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George R. R. Martin oltre Game of Thrones | GoTWeek

Siamo quasi arrivati in dirittura di arrivo con la nostra GoT Week, una settimana di articoli dedicati a Game of Thrones per caricarci per bene in attesa della ottava stagione della serie. Siete carichi? Siete spaventati? Siete psicologicamente pronti al peggio? Noi…, dai, diciamo che lo siamo! Nell’attesa, potreste volere ingannare il tempo, magari con una buona lettura, o con qualcosa di completamente diverso, senza draghi e ghiaccioli mortali. Abbiamo quindi preparato per voi un articolo dove vi raccontiamo di tutte le altre opere che George R. R. Martin ha realizzato negli anni, dai suoi primi lavori alle altre grandi saghe, passando per insospettabili ruoli come sceneggiatore televisivo. Pronti? Via!

George R. R. Martin: esordi e tartarughe assassine

george r. r. martin

Martin nasce alla fine degli anni Quaranta, e il suo esordio professionale nell’ambito della letteratura avviene con la pubblicazione di The Hero, racconto di fantascienza per la rivista Galaxy, nel 1971. Prima, però, il nostro aveva già dimostrato la sua estrema attitudine per il drammatico, l’intrigo e le storie di dolore. Dovete sapere che Martin aveva un consistente numero di tartarughe, che teneva in una sorta di castello giocattolo. Martin aveva queste tartarughe perché viveva in un complesso di case popolari, dove non era consentito possedere cani o gatti, e perché costavano molto poco. Il problema delle tartarughe economiche acquistate nei negozietti del quartiere era che, purtroppo, morivano piuttosto frequentemente. Non riuscendo a capire il motivo, visto che se ne prendeva cura al massimo, Martin si era inventato una logica spiegazione: le tartarughe stavano ammazzandosi a vicenda, contendendosi il famigerato titolo di re delle tartarughe. Nel raccontare l’aneddoto ospite del Late Show, Martin ha spiegato come questo fosse il suo primo fantasy: Turtle Castle.

Gli anni Settanta sono stati il momento del debutto di Martin nel mondo della letteratura, e anche dei suoi primi successi. Fin da The Hero, considerato per i premi Hugo e Nebula, i lavori di Martin sono stati ricevuti con favore dalla critica, e questo ha contribuito ad instradare l’autore nella strada della scrittura a tempo pieno. Negli anni Settanta Martin vince i suoi primi premi (di cui, durante la sua carriera, farà collezione) e pubblica il suo primo romanzo, Dying of the Light, in italiano La Luce Morente. Si tratta di nuovo di un romanzo di fantascienza, con una trama molto “alla Martin”: un pianeta destinato a morire perchè sta spiraleggiando lontano da ogni fonte di luce e di calore, un cast di personaggi disperati (la maggior parte dei quali farà una proverbiale brutta fine), e la sempre presente incombenza della morte. Una curiosità: una delle tante razze che abitano questo pianeta è quella dei Githyanki, nome che verrà poi ripreso dagli autori di Dungeons & Dragons.

Dying of the Light è ambientato in un universo che fa da sfondo alla maggior parte dei lavori fantascientifici di Martin, il cosiddetto universo dei “Thousand Worlds”. Non si tratta di una vera e propria ambientazione coerente e studiata, come invece potremmo dire di Westeros, ma ci sono dei fili conduttori che legano le storie dei moltissimi racconti e romanzi di questo periodo.

