La ricerca del consenso è ciò che muove le grandi industrie, i grandi franchise, fin dagli arbori dei tempi: politica, musica, cinema, intrattenimento. Quattro settori in cui il pubblico la fa da padrone a seguire i grandi numeri. I ringraziamenti vanno sempre a quelle teste misteriose e oscure tra la massa, a quelle persone senza cui non ci sarebbe alcun risultato, in una fotocopia dialettica che sa di già visto in ogni discorso. Ci sono eccezioni, senza dubbio, ma lì rientriamo nel campo dell’integrità, etica o artistica, e i grandi numeri la rifiutano, dovendo a volte accontentarla, proprio quando è l’onda massiva stessa a celebrarla. Circoscriviamo la discussione, prendiamo in esame soltanto il settore cinematografico e proviamo ad analizzare la semplice domanda: inseguire i fan o andargli contro?
L’equazione del cucchiaio di Matrix
Già posta così è conflittuale, perché delinea solo due strade, senza lasciare sbocchi ad altre possibilità. Proviamo a vederla così: inseguire il consenso o rimanere integri nella propria visione? Riflettiamo quindi sulla parola integrità, anche se sia da spogliare dell’accezione positiva che per consuetudine le si affibbia. Per integro si intende intero, un punto saldo della propria visione. È naturale che nella stesura di un’opera i pensieri siano molteplici, ultimo ma non meno importante per la riuscita è anche il pensare alla ricezione del pubblico. Dibattiti di critica e spettatori sono spesso divisi. Andando a sviscerare oltre si porrebbero anche ulteriori domande: chi accontentare? Ci stiamo addentrando nella tana del Bianconiglio e non sappiamo quanto durerà l’analisi. Proviamo a mettere un altro punto, un altro paletto nella discesa. La risalita è importante in egual modo.
Franchise: parte tutto dai fan
Il discorso sull’accontentare i fan o meno è lecito se e solo se esiste una fanbase ben precisa. Escludiamo quindi le opere prime, le vergini dell’industria, e concentriamoci soltanto sui generatori di denaro a profusione. Non importa a che seguito siamo, a che reboot assistiamo o se si tratti solo di un prequel ben studiato. Quando ci si avventura in un mondo amato le possibilità di far danni si alzano a livello esponenziale. Decidere di seguire la curva è la scelta finale di un’accurata analisi del terreno. Ghostbusters, Star Wars, Terminator, Star Trek, Harry Potter, Matrix… Gli esempi delle infinite decisioni prese per attingere a franchise di successo si sprecano sulla ruota del tempo, sull’altare della non morte. Parafrasando creativamente il famoso postulato, “Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma”, nel mondo dell’intrattenimento funziona così, “Niente finisce davvero, tutto continua, tutto si trasforma”.
La ricerca del cuore del successo
Perciò si parte dall’assunto che ci stiamo invischiando con le mani in materiale radioattivo, romanticamente appiccicoso e delicato. Non vogliamo intossicarci o sporcarci, ma portare ad una nuova forma quel nucleo pieno di radiazioni. A maneggiarlo dovrebbe essere solo un esperto della materia, o presunto tale. Lì sta il punto focale della situazione: chiunque maneggi quel materiale sa cosa sta facendo? Tutti hanno detto di si, molti hanno fallito. Saper leggere cosa chiede il pubblico non è sinonimo di successo, saperli sorprendere anche. Non conta cosa pensi la massa, non conta cosa pensi l’esperto, conta soltanto la materia. Se è instabile o destinata ad esplodere lo sarà, a prescindere da qualsiasi processo debba affrontare. Se al contrario è stabile, il punto di equilibrio sarà più facile da raggiungere, più facile mantenerlo tale.
Franchise: ci vuole rispetto
Ecco perché molti franchise hanno fallito: accontentare tutti vuol dire soddisfare nessuno. Parallelamente partire a bastian contrario non porta risultati certi, se non in un personale senso di superiorità. Un’opera non è giudicabile dalla resa sul pubblico, l’intrattenimento prodotto però si. Cercare di capire cosa sia ciò che si sta maneggiando è il primo compito dei cosiddetti esperti. Il rispetto dei fan, il non volerli accontentare di base, due posizioni che non si escludo se ben informati. C’è chi si aspetta di essere sorpreso e chi invece vuole essere rassicurato. Il bilanciamento è doveroso, ma l’agire è necessario. Il portarsi verso un’evoluzione diversa, un piccolo passo fuori dall’ordinario.
Gettare le basi per una rinascita, farlo anche partendo dalle vecchie solidità è giusto. L’unica colpa non perdonata è l’immobilità, l’estetica fine a se stessa, l’autoreferenzialismo di certi esperti. Deve funzionare, prima a livello emotivo, poi il gioco è fatto. Deve avere un senso e allo stesso tempo narrare qualcosa di inatteso. Bisogna essere scioccati, sorpresi, colti alla sprovvista, sfidati e poi coccolati, rassicurati, con quella mano gentile che tanto cerchiamo. Il rispetto è alla base del processo, poi le scelte sono discutibili, ma se fatte con rispetto saranno capite. L’arte di accontentare alla lunga stanca, ma se non usata incrina i rapporti. Non è facile, nessuno ha mai detto che lo sarebbe stato.
- Inguanzo, Ozzy (Autore)
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