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Qualche settimana fa, mentre Monica era a festeggiare il capodanno in Giappone con la community di OrgoglioNerd e io occupavo impunemente il suo spazio di scrivania, il nostro interno ha suonato. La risposta a quella chiamata ha dato seguito a questo articolo (e a diversi altri, come vedremo).
I Laboratori Arvedi di diagnostica non invasiva dell’Università di Pavia ci hanno chiamati per invitarci a visitare la città di Cremona (cosa ci fa l’Università di Pavia a Cremona? Ci arriviamo), assaggiare i piatti tipici, ma soprattutto scoprire i loro laboratori e le ricerche su cui stanno lavorando, oggetto dello studio: violini.
Ovviamente assaggiare i piatti tipici non è un problema. Fino a visitare la città posso spingermi. Ma visitare i laboratori e capirne anche qualcosa, quello è tutt’altro paio di maniche e non potendo contare sull’aiuto di Monica ho dovuto chiamare i rinforzi.
In questa avventura mi sono fatto accompagnare da altre 3 rubriche di OrgoglioNerd. La prima scelta è stata Alessandra Furibionda Zanetti, in lei convivono (contemporaneamente) musica classica e metal. La spalla ideale quando si tratta strumenti musicali. Poi è stata la volta di Giada Rossi dal Rasoio di Occam. Se c’è di mezzo la scienza, inutile chiamarla, sta già arrivando. Infine, per completare il reportage della nostra avventura, l’Università Invisibile di Gabriele Bianchi. Perfetto per dare quel pizzico in più di aneddoti inutili ma irrinuciabili.
Fatta la squadra siamo partiti alla volta di Cremona. Due o tre cose da sapere su Cremona. Ci si arriva seguendo il Po, cosa che vale per molte città del nord-Italia e viene chiamata la città delle tre T: Torrone (dolce tipico), Torrazzo (campanile simbolo) e… accidenti, la terza non la ricordo mai (eppure mi sembrava essere importante).
Cremona ha dato i natali alla cantante Mina, all’attore Ugo Tognazzi e a una sorprendente quantità di liutai (sono oltre 150 le botteghe artigianali attive!).
Ora… voi vorrete sapere tutto sui laboratori e sulle ricerche che vengono fatte su violini che vengono assicurati per il valore di 200 (duecento!!) Lamborghini. Ma non sarò io a dirvelo. Io vi parlerò delle tre T che mi hanno colpito in questa città: Torrone, Tortelli e Torta fritta… quattro se contiamo anche la MosTarda.
Torrone: Il più antico dolce italiano, non per tutti i palati. Prendete miele, albume d’uovo e zucchero e farciteli di frutta secca tostata come: mandorle, nocciole, noci. Si può sinteticamente dividere in due categorie: quello classico (duro) e quello morbido. I ristoratori di Cremona sono molto abili nel declinarlo in varianti al cucchiaio, come il semifreddo al torrone dell’Osteria Pane & Salame (Così, per dire, eh…)
Tortelli: Come per molte delle città distribuite lungo la Val Padana, il tortello è qualcosa su cui non si può scherzare. Ognuno ha le sue caratteristiche assolutamente uniche, con microscopiche ma sostanziali differenze di forma, ripieno, peso o spessore. Quelli di Cremona (Crema in realtà) sono però una cosa a parte. Inconfondibile e introvabile altrove. Stiamo parlando di un disco di pasta nel cui ripieno trovano posto: cedri canditi, uvetta, noce moscata, amaretti, formaggio… (e altri elementi che i MIB del tortello cremasco non mi hanno autorizzato a rivelare). Un mix di sapori contrastanti che insieme creano un gusto inconfondibile e indimenticabile.
Torta fritta: Come per i tortelli, anche qui le sottili differenze sono all’ordine del giorno. Potreste aver mangiato gnocco fritto, chisolino, crescentina oppure, a Cremona, torta fritta. Sempre la stessa cosa. Ma sempre leggermente diversa. Il bello è che è inutile star qua a parlarne, l’unico modo per accorgersi di queste differenze è assaggiarle tutte. Ci troviamo li?
MosTarda: Ammetto di aver un po’ forzato questa quarta T. Ma c’è un fascino quasi alchemico nella ricetta della mostarda e non ho saputo resistere. Una specialità di Cremona tanto quanto la tradizione liutaria. Una salsa piccante a base di frutti canditi immersi in uno sciroppo di zucchero e aromatizzati con olio essenziale di senape. Tanto particolare in bocca quanto bella da guardare.
Ok ok… la smetto. Lascio spazio alle prossime tre e più serie rubriche che vi sapranno dire tutto su Cremona, sulla produzione di liuti e soprattutto sul team di ricercatori dei Laboratori Arvedi di diagnostica non invasiva dell’Università di Pavia. Insomma, su quello che effettivamente siamo stati chiamati a fare. Ma intanto, doveste capitare da quelle parti, almeno ora sapete cosa andare a mangiare.
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