Durante l'ultima edizione di Cartoomics, ho avuto il piacere di incontrare Robert Picardo che conoscerete probabilmente soprattutto per la sua magistrale interpretazione del Medico Olografico di Emergenza sulla Voyager. L'intervista che ne è seguita è stata ricchissima di particolari e tutt'altro che sbrigativa, ma bando alle ciance, eccola qui nella sua interezza.
ON: Puoi dirci qualcosa sulla tua esperienza sul set dello show? Hai dei bei ricordi del tuo lavoro nella serie?
RP: Ho degli ottimi ricordi, condivisi con un gruppo di attori meravigliosi. Ho mantenuto un buon rapporto con tutti loro, ma in particolari con alcuni come Kate Mulgrew [il capitano Janeway], Ethan Phillips [Neelix], Robert McNeill [Tom Paris], ma davvero in generale anche con il resto del cast, Jery Ryan [Seven of Nine], Tim Russ [Tuvok], Garret Wang [Harry Kim], Robert Beltran [Chakotay] e Roxann Dawson [B'elanna Torres]. Sono rimasto in contatto con tutti nel corso degli anni. Penso di aver incontrato una bella compagnia di attori. Forse è anche per questo che le relazioni tra i personaggi erano così strette e convincenti.
ON: Hai recentemente pubblicato su Twitter il video girato al Griffith Observatory di Los Angeles insieme a Tim Russ. Vuoi parlarci di quest’attività?
RP: Tim da tantissimo tempo si diletta di astronomia, da addirittura prima che fosse coinvolto in Star Trek. È un grande appassionato, così gli ho chiesto di comparire in quel video. Mi occupo molto dell’organizzazione noprofit Planetary Society, fondata da Carl Sagan, Louis Friedman e Bruce Murray nel 1980.
Il nostro attuale presidente è Bill Nye, The Science Guy, educatore famosissimo e personalità televisiva che fa divulgazione scientifica tramite un notissimo programma negli Stati Uniti. C’è un’intera generazione di americani, ventenni e trentenni, che sono cresciuti guardandolo.
Ogni mese giro una sorta di video newsletter, in cui parlo delle novità che penso siano interessanti riguardo l’esplorazione e lo spazio. Così ho deciso di fare una presentazione al Griffith Observatory perché è un’esperienza meravigliosa e gratuita per chiunque si trovi a Los Angeles. Una notte al mese organizzano una "festa delle stelle" dove chiunque può portare il proprio telescopio e osservare le stelle.
Ho invitato Tim perché è un volto familiare agli appassionati di fantascienza che hanno una passione genuina per l'osservazione del cielo e così abbiamo fatto una piccola gag, che è stata una mia idea, e che avrebbe potuto divertire chi lo stava guardando.
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ON: Ti sei occupato di scienza da sempre o il fatto di aver recitato in Star Trek ti ha influenzato?
RP: Credo siano vere entrambe le cose. Da giovane ero interessato alle scienze naturali, mi sono laureato a Yale in biologia.Volevo diventare un dottore, ma poi ho iniziato a recitare per divertimento, così ho poi deciso di diventare un attore. È solo una coincidenza il fatto che abbia interpretato un medico nella serie China Beach per undici anni e poi altri sette anni in Voyager. Però è vero, ho sempre amato la medicina.
Le recenti scoperte della presenza di acqua su Marte e poi quella di qualche settimana fa di una nana rossa intorno a cui ruotano sette pianeti simili alla Terra, (tre dei quali potrebbero avere acqua liquida sulla superficie) sono sensazionali, e potrebbero portare alla scoperta di vita microbiologica, o addirittura di forme anche più evolute, al di fuori del nostro pianeta. Queste novità possono combinare il mio interesse per le scienze biologiche e per lo spazio, che si è sviluppato soprattutto grazie a Star Trek.
Non mi sono mai veramente interessato all’esplorazione spaziale finché non ho incontrato le persone incredibili che a loro volta erano state ispirate da Star Trek: sono stato su un palco con cinque uomini che hanno camminato sulla Luna, ho incontrato molti ingegneri, ricercatori e addetti alla strumentazione in diverse strutture della NASA come il Jet Propulsion Laboratory o il Goddard Space Center. Grazie alla mia esperienza in Star Trek ho avuto l’opportunità di incontrare molte persone che hanno dedicato la propria vita all’esplorazione dello spazio, cosa che ha assolutamente dato un’ulteriore spinta al mio interesse.
ON: Per quanto riguarda il personaggio del dottore olografico, hai dovuto adattarti o ti è stato modellato intorno?
RP: Beh ho interpretato un personaggio che era in sé una nuova tecnologia: un dottore che era però un ologramma.
