Quanti di voi del popolo di videogiocatori non hanno provato a stirare almeno una volta il gruppetto di Hare Krishna per ottenere la scritta GOURANGA? (a proposito, sapevate che è una parola usata per indicare felicità dal suddetto gruppo religioso?). Tranquilli, non stiamo parlando di potenziali serial killer o di altre accuse ormai trite e ritrite della violenza nei videogiochi, come telegiornali di dubbio gusto hanno fatto di recente.
GTA V è uscito. L’evento è paragonabile all’uscita di un nuovo Star Wars al cinema, o di un nuovo romanzo di Games of Thrones per il popolo del pad. Tutti ne parlano e tutti vogliono giocarci, le premesse di questo nuovo capitolo sono davvero fuori di testa, a cominciare dal costo che ha avuto lo sviluppo, ben 265 milioni di dollari. Nemmeno colossal cinematografici come Avatar erano arrivati a tanto. Ma Rockstar quando fa le cose le fa sempre per bene. In questo caso non ha badato a spese fra una grafica che si fatica a credere che possa girare su macchine vecchie di 8 anni, colonna sonora composta da brani fra i più importanti di ogni epoca musicale, un mondo di gioco enorme, forse il più grande fin’ora mai realizzato, con una città viva e curata in ogni minimo dettaglio che tenta di rispecchiare la società moderna e che ci permetterà di fare le attività più svariate, da una partita a golf fino a giocare in borsa, oppure le più classiche rapine a furgoni blindati e banche o la personalizzazione delle auto. GTA V vi terrà compagnia per settimane, forse mesi, con una campagna che da sola dura una quarantina di ore e che potrebbero tranquillamente arrivare anche sulle 100 se siete dei perfezionisti e volete vedere e fare ogni minima cosa che il gioco permette. Se poi ci aggiungete anche il multiplayer, allora si va verso l’infinito.
Come impatto mediatico Grand Theft Auto V supera anche quello che ogni anno fa parlare tutti: Call of Duty, con articoli dedicati e recensioni improvvisate anche su giornali e siti nazionali che solitamente con i videogiochi hanno poco a che fare. Insomma, tutti gli occhi sono puntati sul nuovo capolavoro di Rockstar.
Cosa rende così speciale questa saga videoludica? Se la vostra risposta è: la violenza, avete sbagliato, se invece avete risposto: la libertà d’azione, ci siete quasi, ma la vera risposta è l’innovazione. Il primo Grand Theft Auto, datato 1997, forse non sarà stato il primo a introdurre il concetto di free roaming e open world in un videogioco (sapevate che uno dei primi giochi ad avere elementi open world è stato il primissimo Ultima del 1981?) ma è sicuramente quello più famoso e che ha lasciato di più il segno. Le emozioni provate nel guardare un omino in 2D con una visuale dall’alto e andare in giro per una città che ai tempi sembrava avere vita propria, potendo andare dove si voleva, a fare quel che si preferiva, per quei tempi era davvero una cosa da far cadere la mascella a terra, dal momento che lo standard erano i livelli chiusi e lineari di tutte le altre produzioni. Con i capitoli successivi si introdussero molte altre innovazioni. Nel terzo si trasportavano le emozioni dei primi due in un mondo in 3D rendendo il tutto ancora più realistico e coinvolgente. San Andreas portò un'elevata personalizzazione del personaggio fra abbigliamento, skills e tantissime attività secondarie. Il quarto capitolo portò un maggior realismo implementando una fisica di gioco più curata, inoltre introdusse il multiplayer per la prima volta nella serie e una trama più profonda. In definitiva, il canovaccio è sempre stato GTA insegna e gli altri si adattano, di conseguenza, cercando di emularlo e magari aggiungendo qualche caratteristica in più o provando scelte estreme sperando di bissare il successo del capostipite. Ormai il quinto capitolo è uscito e sembra che la storia si ripeterà anche stavolta. Rockstar, come si era capito, ha fatto le cose davvero per bene sconfiggendo il principale nemico di tutti i titoli free roaming: la ripetitività. Il peggior difetto dei titoli open world infatti è proprio la noia delle missioni che dopo poco tempo diventano tutte simili tra loro e banali. Causa principale è la difficoltà di scriptare eventi troppo complessi all’interno del mondo di gioco, cosa che fa perdere un po’ la magia della libertà che si ha. GTA V è riuscito ad aggirare anche questo ostacolo con missioni principali che propongono diversi approcci e una tale quantità di missioni secondarie che non ci si annoierà mai per la varietà proposta.
Insomma, GTA detta anche stavolta i nuovi standard per il futuro dei titoli open world e non solo, gioco dopo gioco ci si avvicina sempre più all’idea di mondo di gioco perfetto, da realtà virtuale per intenderci, ma mentre lo aspettiamo diciamo addio alla nostra vita sociale per un bel po’ per immergerci nuovamente a Los Santos!
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A parte il fatto che adoro GTA (numeri che vanno da 1 a 5), la cosa che ho notato a differenza degli altri titoli è la pubblicità che è stata fatta, mirata a far incuriosire e dopo a far desiderare questo amato mondo Oper World che fino ad ora non ci ha mai delusi.