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Intervista a Federico Bertolucci pt 2: da Spielberg ad Alberto Angela

Continuiamo l’intervista a Federico Bertolucci riguardo i volumi di Love, la pima parte la trovate a questo link.

Con “Love” viaggiamo dalla giungla ai boschi innevati, dalla savana al passato ed incontriamo tantissimi esseri viventi:  come avete scelto gli animali e come ti sei preparato per disegnarli? 
Abbiamo seguito la nostra voglia di raccontare e di disegnare. Nel primo volume abbiamo scelto la tigre perché ci piaceva l’idea di disegnare un animale così bello. Poi ho detto a Frédéric: “Con  tutte le migliaia di foglie disegnate non ho più voglia di quell’ambiente. Facciamo qualcosa di totalmente diverso: un orso polare in un paesaggio innevato, così non si vede niente e devo disegnare solo un naso e due occhi”. Era una battuta ma da questa abbiamo sviluppato l’idea di un’isola del nord, che poi ha portato al secondo volume: La volpe. Per il terzo abbiamo optato per  il leone, perché ha un atteggiamento molto simile al nostro: vive in società e Frédéric aveva l’esigenza di raccontare l’amore ma anche i rapporti sociali. Poi l’ultimo, il dinosauro, per divertirci a fare qualcosa di nuovamente diverso. Per la preparazione mi sono guardato un po’ di documentari ed ho fatto qualche ricerca ma non troppe. Per i dinosauri, in particolare, ho cercato di discostarmi dallo stereotipo proposto da Spielberg: pelle di elefante su tutti i dinosauri. Ho pensato potessero essere molto più simili agli uccelli, soprattutto quelli bipedi, sia nei comportamenti che nella forma e la pelle l’ho immaginata a scaglie, colorata e con un po’ di piume. 
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Ci pare di capire che sei un appassionato di documentari e natura. Infatti abbiamo notato nel primissimo volume di Love il ringraziamento a Piero e Alberto Angela e Claudio Capone. Questa passione ti è stata utile per i tuoi volumi?
Claudio Capone! Aveva un modo un modo di commentare che definirei elegante. Un doppiatore bravissimo, perfetto per i documentari (ma ricordiamo che ha doppiato, fra gli altri, anche Luke Skywalker in guerre stellari) E  puoi solo ringraziare una persona come Angela che ha dedicato tutta la vita alla divulgazione, in un modo così popolare ma ben fatto. Pensa che quando facevo le scuole elementari tornavo a casa per pranzo e tutti i giorni mi guardavo Quark. Ne rimanevo affascinato ed imparavo forse di più in quell’ora che non in una giornata di scuola. Per farti un esempio, all’epoca, in quinta elementare c’era ancora l’esame ed io portai l’argomento “i grandi predatori”. Ma le domande che mi fecero le trovai stupidissime! Mi chiesero la differenza fra un erbivoro ed un carnivoro, io già all’epoca rimasi  di stucco “Ma che domanda è?  È logico”. Ero proprio appassionato. Se non avessi fatto il disegnatore probabilmente avrei studiato qualcosa di scientifico. 
Rimaniamo sulla scienza: è appena uscito un volume di Comics&Science con una tua storia “Aventi tutta!” in cui, grazie ai tuoi personaggi  ci introduci alla storia di internet. Come è stato cimentarsi in un fumetto di divulgazione scientifica?
L’argomento non era dei più facili. Mi son dovuto un documentare sulla storia delle connessioni. Ho fatto un incontro insieme a Leo Ortolani direttamente al CNR, dove ci hanno dato un po’ di informazioni tecniche che nel mio fumetto ho riportato in modo piuttosto didattico. Perché mi son detto “Sono sul giornalino insieme a Leo e lui farà una cosa divertentissima, come le fa sempre, ed io? Mi metto a fare anch’io una cosa divertente? Non posso competere certamente, non c’è gara: mi butto sulla grafica e sul disegno” Alla fine è stato bello perché ho potuto collaborare con dei professionisti eccezionali e ho potuto conoscere Ortolani che leggo ed ammiro da sempre.
 
Quindi, secondo te, il fumetto può essere uno strumento in più per divulgare la scienza?
Tutto è utile per semplificare e far arrivare informazioni che altrimenti non arrivano. Un fumetto è un modo fra i più adatti per avvicinare il pubblico a questi argomenti. Il fatto stesso che qualcuno racconti la storia delle scoperte scientifiche, del come e del perché avvengono mettendoci anche aneddoti, la rende divertente. E se la cosa è divertente la si impara di più. Ed il fumetto in questo è perfetto. Affrontare questi argomenti con fare drammatico, secondo me, non avrebbe lo stesso effetto. Con la comicità si riesce a divertire chi legge, quindi l’informazione arriva meglio e raggiunge più gente. Perché, in generale, in questa vita purtroppo colma di brutte cose, se si riesce ad alleggerirsi divertendosi, siamo certamente tutti più felici. L’umorismo, quindi, penso sia sempre la strada migliore per raggiungere ed interessare le persone. Anche perché poi ti permette di dire: “Abbiamo scherzato, però la cosa è interessante, andiamo a capire di cosa si tratta veramente”. Oggi giorno non ci mancano i mezzi, basta andare su internet e cercare qualsiasi argomento che si vuol approfondire. Dare un input con un fumetto secondo me è possibile, possibile e si può fare.
E con un grandissimo ringraziamento a Federico Bertolucci ci salutiamo, speriamo di avere altre occasioni per chiacchierare. Anche perché i volumi di Love non si fermeranno qui! Come lui stesso ci ha confessato, in futuro, avremmo modo di continuare a vedere il mondo come lo vede un animale e di sentire la vita come solo loro la sentono.. Stay tuned!
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