Avevo capito che il Dottore aveva un repertorio comportamentale estremamente limitato e in questo poteva assomigliare a Data, in quanto si trattava di un’intelligenza artificiale; ma a differenza di Data, era stato programmato fin dal principio con diverse subroutine emozionali in modo da poter trattare con i pazienti, per provare empatia. In realtà poi quando il Dottore viene attivato per la prima volta il suo modo di fare con le persone non è ottimale e si trova a dover far maturare la sua (poca) personalità iniziale in un essere umato maturo, nel corso di sette anni.
Sono quindi stato molto fortunato ad avere il personaggio più interessante dello show, e questo non lo dico io, quanto i miei stessi colleghi del cast.
Il mio arco narrativo è stato il più stimolante perché ho cominciato con molto poco, che ho intenzionalmente reso in modo molto meccanico e artificiale all’inizio. Ma non volevo essere come Data, perché Brent [Spiner] era stato così bravo a renderlo quasi come se fosse un bambino, e così ho reso il "mio" dottore un vecchio burbero e scontroso, regalandogli anche una certa dose di paranoia. È fin da subito infatti convinto che non gli sia reso il rispetto che merita. Sono stato davvero fortunato ad aver avuto un personaggio con un percorso del genere.
Ho dato tanti suggerimenti agli scrittori, alcuni dei quali sono stati usati, altri invece no. È stato un mio suggerimento il fatto che il Dottore fosse un fan dell’opera lirica, perché pensavo sarebbe stato divertente che un personaggio con così poche emozioni fosse interessato alla forma più emotiva dell’espressione umana. Veramente non avevo la minima intenzione di cantare, pensavo di limitarmi ad ascoltare delle arie d’opera nell’infermeria ma non credo abbiano capito del tutto il mio suggerimento… e così mi hanno fatto proprio cantare, il che è stato divertente.
L’altro mio più grosso suggerimento riguarda la relazione con Seven of Nine: perché non prendere il rapporto che avevo con Kes e ribaltarlo? Così da Kes che insegna a un ologramma come essere più umano, adesso è il Dottore a fare da guida a un borg sulla strada del recupero della propria umanità.
Ho suggerito che tenessero degli esercizi di ruolo in cui inscenassero delle situazioni per testare i più appropriati comportamenti, in cui io avrei selezionato degli scenari e lei avrebbe dovuto imparare a comportarsi in modo socialmente accettabile.
Hanno accolto la mia idea, e quella è stata la base per il loro rapporto durato quattro anni e alla fine il Dottore arriva fino a innamorarsi di Seven, proprio come in My Fair Lady, il film basato sul Pigmalione di George Bernard Shaw.
ON: A un incontro con Chase Masterson [Leeta, la ragazza Dabo], con cui ha recitato in un episodio di Deep Space Nine, ci ha parlato dell’episodio che avete girato insieme, ed era molto divertita dalle battute che avevi improvvisato sul set.
RP: A ogni ciak dicevo una battuta diversa, ma poteva sentirle solo lei, era per farla ridere. Non sono state tenute, perché non era assolutamente possibile improvvisare sul set.
In Star Trek se volevi inserire una tua battuta, dovevi telefonare agli sceneggiatori tre o quattro giorni prima di girare la scena. Non si improvvisava, dovevi proporre la tua idea giorni prima per farla approvare, quando ricevevi la prima bozza dello script.
ON: Ricordi qualche suggerimento che non è invece stato accolto nello show?
RP: Oh sì. Ricordo un’intera linea di trama che non è mai stata fatta e riguardava i viaggi nel tempo. Era semplicemente troppo simile ad altre storie che avevano intenzione di utilizzare più avanti nello show, come nel finale con la vecchia e la giovane Janeway.
Avrei voluto che scrivessero una storia intorno a un paradosso temporale ambientato a San Francisco in cui avessero attivato il medico olografico al tempo del terremoto del 1906.
Non so se lo sapete, ma il grande Caruso proprio in quel periodo era in città per tenere dei concerti, così ho suggerito una storia in cui il Dottore avrebbe incontrato Caruso, facendolo cantare e cercando di superarlo in bravura; in seguito poi si sarebbe anche innamorato di una suffragette. Era una bellissima storia, ma non ha mai visto la luce.
Comunque sono stato il primo attore in Star Trek a comparire tra gli scrittori dello show, dopo Walter Koenig che ha scritto però per la serie animata. È stato per l’episodio “Lifeline” in cui il Dottore si salva lavorando con Lewis Zimmerman, il suo creatore.
In quell’episodio compaio anch’io nei writing credits. E poi… solo dopo di me ci è riuscito anche Brent Spiner.
In genere se ai produttori e agli sceneggiatori piaceva la tua idea erano davvero disponibili a starti a sentire, effettivamente è piuttosto difficile trovare nuove idee per 25 storie per ogni anno. A patto ovviamente che ti proponessi in modo educato e rispettoso, si intende, ma non ho suggerito molte storie, piuttosto idee sul personaggio.
