di formazione ad avventurose storie di vita selvaggia. Una produzione varia sia dal punto di vista stilistico sia numerico, quantità dovuta sopratutto alla brevità dei racconti stessi: difficilmente i fumetti di Taniguchi sono composti da più di un volume, fra i più celebri cito La Vetta degli Dei e Ai Tempi di Bocchan, mentre è più comune imbattersi in racconti antologici o in opere racchiuse in un solo tomo.
In questo modo il Maestro si è potuto cimentare nelle citate diverse tipologie, affinando al contempo la propria abilità di disegnatore.
Fra i racconti più emblematici di Taniguchi sono da citare quelli in cui il cuore è il dolce far nulla, dove fra lunghe passeggiate e intensi pensieri potremo apprezzare meglio ciò che ci circonda. In questi volumi viene rallentato il ritmo della narrazione, le parole diventano superflue mentre la potenza dei disegni diventa il mezzo attraverso cui trasmettere il messaggio dell’autore. La ricchezza di spirito dei personaggi diventa fulcro del racconto, figure ancora in grado di lasciarsi stupire dalle piccole cose quotidiane, scoprendo di continuo la bellezza in tutto ciò che incontrano.
A dispetto di quanto si potrebbe pensare le opere di Taniguchi sono perfette per chiunque si avvicina per la prima volta al fumetto: dotate di diversi livelli di lettura, presentano uno stile artistico tale da far desiderare di leggere un nuovo volume non appena terminato quello che si ha in mano, coinvolgendoci emozionalmente nella lettura.
Spesso definito il più occidentale fra i mangaka, ritengo che Taniguchi sia un autore riuscito nell’impresa di superare i limiti di genere attraverso lavori facilmente fruibili da ogni tipo di lettore. Appassionato di fumetto europeo, studiò i diversi stili utilizzati per la costruzione delle tavole e la loro impostazione, stupendosi per la cura e i formati delle edizioni francesi.
La passione verso l’Europa si concretizzò in Icaro, volume realizzato in collaborazione con Moebius, o nei recenti I Guardiani del Louvre e Venice.
E’ nelle nazioni teatro di questi volumi, Italia e Francia, in cui Taniguchi ottiene importanti riconoscimenti come il Premio per un Maestro del fumetto ai Gran Guinigi nel 2010 e la medaglia Chevalier de l’Ordre des Arts et des Lettres francese nel 2011.
Venendo a mancare, Taniguchi lascia un grande vuoto nel panorama fumettistico contemporaneo, un solco dovuto all’assenza di un autore dotato delle medesime peculiarità. L’impossibilità di leggere suoi nuovi racconti si scontra con il piacere di aver potuto incontrare, dal vivo o semplicemente su volume, un mangaka unico nel suo genere.
Scrivendo queste righe non ho potuto fare a meno di guardare con malinconia Venice, volume per la cui realizzazione Taniguchi si è recato nella città veneta con l’intenzione di assaporare le emozioni e le atmosfere del luogo.
Ed è proprio così che me lo ricorderò sempre, un tranquillo uomo giapponese, autore imprescindibile per ogni appassionato di fumetto, attento osservatore ed amante dei piccoli piaceri quotidiani.
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