Frank Miller torna ancora una volta a Lucca Comics & Games per questa edizione 2023, con una colazione speciale con i fan al Teatro del Giglio. Fra un sorso di caffè e l’altro, l’autore ha chiacchierato con Simone Bianchi e i fan, sul suo lavoro, l’anniversario di 300 e il ritorno nella fiera toscana del fumetto.
Frank Miller a Lucca C&G 2023, una colazione con i fan
Miller non è nuovo di Lucca: conosce bene la città e la fiera, in cui presenta le sue opere da anni e incontra i suoi tantissimi fan – anche di recente. E Lucca continua ad apprezzare il suo genio creativo, le pagine di storia del fumetto che ha scritto. Non solo: Lucca l’ha nominato Artista dell’Anno 2023.
Il 25esimo anniversario di 300, gli eroi secondo Frank Miller
Il discorso parte da 300, che quest’anno celebra il suo venticinquesimo anniversario. “Ero un ragazzino, nel 1964, quando guardai un film chiamato ‘300 Spartans’. Mi incollò allo schermo del cinema. Mi innamorai di questi spartani, circondati da persiani. Guardavo e leggevo solo storie di eroi, in tutte vincevano. Invece, in questo film tutti gli eroi morivano. Mio fratello chiese a mio padre se fossero tutti morti, mio padre disse ‘temo di sì’. In quel momento, l’idea del tipo di storie che volevo raccontare e il mio prototipo di eroe cambiarono del tutto. Ho capito che un eroe non era un giocatore di football, che punta solo a vincere. Un eroe è qualcuno che fa la cosa giusta a qualsiasi costo”.
Parlando del processo creativo per questo storico fumetto, Frank Miller spiega: “Prima di tutto dovetti decidere come l’avrei presentata. È una storia di tre giorni, ma quello che succede prima e dopo è la vera storia. Avevo 300 eroi da raccontare: il protagonista non era un ‘io’ ma un ‘noi’, era uno sciame di api piuttosto che un eroe solitario”.
300 fu uno dei primissimi fumetti a usare un formato orizzontale, davvero raro negli Stati Uniti. “La battaglia era fra due armate che si correvano incontro, con lo sfondo spettacolare del panorama greco. Per mostrare come si muovevano con queste grandi lance, avevo bisogno di spazi grandi orizzontali: era il modo giusto per raccontare la storia. Lo sapevo da subito. Quando ero un bambino, c’era un test per capire cosa saresti diventato. Io sapevo già di voler fare il fumettista, ma mi suggerirono ‘architetto’ e ‘artista’, perché mi piace così tanto la struttura. Penso ai miei progetti come oggetti fisici”.
Frank Miller a Lucca C&G 2023: come nasce Sin City
Sin City è un graphic novel in cui Frank Miller evolve il proprio stile, anche per via di influenza europee e sudamericane: da Breccia a Pratt. “Possono nominare due cose che hanno portato tutte queste influenze nella mia vita. La prima l’apertura del Forbidden Planet, una fumetteria che portava i fumetti del mondo a New York. Lì ho scoperto Pratt, Manara, Breccia, Munoz. Soprattutto i lavori di Munoz mi rapirono, c’era emozione, non c’era paura. Studiando Breccia e Battaglia, mi fece venire voglia di giocare come un bambino con inchiostro e colori. Volevo diventare più emozionale, non solo illustrare”.
Miller sull’intelligenza artificiale e il digitale
Quando gli chiedono cosa ne pensa del ruolo dell’artista in un mondo di intelligenza artificiale, la risposta è categorica: “Non ci penso all’AI”.
Poi continua: “Mi interessa come può semplificare il lavoro. Ma non penso che sappia disegnare, di sicuro non sa creare storie, non ha quei difetti e stranezze che ci rendono umani. E poi non mi piace pensare a cose che potrebbero rimpiazzare persone come me”.
Quando Simone Bianchi chiede di una sua dichiarazione, nel libro di conversazioni con Will Eisner, riguardo l’importanza di sporcarsi le mani nel disegno (cosa che non succede per chi disegna in digitale), Miller risponde: “Credo che la differenza fra i fumetti, fra la stampa e altri media, vada celebrata. Se è vero che tutti i media si contagiano, dovremmo abbracciare quello che solo noi possiamo offrire. In inglese si dice ‘I went home and curled up with a book”. Penso che il successo di cinema e TV abbia permesso alla stampa di diventare più onesti in quello che siamo. Non dovremmo cercare di fare più rumore dei film, visto che non abbiamo il suono. Ogni media dovrebbe usare i propri muscoli. Ma chi scrive e disegna fumetti non dovrebbe sentirsi inferiore: io non l’ho mai fatto”.
Quando Bianchi parla della splendida imperfezione dei fumetti rispetto ai film, Miller spiega: “I film sono il media più potente mai visto. Sono più intimi, ci sono veri attori. Quando Star Wars arrivo sugli schermi creò un universo. Anche Superman, il figlio dei fumetti, diventò incredibile al cinema. Quindi non voglio dire cosa è meglio fra cinema e fumetto. Sono fratelli, è importante che gli artisti possano scegliere uno o l’altro media.
Frank Miller Present, la nuova casa editrice dell’autore
Da poco, Miller ha aperto una casa editrice, Frank Miller Present, che dà spazio ad autori emergenti. Ma si divertirà tanto come editore quanto ha fatto come scrittore? “Mi emoziona in modo diverso, ma con la stessa intensità. È un modo per raggiungere nuovi talenti, per trovare nuovi tipi di fumetti”.
Il ricordo delle fiere del fumetto del passato
Come dicevamo, Frank Miller conosce bene Lucca e ha visitato per decenni fiere del fumetto in tutto al mondo. E riflette su come siano cambiate, sia negli Stati Uniti che da noi in Europa. “Sono diverse, non ce n’è una migliore delle altre. Quelle del passato erano più intime, un po’ mi piacerebbe avere ancora quel tipo di rapporto. Le più recenti sembrano più un circo, potrebbero concentrarsi di più sui fumetti. Ma hanno più energia, hanno più successo. Io apprezzo entrambe”.
E il pubblico sembra apprezzare lui, chiudendo l’incontro con un forte applauso.