L’abbiamo attesa per più di quattro anni, ma finalmente ci siamo. La seconda stagione di Good Omens, la serie basata sull’omonimo romanzo di due leggende come Terry Pratchett e Neil Gaiman, è pronta a sbarcare su Prime Video tra pochi giorni. Noi abbiamo visto in anteprima i primi cinque episodi di questa nuova avventura e siamo qui per raccontarvi cosa aspettarvi, naturalmente senza spoiler.
Good Omens, la recensione della seconda stagione
Abbiamo lasciato i nostri protagonisti in un limbo, quasi letterale. Dopo gli eventi della prima stagione Aziraphale e Crowley sono diventati sostanzialmente indipendenti. Rifiutati da Inferno e Paradiso, ma non apertamente ostili, sono tornati alla propria vita immersi nelle usanze umane sulla Terra. Mimetizzandosi tra i suoi abitanti in maniera vagamente efficace.
Questa esistenza però sta per essere sconvolta da una visita imprevista. L’Arcangelo Gabriele si presenta alla porta di Aziraphale, nudo e senza memoria, spinto da un istinto imperscrutabile. Il Paradiso vuole riportarlo a casa, l’Inferno vuole prenderlo per i propri scopi nefasti e i nostri due si trovano esattamente in mezzo. Con un Arcangelo da proteggere e un mistero intricato da risolvere.
Una delle forze decisive di questa serie sono naturalmente i suoi personaggi, sotto ogni aspetto. Aziraphale e Crowley sono due figure affascinanti da scoprire, costruite con attenzione dai loro autori. Uno spiraglio di umanità nell’ineffabile attraverso cui andare a criticare e ironizzare alcuni aspetti della religione, con un tono leggero e beffardo.
A renderli così interessanti è naturalmente anche la straordinaria performance dei loro interpreti. Michael Sheen e David Tennant non solo sono eccezionali nei rispettivi ruoli, ma funzionano ancora meglio insieme. Ogni volta che li abbiamo visti in scena fianco a fianco ci hanno conquistato e in questa seconda stagione di Good Omens l’effetto ritorna con intensità rinnovata.
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Non solo, ma a loro si affianca Jon Hamm con un Arcangelo Gabriele che si ritaglia un ruolo decisamente più ampio (senza però trasformare il duo in un trio, chiaramente). Che si tratti di questa “nuova versione” del personaggio, ingenua e naïf, o soprattutto lo spocchioso e insopportabile dirigente del Paradiso, resta un piacere vederlo in scena.
Come rilanci dopo l’Apocalisse?
Se questa seconda stagione di Good Omens è quindi solidissima dal punto di vista dei personaggi tanto quanto ci aspettavamo e di più, c’è un problema di fondo dal punto di vista della narrazione. Il progetto era nato chiaramente con una natura fondamentalmente autoconclusiva e trovare una nuova storia da raccontare non deve essere stato facile.
Anche perché come fai ad alzare la posta se parti letteralmente dall’Apocalisse? Quale può essere un concept più coinvolgente di quello? Come fai a ricreare quella tensione? E la risposta purtroppo è che la seconda stagione di Good Omens non lo fa, semplicemente. Senza naturalmente entrare nei dettagli, ci troviamo davanti a una trama piuttosto leggera, che non procede senza particolare intensità.
Il mistero legato a Gabriele si dipana con grande calma, senza accelerazioni o tensione. Manca completamente quella sensazione di urgenza che spinge la narrazione e non c’è neanche un grande tentativo di crearla.
È una stagione character driven nel senso più letterale del termine possibile. Non siamo particolarmente interessati a ciò che succede (che in molti casi è abbastanza poco) quanto piuttosto semplicemente a vedere i personaggi che amiamo interagire. Sentire Aziraphale e Crowley discutere di regolamenti e norme ultraterrene o ordinare il caffè è tutto quello che ci serve per goderci questo show. Ma anche tutto quello che riceviamo.
Good Omens, una seconda stagione che è un bel regalo
Va rimarcato che questa recensione della seconda stagione di Good Omens è incompleta. Non abbiamo infatti ancora visto il finale e questa puntata può effettivamente spostare il giudizio. La sensazione però è quella di aver assistito a un piacevole regalo per i fan della serie e soprattutto del duo.
Come se fossero i racconti perduti delle loro avventure, un enorme scrigno pieno di scene tagliate, in generale altri minuti in cui vedere questa coppia all’opera. Un ritorno divertente, che difficilmente però avrà lo stesso impatto del debutto.