Il true crime appassiona sempre più fan, la cronaca nera è sempre più al centro delle discussioni. Ma c’è qualcuno che di questa passione ne ha fatto un lavoro, anzi una vera missione: Elisa De Marco, che con il suo canale YouTube e podcast Elisa True Crime racconta di omici e violenze, ma sempre mettendo al centro il ricordo delle vittime e per sensibilizzare chi ascolta. Durante una chiacchierata con la stampa, De Marco ci racconta come crea i contenuti di Elisa True Crime e i valori dietro questa passione diventata lavoro.
Elisa De Marco racconta la passione per il True Crime a Lucca 2023
Tre anni fa Elisa De Marco inizia a pubblicare video sul suo canale YouTube “Elisa True Crime”. Il successo è rapido e trascinato dalla crescente passione per il true crime e dalla sua capacità di racconta: ad oggi il canale conta quasi 900.000 iscritti. Il format è diventato anche un podcast, prodotto da OnePodcast, che in pochissimo tempo ha raggiunto tantissime persone. Con una community varia, ma formata all’80% da donne.
De Marco racconta storie di cronaca nera, misteri e casi irrisolti. E all’inizio di ogni puntata spiega quali sono i suoi obiettivi con questo podcast: informare, diffondere consapevolezza e onorare le vittime dei casi trattati. Questo approccio le ha fatto vincere l’anno scorso un Webboh come Creator dell’Anno. E sempre nel 2022 ha pubblicato il suo primo libro, “Brividi – Storie che non vi faranno dormire la notte” (Mondadori Electa).
Elisa De Marco si racconta a Lucca 2023
Da podcast girato in solitaria durante la pandemia, a successo enorme, con tantissimi fan che le chiedono una foto o un autografo al Lucca Comics & Games 2023. Un percorso in rapida crescita, che stupisce ancora un po’ anche Elisa. “È stato tutto inaspettato, ho iniziato per terra con lo smartphone, senza luci e attrezzatura. Sono grata: mi dà l’opportunità di lanciare messaggi positivi. Ancora oggi fatico a crederci”. Un percorso che continua con una nuova stagione. “L’ultima stagione affronta le relazioni tossiche, perché riguarda tutti. Difficile trovare persone che non abbiano avuto problemi in amore, lavoro o amicizia”.
De Marco ci spiega che l’esigenza di questo tema in questa stagione lo sente proprio. “Capita spesso che qualcuno mi dica grazie per aver aiutato a capire di essere una relazione tossica. Io ci sono passata e quando è capitato a me non avevo consapevolezza – mi sarebbe piaciuto avere una youtuber o una persona di cui mi fidavo per riconoscere il narcisismo. Metto tanta passione nei video perché sento forte questa responsabilità”.
In passato ma ancora oggi, De Marco ha messo al centro diverse storie al femminile. “Penso sia importante conoscere storie sia in cui la donna è vittima – purtroppo sempre attuale, anche questa stagione sui rapporti tossici ha storie così. Ma anche capire cosa succede quando la donna è carnefice”.
La responsabilità di raccontare storie di cronaca nera
Durante la conferenza, si parla di come spesso la cronaca nera diventi un terreno fertile per ipotesi campate in aria, se non si fa bene. Ma De Marco ha le idee chiare: “Io non sono criminologa. Racconto storie: non potrei parlare di teorie investigative senza averne le competenze. Sono sempre storie reali, potrebbe essere pericoloso. Anche se in alcuni casi, parlare di vecchi casi come quello di Emanuela Orlandi, discutere di possibili soluzioni permette di mantenere alta l’attenzione. Ma senza calarsi nei complotti”.
L’esempio del caso Orlandi non è casuale. Elisa True Crime torna a parlarne durante le domande che le rivolgiamo alla conferenza. “Sicuramente vorrei approfondire il caso Orlandi, magari collaborando anche con il fratello. Ho alcune cose che non ci stavano nel video ma che vorrei approfondire. È un caso che mi ha accompagnato per tutta la vita. Ci sono troppe ingiustizie riunite in caso solo”.
Ma in tutti i suoi casi, De Marco mette le persone al centro. “Penso che sia rispettoso per la vittima partire della persona, di com’era prima del delitto. Spesso ci sono tantissime informazioni sul delitto ma poche sulla persona. Non mi piace ricordarle solo come una pagina di cronaca nera. Per quanto riguarda i killer, mi piace partire dall’infanzia perché spesso inizia lì. La trovo più interessante del crimine in sé. Per me la curiosità sta nel capire l’origine di quello che è successo”.
Elisa True Crime, una passione diventa professione
Elisa De Marco ci spiega che il suo canale YouTube nasce in un momento speciale: senza le giuste circostanzi, forse non avrebbe pubblicato il primo video. “Ci sono tante concomitanze che hanno fatto nascere questo podcast. Ero in Cina, in lockdown, senza lavoro per la situazione che c’era lì, isolata dai miei amici in Italia. Mi ha tolto tutte le scuse per mettermi davanti alla telecamera con zero follower, scacciando tutti i pensieri intrusivi”.
