Ghost In The Shell è tornato, non ci faremo problemi di spoiler visto che la storia ha più di 20 anni.
E forse questo è il punto, la domanda che ci siamo fatti durante la visione è: perché trattare un tema già ampiamente sondato negli anni 80 e 90?
Ghost in The Shell, che è una copia quasi identica esteriormente del suo film d'animazione, non aggiunge assolutamente niente al suo originale, ma questo potrebbe anche essere secondario se indirizzasse il pubblico verso tematiche interessanti e momenti empatici.
Però non lo fa, la morale e il modo di trattarla è identica a ogni altra pellicola fantascientifica, anche quelle minori, degli anni 80.
Allora a quale pubblico si rivolge Ghost In The shell? Un appassionato della saga originale potrà apprezzare le sottigliezze di come viene introdotto il nome di Motoko ad esempio, o ancora la scena del coniglio e della volpe, ma poi che altro?
Noi tutti apprezziamo Ghost in The Shell, l'originale, perché è arrivato in un momento particolare per la storia del cinema, proprio come Blade Runner, un momento nel quale la sua morale aveva un significato più incisivo.
Rivedendo l'originale oggi riusciamo comunque ad apprezzarlo perché siamo coscienti di quanto valore abbia avuto, ai tempi, quel significato e quanto ha aiutato a far progredire la tematica fantascientifica del dualismo umano\macchina nell'arte.
Riproporre l'esatto significato di trent'anni fa al pubblico di oggi è un errore, perché anche lo spettatore più casuale, quello che va al cinema solo per spegnere il cervello, ha già assimilato e digerito quella trama migliaia di volte in migliaia di altre pellicole.
Così la reale motivazione della realizzazione della pellicola si mostra al finale, perché se il resto delle due ore è per lo più identico (anche se semplificato) all'opera d'animazione del '95, gli ultimi minuti prendono una svolta agli antipodi rispetto ad essa solo per confezionare un sequel.
Qui non si tratta di comparare due pellicole, sarebbe uno sbaglio, si tratta della leggerezza di fare un remake talmente simile all'originale nel suo scopo filosofico da vanificare la motivazione della sua realizzazione.
Sarebbe come fare un remake di “Tempi Moderni” di Chaplin senza attualizzarlo. Chi conoscerà la fonte originale non potrà apprezzarlo e chi non ha mai visto il capolavoro di Charlot si ritroverà davanti un messaggio talmente consumato da essere trasparente.
Ghost In The Shell avrebbe fatto la differenza se fosse uscito del 1999, magari al posto di Matrix, ma oggi risulta essere uno dei tanti film riusciti, che intrattengono, ma non incisivi.
La nota ironica della pellicola è che risulta così ricolma di computer grafica da essere praticamente considerabile una sorta di altro film d'animazione, nonostante tale computer grafica sia gestita ottimamente, crea distacco, così come la scelta di creare un mondo freddo in ogni suo aspetto.
Perfino il Maggiore, che nell'opera originale faceva sfoggio di momenti di luce calda insieme a Batou, qui è costantemente permeato dal gelo del cemento armato e ciò contribuisce a creare una sorta di guscio che tiene la sua anima distante dalla nostra.
La vera sorpresa della pellicola è infatti Pilou Asbæk che interpreta un ottimo Sergente Batou, l'attore sembra l'unico che prova a sforzarsi di creare un legame con la Motoko di Scarlett Johansson, senza mai riuscirci.
Nell'opera del '95 invece la coppia sprizzava di intimità rasente la tensione amorosa anche senza mai parlarne direttamente, sfiorarsi o precisazioni di altri personaggi.
La giovane attrice sembra aver seguito indicazioni di interpretazione sbagliate, non ci troveremo di fronte a una Motoko che si interroga sul significato dell'essere umani, ma semplicemente a una ragazza che ha perso la memoria.
Il nostro consiglio per gli appassionati è di andarlo a vedere proprio per Batou, forse sarà poca cosa per convincervi a entrare in sala, ma forse sarà anche una delle poche cose che vi esalterà.
Se invece è la prima volta che sentite Ghost In The Shell guardatelo comunque, vi intratterrà, ma non aspettatevi niente di nuovo.
Ghost in The Shell è un involucro senza l'anima dell'originale.
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Bhè, mi consola il fatto che hanno comunque intenzione di farlo prima o poi. Sarò paziente XD
Pero’ se lo avessero “attualizzato” vi sareste lamentati che non era fedele all’originale…
In realtà no, attualizzarlo non significa snaturarlo. È più dannoso, come in questo caso, fare una copia molto simile ma senz’anima.