Lo so è tardi, ma a volte vale la pena aspettare. Anche se non si ha a disposizione il tempo di otto vite, come Dax.
Uno dei personaggi femminili più interessanti e ricchi di sfaccettature di Star Trek probabilmente è stato Dax, nella sua incarnazione di Jadzia.
Jadzia Dax è una Trill, una specie umanoide dell'universo di Star Trek che ha la possibilità di vivere in simbiosi con un organismo sviluppando una coscienza condivisa. Il simbionte porta con sé, di ospite in ospite, i ricordi e i tratti della personalità che ha sviluppato e vissuto nel corso delle esistenze precedenti.
Jadzia è stata da sempre la mia preferita. E sono ancora convinta che un personaggio del genere possa avere un'influenza pazzesca su una giovane mente.
Una personalità complessa, con otto vite passate alle spalle, è stata diverse volte uomo e altrettante donna (alla faccia del gender).
Aver sperimentato essere madre, padre, donna o uomo indubbiamente regala un'empatia unica nel suo genere (ah-ah see what I did there?).
E credo che Jadzia mi abbia insegnato proprio questo, come "mettersi nei panni degli altri" - per quanto possano essere diversi da noi – è l'unico vero modo per crescere e diventare persone migliori.
Ma bando alle lacrimuccie perché quella che segue è l'intervista (in occasione dell’ultima StarCon a Bellaria, grazie all’organizzazione Starcon e in particolare allo Stic) all'attrice che a Jadzia ha dato le fattezze, oltre che una personalità incredibilmente sexy e affascinante.
Ecco cosa ci ha raccontato Terry Farrell (Star Trek Deep Space Nine, Becker).
F: Qual è il tuo rapporto con Jadzia? Ti senti ancora legata a lei?
T: Sì, mi sento ancora legata a Jadzia perché sono stata lei per sei anni della mia vita.
È impossibile separare l'esperienza dal personaggio, quando così tante ore e così tanto della tua vita viene speso in una serie tv; e recitare quel ruolo mi ha aiutata a crescere in molti modi, anche perché è capitato in un momento particolare della mia vita – avevo 28 anni quando ho ottenuto la parte e 34 quando i sei anni si erano ormai conclusi – e questo è un grande momento per qualsiasi essere umano … avvengono grandi cambiamenti e si diventa davvero adulti a trent'anni. È stata una forza molto positiva per me, Jadzia mi ha aiutata sotto molti aspetti.
F: Nel documentario "I Capitani", William Shatner intervista tutti gli attori che sono stati capitano nella Flotta Stellare: Avery Brooks, Kate Mulgrew, Patrick Stewart … e ad un certo punto insiste
su come il loro lavoro in Star Trek abbia influenzato la loro vita privata, le loro relazioni.
Ti è accaduto qualcosa di simile?
T: Oh, sì, assolutamente. La mia vita era lo show. Era troppo difficile organizzarsi, vedere gli amici e fare altro.
Ogni volta che avevo una pausa andavo a trovare la mia famiglia o in estate accettavo lavori temporanei, perché come attore non sei pagato durante il periodo estivo, e sapevo che le attrici non hanno la longevità degli attori uomini, così sapevo di dover darmi da fare al meglio che potevo. Ho iniziato a fare la modella quando avevo diciassette anni, il mio primo lavoro da attrice è stato quando avevo vent'anni, per cui già ero cosciente del picco e della discesa di una carriera normale, così quando ho ottenuto una parte in Star Trek sapevo che avrei dovuto dare il meglio e risparmiare per il futuro.
F: Hai portato grazia ed eleganza, oltre che forza, al personaggio e durante un'intervista con lo STIC, l'astronauta Samantha Christoforetti (una grande fan della serie) ha detto che il personaggio di Jadzia è stato forse quello che più l'ha ispirata del mondo di Star Trek.
T: Ma no! È meraviglioso! bellissimo! [in italiano]
Beh dovete ringraziare Michael Pillar per la creazione di Jadzia Dax, e tutti gli scrittori di Deep Space Nine che hanno contribuito a fare in modo che avessi un personaggio forte da interpretare.
Perché sono alta … posso essere forte … ma lo sono nella misura in cui mi permettono di esserlo. Insomma: sta agli scrittori.
F: Ti hanno quindi creato il personaggio intorno o hai dovuto adattarti a quello che avevano pensato per te?
T: All'inizio ci si adattata e poi iniziano a scrivere per te.
In principio non sapevano esattamente come dirmi di interpretare Jadzia e poi ci siamo resi conto che, dato che ero una donna di 28 anni a cui era appena stato impiantato un nuovo simbionte, avremmo messo in scena attivamente il passaggio dall'essere una normale Trill all'avere una nuova entità dentro di sé. Questo mi ha aiutato parecchio perché altrimenti sarebbe stato troppo sconcertante cercare di capire come sarebbe stato.
Se qualcuno mi dicesse "immagina di aver già vissuto sette vite" mi sentirei schizofrenica. Sarebbe una bella sensazione?
Come sarebbe per noi, come esseri umani, sentire tutte queste voci e ricordi? Sicuramente sembra un po' poco sano. Non credo sarebbe qualcosa che riusciremmo a gestire.
È per questo che penso che sia stato davvero utile iniziare proprio da zero.