Ho avuto l'idea anche dell’episodio in cui il Dottore si programma per avere una febbre olografica, perché era convinto sarebbe stato un paziente eccellente, e in realtà si rivela un paziente davvero tremendo. È nata come battuta e poi è stata utilizzata.
ON: Che cosa ne pensi del percorso di Star Trek oggi? Credi possa avere un valore per le nuove generazioni?
RP: I nuovi film sono molto diversi dall’idea originaria di Star Trek, per diversi aspetti, ma penso che mi piacciano, sono diventati dei blockbusters. Per poter diventare film di successo, devono rivolgersi a un pubblico molto più ampio, andando al di là dei fan storici, in modo da attrarre persone in tutto il mondo che non conoscono Star Trek. Credo che JJ Abrams abbia fatto un ottimo lavoro nel rilanciare l’impresa. Mi sono piaciuti tutti e tre anche se penso di aver preferito il primo e il terzo; il cast è ottimo ed è stata una vera tragedia la morte di Anton Yelchin.
Tutto ciò che è buono per il nome di Star Trek, può aiutare anche le prime versioni dello show, portando nuovo pubblico: quando vado alle conventions negli Stati Uniti ci sono tantissimi fan davvero giovani che si sono avvicinati a Star Trek grazie ai film, così mi trovo ad incontrare ragazzini di nove o dieci anni che hanno appena finito di guardare Voyager ed è bello che il tuo lavoro attiri ancora un pubblico così giovane. Sono ottimista in merito alla nuova serie anche se non ne so veramente nulla. Penso però che siano stati molto bravi ad aver ingaggiato Doug Jones perché è fantastico in tutto ciò che fa. Sono sicuro che sarà ottimo.
ON: A quali progetti stai lavorando al momento?
RP: L’anno scorso ho lavorato nel film dei fratelli Coen Hail Caesar! e all’inizio di quest’anno ero a Praga per girare Genius con Geoffrey Rush nella parte di Albert Einstein.
Interpreto il suo capo, Abraham Flexner, quando Einstein è negli Stati Uniti all’università di Princeton all’Istituto di Studi Avanzati.
Il giorno prima di essere arrivato in Italia, ho partecipato allo show The Last Tycoon, una serie con Kelsey Grammer e Matt Bomer ed è ambientata a Hollywood negli anni Trenta. È basato sul romanzo di F. Scott Fitzgerald, che ha lavorato negli Sudios in quegli anni.
È stato interessante perché ho avuto la possibilità di parlare in tedesco, perché il mio personaggio è un primo violino austriaco.
ON: è stata un’esperienza interessante cimentarti con un'altra lingua?
RP: Beh l’ho studiato a scuola e lo parlo un po’ quando vado alle conventions in Germania, quindi si può dire che Star Trek abbia aiutato il mio tedesco…
Avevo inoltre un insegnante che mi ha aiutato con la pronuncia e ho un sacco di amici tedeschi così ho chiamato un mio amico su Skype per farmi aiutare con le mie battute.
Star Trek ha aiutato in tanti modi la mia carriera.
Inoltre, non posso dire di cosa si tratti, ma sono ottimista riguardo a un altro progetto per uno show televisivo fantascientifico in cui potrei avere un ruolo… ma per il momento non lo so ancora.
Non si tratterebbe comunque di un ruolo da protagonista, sono tutti attori giovani, ma c’è un personaggio ricorrente che mi interessa molto, quindi tengo le dita incrociate.
Mi sono dedicato ancora di più al canto; ho scritto uno spettacolo di un’ora e cinquanta minuti con un mio vecchio amico, un grande cantante, e lo abbiamo messo in scena a gennaio durante la crociera di Star Trek. Stiamo pensando di adattarlo per un festival musicale negli Stati Uniti.
Mi do molto da fare come volontario per la Planetary Society. È molto importante, soprattutto in questo momento con la nuova amministrazione, dimostrare al presidente che alla gente importa dello studio e dell’esplorazione dello spazio e quindi dobbiamo continuare a supportarlo e a promuoverlo così che il budget per la NASA sia mantenuto.
Speriamo di essere in orbita intorno a Marte entro il 2030 e di atterrare sul pianeta entro il 2040; al momento esiste già un programma e un piano delle missioni e speriamo che il presidente supporti il progetto, Mars2020. Ci sono diversi passi per arrivare fino all’orbita di Marte nel 2030 ed è fondamentale il supporto del presidente e si spera che aumenti del 5% il budget della NASA ogni anno per i prossimi cinque anni.
E se vuole essere ricordato come un grande presidente, anche per aver aiutato la ricerca, dovrebbe continuare a garantire il budget del nostro programma spaziale.
[Foto di Francesco Ferrario. Sala Borg Starcon Bellaria 2016 / Cartoomics Milano 2017]
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