Nella mini-maratona di qualche settimana fa abbiamo osservato Hideaki Anno prendere la sua creatura prediletta e trasformarla in qualcosa di non irriconoscibile, ma comunque differente, qualche volta con uno strato di makeup computerizzato che servisse da aggiornamento, qualche altra volta cambiando qualche piccolo dettaglio cosmetico, come la differente progressione degli Angeli, e qualche altra volta con poderosi interventi chirurgici che stravolgono eventi e personaggi in modi imprevisti.
Ieri sera è stata la volta del terzo film della tetralogia della reimmaginazione cinematografica di Neon Genesis Evangelion, intitolato 3.0: You Can (Not) Redo. A differenza del primo film, che è una più o meno fedele ricapitolazione della prima parte della serie, e del secondo, che inizia a discostarsene avendo però cura di seguirne gli eventi intervenendo solo dove serve per piegare la trama in modo nuovo (e a preparare gli eventi successivi), questo terzo film si sgancia completamente dalla pesante eredità narrativa della serie, iniziando con un flash forward di quattordici anni e presentandoci un mondo sensibilmente cambiato… ma non vi diciamo né come, né da chi.
Apprezziamo la scelta di Anno: il risultato non è solo una storia veramente nuova, capace di prendere in contropiede anche lo spettatore più sgamato, anche chi ha imparato a memoria il Red Cross Book, anche il più grande esperto di esegesi dei testi sacri, ma è anche un film più riuscito perché meno imbrigliato in un intreccio che per esplicita scelta dell’autore è proprio ciò che vuole essere superato con questo rifacimento.
Cosa comporta una storia nuova quando si parla di Evangelion? Esattamente come con la serie: preparatevi a eventi sbalorditivi, sviluppi estremamente criptici, momenti semplicemente incomprensibili e un gran mal di testa. Vi troverete a condividere al cento per cento l’espressione perplessa e concentrata di Kaworu quando, a un certo preciso punto del film, si trova a sua volta di fronte a un risvolto inaspettato e incomprensibile degli eventi che lui, come noi spettatori, fatica a capire. Non sentitevi inadeguati, dunque. Questo film è pensato e concepito per essere di lettura estremamente difficile, per essere visto e rivisto più volte alla ricerca di quei microscopici dettagli che si spera facciano luce su qualche mistero (ma che probabilmente non fanno altro che generarne di nuovi) e per poter essere al massimo interpretato, mai capito fino in fondo. Questo gioco, se lo accettate, può diventare anche entusiasmante. Cogliere il dettaglio risolutivo vi farà sentire fieri di voi stessi, così come avere la sensazione di aver capito qualcosa (ma spesso avrete fatto il passo più lungo della gamba, esattamente come Shinji in questo film, nella stessa scena che citavamo prima).
Per citare un altro autore di fantascienza che idolatriamo (e per non essere da meno con le citazioni criptiche), questo è un film molto difficile da grokkare.
Con il rischio di scivolare nel sacrilego (ma visto il tema, sarebbe anche appropriato), ci spingiamo a dire che il paragone più azzeccato è quello con 2001: Odissea nello Spazio. Anche in quel caso l’autore si confronta con il complesso tema dell’evoluzione del genere umano, della nascita della vita sulla Terra e della natura del divino; e anche in quel caso sceglie di trattare tale tema in maniera criptica, occulta, lanciando messaggi e riempiendo l’opera di riferimenti che solo in pochi iniziati sono in grado di cogliere. Uno dei riferimenti che abbiamo colto in Evangelion 3.0 è indicativo: i pasti di Shinji sono un chiarissimo rimando proprio a 2001, dove gli astronauti mangiano identici preparati sintetici serviti in identici vassoi bianchi. Sappiamo che Anno è un uomo ben lungi dall’esercitare la modestia e altrettanto avvezzo a non lasciare nulla al caso: ci sembra quindi facile intravvedere una dichiarazione d’intenti celata nel cameo delle brodaglie colorate. Ambizioso? Senz’altro. Ma non del tutto campato in aria.
Ci sarà senz’altro da aspettare il seguito, il capitolo (teoricamente) finale della serie cinematografica. Siamo certi che troveremo risposte alle domande che abbiamo, indizi per misteri che ancora non abbiamo identificato come tali e naturalmente un’altra vagonata di domande, dubbi e quant’altro. Ma è questo il bello, ed è per questo che esiste Wikipedia!