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Il paradosso della scienza

Spero che tutti siamo d'accordo sul considerare la conoscenza un bene necessario e un obbiettivo da non smettere mai di perseguire. Anziché argomentare questo assioma, lascio parlare Ugo di San Vittore, un teologo del XII secolo (e spero apprezziate l'ironia): “Impara tutto. Vedrai che in seguito nulla sarà superfluo. La conoscenza ristretta non è gioiosa”.
Ora: la conoscenza è un dotata di alcune caratteristiche particolari. Innanzitutto è un bene non scarso, ovvero non c'è mai crisi di offerta: basta volerla acquisire ed è possibile farlo. Per questa ragione è anche un bene non rivale, ovvero non è necessario competere per l'acquisizione di una particolare conoscenza: il fatto che io sappia qualcosa non impedisce agli altri di fare altrettanto (è l'open-source per eccellenza). Infine è un bene non escludibile, ovvero non si può impedire a qualcuno di godere dei benefici della conoscenza una volta che questa si è resa disponibile.
Queste caratteristiche rendono la conoscenza un bene pubblico per eccellenza: è di tutti, non c'è bisogno di competere per averla, e più ce n'è meglio è per tutti, perché più conoscenza è a disposizione del pubblico e più conoscenza potrà essere prodotta, dando benefici a tutti.
Detto questo, cosa accade all'aumentare della conoscenza? Una prima risposta, forse più banale, è dovuta ad un'altra sua caratteristica, ovvero il fatto che essa sia un bene dotato di utilità marginale crescente. What in the what, direte voi? E' molto semplice. Pensate di essere affamati di mele. La prima mela che mangiate è deliziosa, la desiderate tantissimo e vi genera un godimento senza pari. La seconda mela che mangiate la mangiate comunque con piacere, ma sicuramente con meno voracità della prima. La terza fate quasi fatica a finirla, e arrivati alla quarta siete ormai disgustati dall'idea. Questa si chiama “utilità marginale decrescente”, ovvero man mano che soddisfate un vostro bisogno, quel bisogno diminuisce. Con la conoscenza, invece, funziona all'opposto: più conoscenza acquisite, più il vostro bisogno di conoscenza aumenta. Quindi si crea un circolo virtuoso che vi porta a voler conoscere sempre di più.
La seconda parte della risposta, invece, è più bizzarra e decisamente sorprendente.
Sapete cosa si intende per “paradosso della scienza”? Si intende questo affascinante concetto: ogni domanda a cui si dà una risposta -quindi generando nuova conoscenza- porta ad almeno due nuove domande -quindi generando il doppio di ignoranza. Cioè, detto con altri termini, all'aumentare della conoscenza l'ignoranza aumenta in misura addirittura maggiore, più scoperte facciamo e più la lista delle cose da scoprire si allunga, più cose sappiamo, più cose sappiamo di non sapere. Se collegate questo con quanto sviscerato nella prima parte dell'articolo arriverete alla grandiosa conclusione che la strada quasi obbligata che sta portando la collettività verso un aumento sempre maggiore (e sempre più rapido) di nuovo sapere, con tutte le conseguenze positive del caso, ci sta anche conducendo verso un aumento persino più vertiginoso e più rapido dell'ignoranza. 
Quello che dico, oltre che ad essere affascinante come tutti i paradossi che si rispettino, ha anche delle conseguenze molto pratiche che secondo me è bene conoscere e tenere bene in mente. Pensateci: seguendo il ragionamento, chi sono le persone più ignoranti al mondo? Necessariamente le persone che sono anche dotate di maggiore conoscenza. Il paradosso, applicato alle singole persone, può essere riformulato dicendo che più una persona conosce, più una persona è ignorante. Questo è il motivo per cui un esperto in un determinato campo è molto consapevole delle proprie mancanze e dei propri errori e tende a sottostimare la propria preparazione, mentre un incompetente è assolutamente convinto di sapere tutto quel che c'è da sapere, sovrastimando notevolmente la propria preparazione. Si tratta di uno scenario su cui sono stati fatti degli studi precisi, tanto da avere perfino un nome: si chiama “effetto Dunning-Kruger”, dai due accademici della Cornell University che hanno condotto lo studio. Ma, sebbene sia senz'altro piacevole avere una conferma scientificamente inattaccabile, questo concetto è ben noto all'uomo da sempre. Il Libro dei Proverbi dice “La via dello stolto è diritta ai suoi occhi, ma chi ascolta i consigli è saggio”, Shakespeare scrive “Il saggio sa di essere stupido, è lo stupido invece che crede di essere saggio”, e Darwin è sicuro che “L'ignoranza genera fiducia più spesso della conoscenza”.
Diffidate, dunque, di chi vi si presenta come esperto e di chi ha un'opinione di sé esageratamente alta. E' scientificamente probabile che sia l'esatto opposto di come si presenta.
La colonna sonora consigliata di oggi esprime tutto il mio amore al concetto di ricerca senza fine di conoscenza (ma in realtà di qualunque altra cosa): si tratta di In Quest For, degli Avantasia, nell'ormai vetusto Metal Opera parte due.

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Gabriele Bianchi

Lettore, giocatore, conoscitore di cose. Storico di formazione, insegnante di professione, divulgatore per indole. Cercatelo in fiera: è quello con la cravatta.

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Commenti

  1. E’ dura trovare criticare questa teoria, soprattutto se la si condivide.
    Mi hai fatto venire in mente un film che ho visto: “Un sogno per domani”… non parla né di scienza, né di conoscenza, ma più che altro di un “sistema” per raddrizzare le cose; spiega, secondo me in modo assolutamente egregio, quanto sarebbe potente sfruttare un evento positivo, che può anche essere virale!

    A mio parere, scelta azzeccatissima la colonna sonora.

  2. Quello che scrivi è vero per una ragione assoluta riconducibile alle origini di ogni cosa esistente e cioè che tutto esiste per volontà di un Creatore la cui sapienza è imperscrutabile. La Bibbia nel libro di Ecclesiaste (Qoelet) 3:11 dichiara che l’uomo avrà sempre qualcosa da scoprire pur quando vivrà per L’eternità, secondo l’originale proposito di Dio. Non meno trascurabile è il fatto che si può e si potrà conoscere sempre meglio il nostro amorevole Creatore e questo davvero è un percorso che durerà per sempre con utilità marginale crescente a livelli esponenziali. Ciao Gabriele.
    Dante Morelli

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