“Nel regno animale le bestie non si amano, ma non si odiano nemmeno. L’amore e l’odio formano un tutt’uno. Un tutto universale, un insieme supremo che si potrebbe definire divino, o ancora amore. Un amore che l’uomo non raggiungerà mai.” Questa è la premessa e l’unico testo scritto che unisce tutti e quattro i volumi della serie “Love” di Federico Bertolucci e Frédéric Brrémaud: una serie di storie mute che ci immerge negli intensi contrasti della natura animale. Con la sola potenza del disegno, Brrémaud e Bertolucci, ci mostrano la lotta per la vita con gli occhi di una tigre, una volpe, un leone e di un dinosauro. Dovevamo saperne di più ed in occasione dell’ uscita del quarto numero di “Love: I dinosauri” ne abbiamo approfittato per fare qualche domanda a Federico Bertolucci sul suo lavoro.
ON: Per prima cosa vorremmo chiederti com'è nata l’idea di questa serie di libri che ha come fulcro la vita e le lotte della realtà animale?
È nata da un’idea abbastanza semplice perché Frédéric (lo sceneggiatore) mi ha visto disegnare degli animali. Era durante un festival in Belgio e la sera tutti i disegnatori si sono messi a disegnare sulle tovagliette di carta del ristorante. Io ho disegnato un elefante intento a fare un bisognino, piegato comicamente come fanno i cani… so che non è un gran soggetto ma era per divertirci. Frédéric lo nota e mi dice che disegno bene gli animali, gli ho risposto che mi sono venuti sempre abbastanza bene e da allora abbiamo iniziato a pensare di far qualcosa a riguardo. Quando ci siamo rivisti ne abbiamo riparlato. Volevamo far vedere gli animali in una chiave diversa dal solito: muta, qualcosa fuori dal mercato, che fosse piaciuta soprattutto a noi. L’idea è stata praticamente sua. Abbiamo parlato di questo possibile utilizzo della tigre, un animale molto bello, iconico, di cui volevamo dimostrare proprio la ferocia, il selvaggio. Così la sera ho fatto gli schizzi, una specie di copertina con una tigre che salta sulla preda. Però volevamo mettere un contrasto nel titolo, ci siamo detti “Visto che è così feroce perché nel titolo non mettiamo la parola love, amore?”.
ON: Il che ci porta subito alla seconda domanda, come è nato questo titolo così dissonante e l’incipit che è l’unica frase scritta di tutti e quattro i volumi?
Beh, all’inizio è nato tutto come la ricerca di un contrasto, anche per dimostrare che infondo viviamo un tutt’uno di amore ed odio. Gli animali non fanno distinzione come la facciamo noi tra questi sentimenti, vivono come se fossero parte di una stessa cosa, che è la vita: non c’è amore senza odio ed odio senza amore, per capirne la differenza dobbiamo comunque averli entrambi. Le emozioni umane le conosciamo bene, volevamo quindi mostrare come potrebbero essere le stesse emozioni nella natura. Infatti questa serie di volumi non racconta la cosa dal punto di vista umano ma bensì animale. E quindi senza dare un giudizio sulla morte e grossi dispiaceri: se il protagonista non ce la fa o se, appunto, la scimmietta viene uccisa dal serpente, le si prende come tali, sono cose che succedono e fanno parte della vita. Andando avanti ci siamo resi conto che, essendo anche noi animali, non abbiamo emozioni umane, abbiamo emozioni tipiche degli animali, dei mammiferi, soltanto le ragioniamo in maniera diversa. Le nostre emozioni non sono troppo distanti da quelle degli altri animali. Fra mammiferi ci si immedesima bene.
ON: Sei cresciuto artisticamente con la “scuola Disney”, passando da Topolino e Witch. Lo stile Disney ha aiutato nello sviluppare questi volumi “muti”, senza baloon?
Mi ha aiutato perché il disegno Disney è uno stile dinamico, che nasce per trasporre su carta quello che in realtà è già apparso sui cartoni animati. Ti faccio questo esempio, quando ero piccolo prendevo i vecchi Topolino di mio padre e vedevo le storie. Non sapevo leggere ma le guardavo e capivo, sapevo cosa succedeva perché la recitazione era molto ben fatta. Ed io ho imparato questo modo di far recitare chiaramente. È una cosa che reputo necessaria in un fumetto: se durante una lettura veloce non capisci quello che c’è in una vignetta, è un lavoro fatto male. Ma lo stile Disney aiuta in questo. Nella storia senza balloon si deva capire cosa succede senza l’ausilio di scorciatoie. Cose tipo: “Contemporaneamente, dall’altra parte della foresta” in questo fumetto non ci sono. Mi sono dovuto inventare tutta una regia fatta di stacchi di diversi colori ed ambienti perché si capissero i cambi di scena. Insomma non è stato facile , ho lavorato molto sulla scelta delle inquadrature e mi sono aiutato molto col dinamismo della scuola Disney.
E col dinamismo Disney chiudiamo la prima parte dell’intervista ma rimanete pronti per la seconda parte! Continueremo parlando della scelta dei soggetti nel fumetto, passeremo dai dinosauri e grazie a Piero Angela arriveremo a parlare di scienza a fumetti … So Stay tuned!
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