Il profumo del sole che rimane sulla pelle dopo una giornata all'aperto.
La soddisfazione di sentire l'acqua fresca che scivola lungo la schiena e sul viso, chiudendo gli occhi sotto il getto della doccia.
Non c'è bisogno di asciugarsi i capelli con cura, se ne occuperà il caldo dell'estate.
Sul terrazzo che affaccia sul parco appendere l'asciugamano bagnato mentre i gabbiani stridono in lontananza, cercando pesci vicino al porto dove vecchi pescatori dalla pelle bruna e incartapecorita mettono in pausa la vita.
Ma soprattutto la pace che si respira a pieni polmoni in quei paesini sul mare, dove ci si ferma al chiosco dove comprare giornali vecchi di un paio d'anni e quotidiani in ritardo di un paio di giorni. Completamente diversi dalle famose città di villeggiatura dove incontrare le celebrità in discoteca o sulla spiaggia è il massimo dell'aspirazione dei turisti.
Dopo la doccia si sentiva rinata, si era lavata di dosso il sale e la sabbia, così come il calore ed ora assaporava il bicchiere di birra fresca mentre tagliava i pomodori da mettere sulle bruschette.
Aveva dovuto pagare un po' di più l'appartamento per la presenza del grande terrazzo da cui si poteva vedere anche il mare, soldi che aveva scucito volentieri perché nulla rendeva il cibo buono come mangiarlo guardando il cielo tingersi di rosa.
Sentiva la musica provenire dalla piazza e il lento animarsi delle strade, le luci che si accendevano quasi di soppiatto rimpiazzando il sole tuffatosi nel mare blu.
Gli orecchini tintinnarono quando li indossò catturando il colore del suo abito e proiettandolo sulle pareti bianche della stanza quasi vuota.
Quando si chiuse la porta alle spalle, il costume da bagno fuori dalla finestra della cucina, si agitava, piano, al vento.
Sulla strada per andare ad incontrare alcune persone che aveva conosciuto solo pochi giorni prima, si fermò ad osservare la vetrina di una piccola libreria. Le copertine di alcuni libri erano ingiallite, a causa della lunga esposizione al sole, alcuni invece erano stati messi lì da poco e ancora parevano nuovi. L'interno era rinfrescato solo da un ventilatore singhiozzante così acquistò in fretta il libro che aveva stuzzicato la sua curiosità. Mise “Il linguaggio segreto dei fiori” nella borsa, e si affrettò verso il pub.
La serata finì con una ragazza in lacrime che zoppicava tenendo in mano le scarpe senza più tacchi ed un'altra in ginocchio sulla spiaggia a vomitare la frittura di pesce che aveva mangiato per cena.
Il giorno seguente divorò il libro e si mise in testa di passare davanti ad un negozio di fiori, per studiarne la vetrina, spiare il lavoro del proprietario. Così fece per gli unici due fioristi del paese, ogni volta chiedendosi quale fosse la storia della persona che vedeva dietro il bancone, intenta a sistemare alcuni fiori in una composizione particolare.
Stava tornando verso casa con il libro stretto in mano, una busta con un kebab avvolto nell'alluminio e una bibita ormai calda. Probabilmente accadde ciò che accadde perché era intenta ad osservare i fiori nelle aiuole e nei vasi delle case. Non si è mai lamentata…..
D'improvviso andò a sbattere spargendo le sue cose per terra. Stava per inveire con tutti gli improperi che conosceva.. In tutte le lingue che conosceva, ma si bloccò all'istante.
“Guarda un po' dove cammini” l'apostrofò il suo “incidente” guardandola di traverso.
Le fece così svanire tutto l'imbarazzo “Stai attento tu piuttosto!”.
Si osservarono in cagnesco per qualche istante e quindi scoppiarono entrambi a ridere.
Poi le raccolse il libro.
Il giorno dopo, la incontrò di nuovo, lui disse che era stato un caso.
Le aveva portato un fiore.