Dunque Paolo, siamo qui per la prima di una serie di interviste legate a Campus Party e disponibili anche in podcast. Tu sei il nostro primo ospite e sarai ospite di Campus Party a luglio.
Sì, bene, sono contento di essere la vostra prima cavia.
Esatto, sei il primo quindi se esplodi non lo faremo più con nessuno. Dunque, quella a cui noi parteciperemo è l’edizione italiana di un evento che nel mondo ha un certo successo e nome nell’ambito. Anche in Italia ha il patrocinio del CNR, e questa edizione è sicuramente molto promettente. Tu che di tecnologia in Italia parli da così tanto tempo, come pensi potrebbe essere diverso il modo in cui il pubblico italiano accoglierà questo evento, rispetto al pubblico del resto del mondo? Senza per forza voler entrare nella solita retorica, neanche vera, che dipinge gli italiani come arretrati su tutto.
Da questo evento mi aspetto tanto entusiasmo, tanto per cominciare. Facendo questo lavoro da tanti anni nel nostro paese, ho notato una voglia repressa di sentir parlare di tecnologia e di scienza, di esplorazione del mondo e dell’universo, in maniera ricca e diversa da quella un po’ paludata che a volte finisce per essere un po' mortificante. Bisogna ridare lustro a quella che secondo me è la risorsa segreta di tutti coloro che si occupano di scienza, ovvero la passione per la scoperta, il godimento della curiosità, il piacere profondo di scoprire qualche cosa e voler correre fuori a condividerla con qualcuno e dire “Ehi, guarda che bella cosa che prima non sapevo!”. Quindi da Campus Party mi aspetto sicuramente molto entusiasmo, e poi molta curiosità, perché sono emersi tanti nuovi argomenti di scienza in questi ultimi anni, di cui sarà interessante parlare. La scienza è diventata una parte assolutamente soverchiante della nostra vita di tutti i giorni, per cui non possiamo farne a meno se non vogliamo essere usati. Dobbiamo farci furbi e imparare come funziona il mondo. Per cui mi aspetto anche una certa vivacità del dibattito. So che ci sono persone che hanno una visione del mondo un po’ particolare a proposito della scienza.
Che modo carino di dirlo.
Sì, sì, ma io alla fine ci bevo sopra una birra, non è un problema. Finché non si va a toccare questioni delicate dove c’è di mezzo la salute delle persone, se vuoi credere che la terra sia piatta credici pure, non è un problema. Se mi dici che le scie bianche degli aeroplani sono in realtà irrorazione di funghi allucinogeni mi va bene lo stesso. Basta non eccedere, e non pensare che quella sia l’unica verità possibile, e magari così, strada facendo, si impara tutti e due qualcosa. Inoltre, come ultima cosa, spero di divertirmi e imparare. So che ci sono tante persone lì che hanno lezioni che io non vedo l’ora di sentire.
Fra l’altro ci sono veramente ospiti di tutti i tipi, da divulgatori a scienziati, e infatti anche noi non vediamo l’ora di seguire gli incontri che ci saranno e di intervistare altri ospiti come te. Siamo molto curiosi di sentire cosa ci potranno dire.
Citavi prima coloro che hanno un’opinione un po’ loro su certe cose della scienza. Per carità, senza di loro non sarebbe altrettanto divertente parlarne, e infatti un’altra delle attività per cui sei noto è lo smascheramento di bufale. Ultimamente sono usciti diversi articoli in merito, e c’è chi ritiene che il fact checking non serva poi a troppo, poiché ognuno sta con persone che condividono le sue idee e rinforzano le sue credenze. Tu cosa ne pensi?
Mah, secondo me la cosa va vista in un’ottica molto ampia. Sì, è vero, il fenomeno delle tribù di idee (o ghetti, o bolle di filtraggio, o echo chamber, ci sono tanti termini), cioè che si tenda, soprattutto ora che c’è internet, a frequentare solo persone che la pensano come noi, è normale. È vero, sarebbe bello ogni tanto fare un bagno di idee diverse dalle proprie per confrontarsi e vedere se riformularle o irrobustirle. Però questa cosa viene difficile, comprensibilmente. Nessuno di noi ha tanto tempo nella giornata, quindi una volta che hai letto il giornale che la pensa come te, di cui ti fidi, è difficile che vada a spendere dei soldi per leggere il giornale che ti dice il contrario di quello che vorresti che fosse.
