Come avrete intuito, per il gioco di ruolo i giorni tra il 18 e il 20 Maggio sono stati di fuoco. Sì, non c'è stata solo GiocaTrento.
Qui parleremo di InterNosCon, che è un po' particolare: una convention di gioco basata sull'autogestione, lo spirito di iniziativa e la voglia di proporre e giocare assieme. E' stata quegli stessi giorni nella cornice del comune di Bertinoro, splendido paese in collina del forlivese, non turbato dalle scosse di terremoto di Domenica 20 (cogliamo l'occasione, vista l'ennesima scossa degli ultimi giorni, per augurare ad ogni sfollato di potere tornare presto a casa e di restare il più possibile sereno. Ci voleva.).
Mettiamo qualche paletto intanto. Contrariamente all'esperienza di Gabriele che avete visto come una scoperta, questo redattore è un po' un insider nel mondo del gioco di ruolo narrativo. Che già è approssimativo come termine, ma chiamiamolo così. Lo conosce da tempo, lo ha perso di vista per un periodo per poi reimmergersi senza provare alcun pentimento. Quindi ne approfitterà per riassumervi un mondo che conosce.
Questa scena italiana raccolta attorno alla community di GenteCheGioca (ma non solo), per quanto ancora non troppo conosciuta, ha mostrato un crescente entusiasmo e voglia di far giocare insieme tante persone con un numero di convention sempre in aumento con nessun banco vendita, nessuna demo, solo voglia di giocare.
InterNosCon (un'esperienza aperta a chiunque, giocatori di tanta e nulla esperienza) è l'episodio originale e resta la convention più emblematica del settore: anche per le peculiarità che continua ad offrire. Per esempio un grande connubio tra gioco e cibo, con un buffet di eccellenze gastronomiche a cui ogni partecipante ha contribuito e una guida gastronomica per elencarle.
Il funzionamento è semplicissimo: le giornate sono suddivise in slot di tempo (mattina, pomeriggio e sera) in cui chiunque può proporre un gioco che si impegna a spiegare e lanciare. Stessa cosa per i segretari, volontari che tengono tutto in moto e rendono possibile che ognuno possa partecipare ad una giocata.
Poche cose calate dall'alto, molta voglia di condividere e dare spazio al contributo di ogni singolo partecipante: anche quello che non conosceva ancora nessuno. C'è un'idea comune e continua, megafonata con un'irruenza che sa di totale entusiasmo: che il gioco possa essere un'esperienza coinvolgente, che non serva giocare sempre con le stesse persone, che si possano vivere storie di ogni tipo, che si superino gli stereotipi eretti attorno al gioco di ruolo, che insomma sia un'esperienza creativa e sociale allo stesso tempo.
Non soltanto un modo per 'passare' un'abituale serata con gli amici. Certo, può essere quello: ma anche di più. E se è arricchito da ottimo cibo e un bel posto dove nel frattempo echeggia un festival di musica internazionale, tutto sarà ancora più valorizzato.
La gente che è accorsa (pure dagli USA) era presente proprio per quello. Una sessantina di persone con gusti e background diversi, due ospiti speciali (Meguey Baker, autrice del gioco Mille e una Notte, e Marco Donadoni, formatore aziendale e nome storico del gioco italiano) e in comune la voglia di proporre, provare, giocare. Convinti che con i giochi giusti non ti serve né conoscere da una vita i tuoi compagni di gioco né metterci per forza un anno per vivere assieme delle storie significative, appassionanti, a volte di un'emotività forte e a volte semplicemente molto divertenti (come se fosse una colpa!).
Dato che parlare in astratto spiega poco, diciamo qualcosa di accaduto davvero. Ecco cosa ha visto nascere in tre giorni (in partite spesso lunghe giusto tre o quattro ore) il vostro redattore, indicando i giochi (la maggior parte in edizione italiana) che sono stati usati:
– intrighi di cortigiani ai magici tempi del Sultano (Mille e una Notte con l'autrice! In inglese!);
– Catari, la minaccia dell'Inquisizione e difficili rapporti famigliari (Montsegur 1244);
– un pianeta ostile da colonizzare, mercanti corrotti e ingegneria genetica (shock: fantascienza sociale);
– una storia delicatissima di amore tra uomini in un imprecisato Giappone feudale. Esatto, il tanto temuto shonen ai. Ed è stata un'esperienza emozionantissima e commovente (Kagematsu in una versione particolare);
– la Terra sotto attacco alieno, e sono rimasti solo adolescenti e i loro mecha onirici a difenderla (Bliss Stage);
– altri ragazzi caricati del potere di giudicare il Bene e il Male in un western pieno di intensità e scelte difficili (Cani nella Vigna).
Certo, questa è l'esperienza del sottoscritto. Per rassicurare palati diversi – e che magari possono trovare pesante tutto questo elenco di storie, al che posso solo rispondere: provate! – elenchiamo che ci sono state violenti survival horror, o il dolcissimo Do: Pilgrims of the Flying Temple (un gioco che ti fa tornare bambino) o ancora creature italiane come il malavitoso Piombo. Anzi, c'è stato anche molto gioco italiano e la promessa che la nostra nazione può continuare a dare contributi davvero interessanti al mondo del gioco di ruolo. Di tutto e di più, insomma.
Intanto, permettete una piccola riflessione. Chi scrive è appassionato di gioco, si sarà capito.
Esperienze come queste, storie come quelle riassunte sopra in pochissime righe, sono tra le cose che continuano a dare la viva e forte impressione che il mondo del gioco diventi maturo e poliedrico sempre più, offrendo possibilità sempre più vaste e mettendo in contatto persone che, senza doversi per forza definire bravissimi giocatori o bravi attori o incredibili creativi, o senza magari avere mai provato, vogliono semplicemente mettersi in gioco. Letteralmente, stringendo amicizie e senza mai dare fondo alla curiosità.
Convention simili, improntate a questo spirito, sono ormai tante (dal Trentino a Montecatini passando per l'hinterland milanese) e a prezzi spesso bassissimi. InterNosCon e GiocaTrento ne sono soltanto un esempio, ma è un'esperienza che davvero vi consigliamo.
Per curiosità, per spirito di scoperta, per vedere cosa si può riuscire a fare con un gioco.