È arrivata nelle librerie italiane la nuova edizione de La Compagnia dell’Anello, con la traduzione ad opera di Ottavio Fatica in collaborazione con l’Associazione Italiana Studi Tolkieniani. Nonostante le tantissime opinioni discordanti che abbiamo letto in rete nelle scorse settimane, è bene indagare quali sono le variazioni più significative.
Tanto per cominciare bisogna evidenziare un dettaglio non da poco. Con questa nuova edizione, la casa editrice Bompiani, a quarantanove anni dalla prima pubblicazione italiana dell’opera, ha voluto inquadrare il Signore degli Anelli, di cui al momento è in sviluppo la serie TV, tra i classici del novecento. Ne è un’ulteriore prova la nuova copertina, forse “anonima” per certi versi. La scelta dell’immagine va tuttavia a collegarsi alla perfezione con il bisogno di non inquadrare più l’opera all’interno di una nicchia, ma di renderla universale.
Non è un caso che la scelta del nuovo traduttore sia ricaduta su Ottavio Fatica, uno dei più stimati traduttori italiani. Consulente editoriale per Adelphi, nel corso degli anni ha tradotto gli scritti di H. Melville, J. London, J. Conrad, R. Kipling e R. L. Stevenson.
La traduzione dei nomi
Tralasciando l’oggettiva qualità della traduzione di Ottavio Fatica, soffermiamoci su quelli che, secondo noi, sono i cambiamenti più importanti.
Tanto per cominciare vediamo scomparire Samwise a favore di Samplicio, certamente più fedele al nome originale di Sam, Banazîr, che vuole letteralmente dire “half-wise, simple”. Gaffiere sarà invece sostituito da Veglio, per descrivere una persona anziana e degna di rispetto. Perdiamo inoltre Oldbuck/Brandybuck a favore di Vecchiodaino/Brandaino, Barliman Butterbur a favore di Omorzo Farfaraccio e infine Castaldo per Steward.
Ovviamente le variazioni sono tantissime e non terminano qui. Alcune potrebbero risultare sgradevoli di primo acchito. Cogliamo tuttavia l’occasione per ricordare che durante il processo di traduzione, Fatica non si è solo servito della consulenza dell’AIST, ma anche della Guida ai nomi de Il Signore degli Anelli (Guide to the Names in The Lord of the Rings), un documento redatto da Tolkien stesso per i traduttori delle sue opere. Reperibile facilmente online, leggendolo si possono comprendere le motivazioni che hanno spinto il traduttore a effettuare le scelte per cui ora viene criticato.
Lo stesso discorso vale per i registri linguistici. Nell’opera di Tolkien ogni personaggio, a seconda dell’identità e del background, si esprime attraverso un linguaggio ben preciso. Nella nuova traduzione, Fatica ha provato a conservare, per quanto possibile, la grande varietà di registri linguistici adoperati dei personaggi Tolkieniani, a volte trascurati nelle edizioni passate.
Un motivo per rileggere il Signore degli Anelli?
Come successe anche con la saga di J. K. Rowling, la nuova traduzione de Il Signore degli Anelli non mancherà di fare discutere ancora per molto tempo. Alcuni lettori accoglieranno a braccia aperte la nuova versione, che sicuramente attrarrà tantissimi nuovi lettori nella Terra di Mezzo, altri invece rimarranno fedeli alla versione storica. E voi, lettori, cosa ne pensate?
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