E magari non ti fa sentire altrettanto gratificato, e per quanto tutti vogliamo fare gli imparziali, in realtà anche nel mondo della scienza questo bisogno ce l’hanno tutti.
Certo, esatto. Però, secondo me, la domanda interessante da fare attorno a questo fenomeno, che è indiscutibile è: come ha fatto ciascuna di queste persone a trovarsi in quella bolla di pensiero? Secondo me buona parte della scelta di stare nella bolla dell’anti-scienza, della diffidenza a tutti i costi nei confronti del metodo scientifico, della paura nei confronti dell’esplorazione della realtà, nasce da come queste persone sono cresciute: in un ambiente che favoriva questo genere di pensiero, poco ordinato. Se tu vai a scuola e il metodo scientifico non ti viene insegnato, se ti viene detto che il pensiero sulla fisica quantistica di un salumiere equivale a quello di un Premio Nobel per la fisica, è chiaro che poi tenderai ad entrare in questa bolla antiscientifica. Quindi sì, okay, le bolle esistono, ma chiediamoci come si fa ad entrarvi, non solo come uscirne.
[Ascoltate il nostro podcast dal minuto 8:00 per tante altre considerazioni di Paolo Attivissimo sulla questione]
Quindi insomma, manca un po’ la cultura scientifica di base, e a volte questa mancanza rende difficile fare divulgazione. So che tu hai collaborato con Comics&Science, un progetto di divulgazione scientifica con cui anche noi di OrgoglioNerd.it collaboriamo da anni, che punta a fare divulgazione scientifica con i fumetti. Come pensi si possa conciliare il desiderio di rendere la scienza interessante con il desiderio di fare divulgazione puntuale, partendo dalla lezione 1 di Fisica di base?
Mah, io guardo cosa fanno i miei colleghi divulgatori e giornalisti: raccontano la storia come una storia, non un fatto. Ci sono delle persone che sicuramente hanno sofferto, faticato e incontrato difficoltà personali per arrivare a un certo obiettivo. Iniziamo raccontando le loro vicende, poi la spiegazione tecnica arriverà con calma. È importante che ci sia un aspetto umano, altrimenti non ci si appassiona alla scienza. Questo approccio sottolinea come la scienza sia un esempio di quante cose riusciamo a fare con un cervello sveglio, un po’ di impegno e un pochino di matematica.
A proposito di cervelli svegli che esplorano l’universo, noi ci vedremo a Campus Party sabato 22 luglio, dalle 16 alle 17 nel main stage con un tuo panel sulla vita nello spazio. Cosa ci racconterai esattamente?
Proverò a raccontare una giornata tipica passata a bordo della Stazione Spaziale Internazionale. Ho raccolto le esperienze degli astronauti che ci sono stati, e verrò a raccontare cosa significa passare un giorno nello spazio. Ti svegli la mattina nella ISS, a 400 km da tutte le persone che conosci, assieme a 6 persone [in realtà sono altre 5, non 6 – scusami], con le quali galleggi nel nulla. Come scendi dal letto? Non puoi nemmeno scendere col piede sbagliato, sei in assenza di peso. Come ti lavi i denti? Come vai in bagno? Puoi farti la doccia? Come mangi? Ti volano via le posate?
Tutte piccole cose che servono per calarsi nell’ambiente, e poi vorrei raccontare cosa fa effettivamente un astronauta. Raramente ci si pensa. Cosa fanno lassù queste persone? Perché li paghiamo? Quali sono i ritorni, i vantaggi, le scoperte, le ricadute mediche e tecnologiche? Quando comincio a raccontare che ci sono persone che grazie alla tecnologia sviluppata nello spazio sono ancora vive, si inizia a capire che c’è un ritorno pratico. Anche solo quando capisci che sono state sviluppate nuove tecniche di telecomunicazione per cui il tuo telefonino funziona meglio, i selfie ti vengono bene, le cose assumono un’altra prospettiva. Alla fine il nostro pubblico è il contribuente, le cui tasse servono a finanziare la ricerca spaziale, quindi è giusto renderne conto. Guarda, questi soldi che hai speso non li abbiamo impacchettati e sparati verso il Sole, sono serviti a costruire delle cose, dare lavoro a delle persone sulla Terra, fare esperimenti il cui risultato ci rende la vita migliore sulla Terra.
Noi non vediamo l’ora di sentire queste storie a Campus Party, e allora grazie della chiacchierata, ci vediamo lì!
Grazie a voi, e a presto!
A questo link potete ascoltare l'intervista integrale a Paolo Attivissimo