Gli anni Ottanta e la carriera in televisione

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All’inizio degli anni Ottanta Martin era più o meno riuscito a raggiungere una certa stabilità finanziaria lavorando come autore a tempo pieno. Citiamo almeno tre titoli di questo periodo: la novella Nightflyers, adattata la prima volta in forma di film nel 1987, e recentemente in una serie pubblicata da Netflix alla fine del 2018 (già cancellata, purtroppo), a sua volta ambientata nei Thousand Worlds; Fevre Dream, in italiano Il battello del delirio, un romanzo di vampiri prima che fossero di moda, ambientato su una lussuosa nave a vapore sul Mississipi a fine ‘800; e infine Armageddon Rag, che vi consigliamo sperticatamente. Armageddon Rag è un romanzo difficile da definire: tratta la storia dei membri di una band rock degli anni Sessanta, i Nazgul, vent’anni dopo la fine della loro carriera, e del giornalista che torna al suo vecchio lavoro per indagare su una serie di omicidi misteriosi. In perfetto stile Martin, entro la fine il romanzo si trasforma in qualcosa di assai macabro, immaginifico e pieno di colpi di scena. Ci è piaciuto molto…a differenza di quanto è successo con il pubblico dell’epoca: il romanzo è un clamoroso flop commerciale, e quasi uccide la carriera letteraria di Martin. Le sue opere successive vengono quasi tutte rifiutate, a parte una collezione di racconti dei Thousand Worlds che viene pubblicata con il titolo di Tuf Voyaging, in italiano I Viaggi di Tuf. Martin decide quindi di approfittare di un suo contatto, un produttore televisivo di Hollywood, per tentare il cambio di carriera, cosa che avviene con successo: Martin viene assunto come autore per la riedizione degli anni Ottanta di Twilight Zone, e alla cancellazione di questa lavora su un altro paio di serie minori fino ad approdare nientemeno che alla serie de La Bella e la Bestia del 1987. Ve la ricordate? Quella ambientata ai giorni nostri, a New York, con Ron Perlman nella parte della Bestia? Ecco, quella: Martin ne è stato produttore esecutivo!

State seguendo la nostra GoT Week? 7 giorni di articoli a tema Game of Thrones per prepararci al debutto dell‘ottava e conclusiva stagione! Trovate tutti gli articoli pubblicati finora qui!

Wild Cards

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L’opera finale di cui vogliamo parlarvi è soltanto curata da Martin: si tratta infatti di una serie di antologie di racconti scritti da numerosi autori di fantasy e fantascienza, con la caratteristica di essere tutti ambientati nello stesso scenario, e fare quindi parte di un grande arazzo di storie corali, senza un protagonista unico e senza una sovrastruttura di trama. Un esperimento molto interessante a cui hanno partecipato grandi nomi come Victor Milan (che ha sviluppato tutta la parte pseudoscientifica dell’ambientazione), Melinda Snodgrass (che è la co-editrice dei volumi), John Miller, Howard Waldrop e tanti altri.

Di che cosa si tratta? I racconti sono ambientati dopo la seconda Guerra Mondiale. Un virus alieno ha colpito la Terra, decimando la popolazione. In una piccola percentuale, chi contrae il virus però sopravvive, diventando mostruoso e sviluppando deformità e mutazioni rispetto cui la morte si potrebbe dire preferibile. Ma non è finita: una percentuale ancora più inferiore di chi sopravvive sviluppa invece dei superpoteri, mantenendo il proprio aspetto fisico e la propria salute, e diventando a tutti gli effetti un supereroe. Il titolo, Wild Cards, si riferisce alla nomenclatura inventata per riferirsi a questi vari risultati del virus: “pescare il jolly”, in inglese appunto la wild card del mazzo, rappresenta il colpo di fortuna che permette a pochissimi privilegiati di sopravvivere e guadagnare poteri incredibili.

Ci sono diverse caratteristiche di questo progetto che ci piacciono molto. Innanzitutto, la strepitosa genesi: negli anni Ottanta Martin era il master di una campagna di un gioco di ruolo, Superworld, che era appunto a tema supereroistico. A questa campagna partecipavano la Snodgrass, Milan e molti altri autori che poi parteciperanno al progetto editoriale, nato appunto per dare un seguito alle storie dei vari personaggi incontrati durante la campagna. Il personaggio di Martin (che, evidentemente, interpretava il suo ruolo di master in modo un po’ ibrido) si chiamava, manco a dirlo, Turtle. E poi apprezziamo molto l’ambientazione, suggestiva e non ovvia: i racconti si concentrano sulla storia americana, naturalmente, e affrontano periodi che di solito vengono sorvolati, come il maccartismo, prima ancora della Guerra Fredda.

Concludiamo con un aneddoto gustoso: nel 1987 un giovane autore ha contattato Martin per proporre un suo racconto come parte del progetto Wild Cards. Si trattava della storia di uno dei supereroi che, avendo “pescato il jolly”, aveva guadagnato un potere particolare, ovvero la capacità di vivere nel mondo dei sogni. Martin, poco convinto dalla scarsa esperienza del giovanotto in questione, decise di declinare l’offerta. Il giovane autore, quindi, prese la sua storia e la pubblicò in modo indipendente. Doveste non averlo capito, l’autore era Neil Gaiman, e il personaggio è poi diventato Sandman.

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Gabriele Bianchi

Lettore, giocatore, conoscitore di cose. Storico di formazione, insegnante di professione, divulgatore per indole. Cercatelo in fiera: è quello con la cravatta.

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