È stata poi ingaggiata un’insegnante di recitazione per me, Ivana Chubbuck, che a sua volta ha trovato qualcuno per aiutarmi con le mie battute perché tutto quel technobabble … era così difficile! Andava avanti per pagine e pagine: "Oh mio Dio! Come farò ad imparare tutto questo per domani?" E poi arrivavo sul set e avevano cambiato le battute!
F: Spesso hai parlato del fatto che fossi una fan di Star Trek ben prima di iniziare a lavorarci.
Quale aspetto della filosofia di Star Trek ti è piaciuto di più e cosa ti piacerebbe di quella filosofia
vedere nella società di oggi?
T: È interessante perché ho appena visto il film di Adam Nimoy, che è un omaggio al padre,
For the Love of Spock.
Credo che ciò che era bello di Spock è che ti permetteva di identificarti con la sensazione di essere un outsider.
Quando ero giovane ero molto alta per la mia età, e a scuola avevo il banco più alto degli altri, la corda per saltare più lunga… oh mio dio è stato terribile, mi hanno preso in giro tantissimo.Mi piaceva molto il fatto che Spock era una spanna sopra gli altri. Conquistava le persone, era più intelligente di quanto fossero gli altri, ma era gentile. Era un eroe per chi si sentiva disadattato.
Quindi penso che quello che più amo di Star Trek è la possibilità di far sentire accettate le persone che non si sentono tali.
C'è un film per bambini Rudolph in cui esiste una terra per i giocattoli disadattati di Babbo Natale, quelli che non sono più integrati con gli altri, e da piccola mi sono sempre sentita così "Ecco dove dovrei essere se fossi un giocattolo".
Nello show si esplora, si conoscono diversi alieni pazzeschi ma … sono tutti a modo loro giocattoli disadattati, sono comunque capaci di amare, desiderano le stesse cose per soddisfare le loro vite e questo ti fa sentire parte di qualcosa, ed è una bella sensazione.
F: E come ti senti ora viaggiando per le convention? Ti senti bene, anche se la fine di Jadzia è stata amara. Com'è adesso per te?
T: È stato molto tempo fa. È stato davvero difficile, è stato doloroso, non volevo che finisse così.
Avrei voluto continuare, trovare un modo per farlo. Ma ho comunque avuto questi sei anni, sono ancora Dax, nessuno me lo può portare via.
Così, quando dovetti lasciare lo show, è stata la fine della storia per me.
Non sono andata avanti a guardarlo e ho iniziato a lavorare a Becker, e quando mi hanno licenziata anche da lì, ho smesso anche in quel caso di guardarlo, era troppo difficile. Non sono riuscita a guardare nemmeno l'ultimo episodio, mi faceva piangere troppo, ero così sconvolta.
Ma sarò sempre parte di questo mondo, di Star Trek, e ne sarò sempre essere orgogliosa.
F: Come ti preparavi per interpretare Dax, e come ti prepari per tutti i tuoi ruoli in generale? Hai una tecnica particolare?
T: Penso che sia difficile senza chi si occupa di trucco e acconciature, perché giocano un ruolo importantissimo.
Non ho lavorato in teatro se non subito dopo Deep Space Nine, ma ora ho capito quanto sia meglio costruire il personaggio con la collaborazione di una squadra che collabora per far prendere vita alla storia; e facendo un provino o semplicemente recitando una parte, cerco di captare il più possibile della storia da parte dell'autore e poi cerco quali caratteristiche di me stessa devo abbandonare per raccontare la storia. Come per Jadzia.
Con Jatzia avevo in comune l'essere una sorella maggiore, la mia sorellina Chris ha solo un anno e mezzo meno di me, ma mi sento incredibilmente protettiva nei suoi confronti, quindi ho usato quel sentimento verso tutti sulla stazione spaziale, come se volessi proteggere tutti; e se hai 315 anni è naturale sentire una sorta di sentimento materno o paterno per tutti e tendi a pensare "mio Dio, tutto ciò che stai passando devo devo averlo provato come uomo, o come donna, ma ne ho una visione più grande, dal punto di vista emotivo, e per esperienza personale, rispetto a chiunque altro sulla nave”.
Quindi per me questo si traduce in una quantità enorme di compassione per gli esseri umani, come succede per i bambini.
Non ero abbastanza matura per sentirmi completa in quell'esperienza, ora ho un bambino e posso capire meglio quel rapporto. Lo capivo teoricamente, ma ora lo capisco come madre e penso che fosse perfetto per Jatzia.
Quindi, ad esempio se non fossi stata Jatzia ma Valerie Desmond da Ritorno a scuola, avrei portato l'emozione e la soggezione per trovarmi al college, eccitata per l'opportunità … totalmente diverso da come si comporterebbe Jatzia: avere 18 anni, tutto è nuovo, travolgente.
Mentre altri creano l'acconciatura, il trucco, il costume e mi danno le parole da dire, il resto viene da me, puoi portare te stesso. Perché non sono una psicopatica: l’emozione e l’esperienza può venire solo da me.
F: Una domanda che rivolgiamo a tutti i nostri intervistati.
Se potessi avere un superpotere, quale sarebbe?
T: domanda difficile! Vorrei volare, ma, no, non è abbastanza. Quello che vorrei fare?
Vorrei avere la forza! Come Luke Skywalker.
Questo potrebbe insegnare qualcosa a chi è convinto che mondi diversi non possano coesistere.
Foto di: Francesco "Q" Ferrario