Da lì in poi il successo del pubblico, ma anche maggiori responsabilità. “Mi sono sempre scritta un testo, all’inizio solo i concetti base e poi andavo a braccio. Oggi c’è un lavoro autorale dietro: mi preparo uno script e seguo quello che mi sono preparata. È cambiato anche il mio modo di fare ricerca, man mano che cresceva la responsabilità che mi sentivo addosso nel raccontare queste storie. Anche per questo alcuni vecchi video li ho cancellati, ho standard diversi oggi”.
Inoltre, di recente ha investito più risorse nella ricerca: “Ormai abbiamo una ragazza che mi aiuta nella ricerca delle fonti. Su internet si può trovare tutto, ma voglio anche leggere libri sui casi che seguo, guardo i documentari – spazio su tutti i media. Anche se non guardo mai video YouTube sui casi, perché rischi l’effetto telefono senza fili. Se ci sono poi dati giudiziari pubblici li approfondisco sempre”.
Tanto che alcuni casi hanno una gestazione lunga prima di diventare video. “Ci sono casi che ho messo in standby, perché richiedono troppo tempo. Pubblicando ogni lunedì, per i casi più lunghi devo lavorare in parallelo. Ne ho uno a cui sto lavorando da un anno. A volte ci impieghiamo di più per cercare risorse che richiedono più tempo”.
Specie se lavora a contatto con le famiglie delle vittime, qualcosa che le piace molto fare. “I casi che faccio in collaborazione con le famiglie mi rimangono dentro di più, anche se non posso dire di averne uno preferito. Sono storie speciali”.
Determinazione, ma anche attenzione a come si raccontano queste storie
Parlando di chi come lei vuole lavorare nel mondo del true crime, spiega: “A una persona che vuole lavorare nel mondo del true crime direi di seguire la propria passione. Bisogna restare coerenti a quello che senti nella pancia, senza ascoltare quello che ti dicono gli altri – pur fidandosi delle persone che ti conoscono e conoscono il tuo istinto”.
Ma senza rinunciare alla qualità del prodotto. Non basta leggere una pagina di Wikipedia e poi andare su TikTok. “Ognuno è responsabile di quello che butta fuori: dell’energia che ha e dei contenuti che crea. Ma il pubblico non è stupido: se sbaglio me lo fanno notare subito, richiedono standard alti. Ad oggi c’è una sensibilità molto sviluppata su questo tema”.
Elisa De Marco: non sempre è facile parlare di true crime
Le storie raccontate da Elisa spesso sono molto forti. Tanto che alcuni suoi ‘colleghi’ del true crime hanno detto di aver intrapreso percorsi di terapia. “Io andavo già dal terapista, ma di sicuro è una sfida. A volte di immedesimi con la vittima o con le persone coinvolte nel caso, diventa quasi una questione personale. Ti rimangono attaccate addosso. Io mi trovo sempre a imparare da queste storie, ma a mio marito dico sempre che ho bisogno di ‘sciacquarmi il cervello’, magari guardando trasmissioni più semplici e divertenti”.
A questo si aggiungono, purtroppo, i fan tossici del genere, che sfogano il proprio odio online. “Per fortuna non ho mai ricevuto minacce sul web. Anche se c’è chi mi ha detto cose tipo ‘spero che muori per fare un podcast su di te’. Io non li prendo sul serio, ma hanno un impatto sulla mia salute mentale. Non so se esiste qualcuno che riesce a farsele davvero scivolare addosso, specie chi è molto più famoso di me. Devo fare un lavoro per gestirli, a volte alcune tentano di rovinarmi la giornata. Però non leggerli significherebbe anche rinunciare a quelli positivi o alle critiche davvero costruttive”.
Dove nasce una passione
Elisa True Crime ci spiega che tantissimi trasmissioni di true crime l’hanno fatta appassionare, anche se non prende troppa ispirazione da loro. “Crescendo guardavo tantissimo Lucarelli, anche se avevo già la passione del true crime prima di Blu Notte. Ma non ho mai cercato di emulare il suo stile: uso un tono molto semplice. Quindi non mi ispiro a giornalisti di cronaca nera, anche se mi hanno fatto appassionare”.
La passione per il sovrannaturale invece, vista di recente nella sua rubrica di ottobre, nasce dai film horror. “Io sono appassionatissima di horror da bambina, li guardavo con mia nonna a un’età non consigliabile. Nel mese di ottobre abbiamo dedicato ogni venerdì un video dedicato al sovrannaturale, ma resta una rubrica estemporanea. Il focus del canale resta il true crime, ma ogni tanto mi piace raccontare queste storie interessanti”. E spiega: “Il film giapponese The Grudge è l’horror che mi ha più spaventata, ogni volta che scende il buio mi rivedo le scene”.
Ma anche una passione forte come la sua ha bisogno di supporto. “Mia mamma è appassionata di true crime, quindi mi ha sempre aiutata. Anche se era preoccupata quando ho lanciato il canale: ‘e se gli assassini ti vengono a cercare’. E poi mio marito mi ha sempre supportata in tutti i modi, pur non essendo appassionato. È stato lui che mi ha convinto ad acquistare una videocamera invece di usare lo smartphone per le riprese. Mi ha sempre aiutato e sostenuto”.
Con ottimi risultati, stando ad ascoltare le puntate di Elisa True Crime.