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Hideo Azuma, creatore di Pollon, è morto

Hideo Azuma, uno dei mangaka più amati, autore di “C’era una volta… Pollon” e “Nanà Supergirl” tra gli altri, è morto a 69 anni per un cancro all’esofago. La morte risale a più di una settimana fa ma la notizia è stata diffusa solo ora. Infatti i funerali si sono svolti in forma strettamente privata mentre una cerimonia di commiato pubblico è prevista per i prossimi mesi. Quella di Azuma è una storia abbastanza sopra le righe. Dopo essere diventato famoso con fumetti come Pollon e Nanà, a 39 anni decide di lasciare tutto. Azuma infatti cambia letteralmente vita trasferendosi in un bosco poco distante dalla città come un senza tetto.

Hideo Azuma e “Il diario della mia scomparsa”

Nel 1989 Hideo Azuma non prova più alcuna soddisfazione per quel lavoro che gli aveva regalato la celebrità. Torna così a casa qualche tempo dopo per poi tornare a fare il clochard un’altra volta tre anni più tardi. Infine, nel 1998, inizia la lotta contro la dipendenza in una clinica specializzata. Tante ombre quelle descritte nel pluripremiato “Il diario della mia scomparsa”, manga autobiografico edito in Giappone nel 2005 ma approdato in Italia appena lo scorso maggio.

Lo scorso luglio, in un’intervista rilasciata a Corriere Buone Notizie, Azuma spiegava parte della sua vita. “Volevo raccontare ai miei figli, e soprattutto a mia moglie, che vita conducevo. Non ce la facevo più. Arrivai a pensare anche di suicidarmi. Quando i problemi si sono risolti, mi è venuto un tumore”. Ci sono anche parole ricche di amarezza analizzando i tanti pregiudizi delle persone. “Effettivamente c’erano anche persone senzatetto prive di senso comune, cui capitava magari di aprire i sacchetti della spazzatura disseminando in giro tutto il contenuto. Io non l’ho mai fatto”.

Un grido di dolore verso il mondo giovanile. “Però capita che i giovani compiano atti di violenza contro i senzatetto, che li guardino con disprezzo e usino un linguaggio offensivo nei loro confronti. I giovani mancano della saggezza necessaria per immaginare cosa ci sia nel cuore dei deboli. E questo vale in ogni epoca”.

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