Siamo entrati in sala per la visione di Dungeons & Dragons: L’onore dei ladri con una certa trepidazione. La meta che il film si propone di raggiungere è importante: riportare D&D sul grande schermo in una veste nuova, eccitante ed intrigante per chi non ha mai aperto un manuale in vita sua e contemporaneamente fedele e rispettosa per tutti i fan di vecchia data.
Diciamo “ri”-portare, perché un primo tentativo già c’era stato nel lontano 2000, con l’indecente Dungeons & Dragons e i suoi due sequel. Stiamo parlando di più di vent’anni fa, di acqua sotto i ponti ne è passata e D&D stesso è passato dall’essere un hobby di nicchia a cui partecipare un po’ di nascosto, sotto gli sguardi confusi e derisori dei babbani, a un fenomeno culturale di proporzioni davvero notevoli.
Da un lato, questo vuol dire che Dungeons & Dragons: L’onore dei ladri ha un unico precedente davvero comodo da superare, ma dall’altro significa anche che le aspettative sono decisamente più grandi. Ora ve ne parliamo nel dettaglio, ma non vogliamo tenervi col fiato sospeso: il film funziona. Ce l’hanno fatta!
Dungeons & Dragons: L’onore dei ladri, il party e la quest principale
Il film, e ci mancherebbe altro, ha come protagonisti un gruppo di personaggi le cui strade di vita si incrociano nel più imprevedibile dei modi. Abbiamo Edgin, un bardo che ha abbandonato la fazione degli Arpisti dopo aver perso la moglie, Holga, una barbara delle brughiere che è stata esiliata dalla sua tribù, Forge, un attempato furfante specializzato nell’inganno. Infine Simon Aumar, un giovane stregone un po’ imbranato, che vive con la costante consapevolezza di non poter essere all’altezza del suo leggendario antenato Elminster.
Senza fare troppi spoiler vi diciamo che uno dei loro più ambiziosi colpi andrà decisamente storto, Edgin e Holga verranno incarcerati. dopo due anni in un carcere nella Valle del Vento Ghiacciato (sì, quella!) si troveranno a lottare contro un Forge che apparentemente stava facendo il doppio gioco fin dall’inizio. In questa nuova avventura troveranno l’aiuto di Doric, una tiefling abbandonata dai genitori ed allevata dall’Enclave di Smeraldo, e Xenk Yendar, un indefesso paladino proveniente dal Thay, in lotta contro il regime dei maghi rossi.
Se tutte queste backstory vi sembrano cliché, è perché lo sono, nella maniera più spudorata possibile. Come per molti altri aspetti di questo film, e ci arriviamo, gli autori hanno consapevolmente cercato di inserire quante più strizzatine d’occhio a ciò che effettivamente avviene attorno ad un tavolo quando si gioca a D&D. In questo caso, appunto, i personaggi hanno delle storie decisamente stereotipate, che convenientemente si intrecciano a doppio filo fra di loro nella maniera più improbabile possibile… ma è esattamente quello che in genere succede durante una sessione di gioco.
Attorno al tavolo i giocatori devono consapevolmente stiracchiare la propria incredulità per trovare insieme una giustificazione che permetta ai loro personaggi di andare in giro insieme, e questa stessa operazione è richiesta agli spettatori di questo film. Non l’abbiamo percepito come un difetto, ma come un affettuoso riferimento alla fonte.
Parlando della trama, il discorso è similare: c’è una “quest principale”, che, come da tradizione, contrappone i nostri eroi ad un nemico palese ma con un’oscura minaccia che incombe alle sue spalle, e una serie di “quest secondarie” che si avvicendano ad un ritmo forsennato, unite fra di loro da una serie di coincidenze incredibili, fin troppo convenienti.
- Manuale dell’avventura di 48 pagine contenente tutto ciò di cui hai bisogno per iniziare
- Regolamento di 32 pagine per personaggi di livello 1–3
- 5 personaggi pronti per essere giocati con relative schede
- 6 dadi poliedrici
Il nemico si è inimicato l’Enclave di Smeraldo, dando una comoda scusa perché la druida si unisca al gruppo; il party necessita di un artefatto, che guarda caso era in possesso della tribù di Holga; questo artefatto è stato consegnato ad un paladino, che guarda caso viene da Thay; mentre viaggiano, guarda caso passano di fianco ad una cittadina dove ci sono degli affari personali lasciati in sospeso…e così via.
Si passa quindi da uno scenario ad un altro, da una location all’altra e il focus passa da un membro all’altro del gruppo, in maniera apparentemente fin troppo rapida, facendo risultare il film apparentemente fin troppo “denso” e poco coerente, ma siamo convinti che sia una precisa scelta degli autori, perché è precisamente quello che succede durante una campagna di D&D!
Giocando, ci si trova a passare da una quest all’altra, alla ricerca di questo o quell’oggetto magico, finendo per visitare i luoghi più lontani e apparentemente andando fuori strada rispetto all’obiettivo principale. Al tavolo, questo avviene per permettere ai giocatori di esplorare, trovarsi in situazioni interessanti, “giocare”: i personaggi vogliono risolvere i loro problemi per la via più lineare e rapida possibile, e il ruolo del Dungeon Master è fornire scuse e pretesti per allungare il racconto e far divertire i giocatori, poco importa quanto artificiosi possano risultare gli ostacoli e le deviazioni dal percorso.
Allo stesso modo, questo film potrebbe apparire un po’ all over the place, ma non è altro che una serie di pretesti per mostrare agli spettatori un mondo magico e pieno di assurde meraviglie. Mai come in questo caso l’uso spudorato e quasi esplicito di MacGuffin è appropriato e divertente.
Quanto D&D c’è in Dungeons & Dragons: L’onore dei ladri?
Oltre al generale feel del film, dato come abbiamo visto da personaggi, situazioni e ritmo narrativo, Dungeons & Dragons: L’onore dei ladri è pieno zeppo di riferimenti al materiale da cui ha preso spunto. L’ambientazione è quella dei Forgotten Realms: lo è esplicitamente, e il mondo di Faerun è ricreato in modo assai notevole. Il film sfrutta ogni possibile pretesto per portare gli spettatori a spasso per la Costa della Spada e non solo. Oltre la già citata Valle del Vento Ghiacciato, vedremo Thay, Neverwinter e persino il Sottosuolo, per quanto brevemente.
Non è necessario conoscere nulla della lore del mondo dei Forgotten Realms e se dobbiamo essere sinceri il livello di approfondimento è assai scarsino: Neverwinter potrebbe essere sostituita da qualsiasi altra ricca città, i Maghi Rossi potrebbero essere qualsiasi altro gruppo di maghi malvagi e così via. Non aspettatevi, insomma, di dover fare uso della vostra conoscenza enciclopedica: non vi sarà utile conoscere nomi e generalità degli Zulkir di Thay, sapervi destreggiare fra le mille organizzazioni di Faerun o ricordare a memoria i mesi del Calendario delle Valli!
L’ambientazione dei Forgotten Realms è una sorta di “skin”, un modo per lasciar cadere qualche nome pesante. Sentirete parlare di Lord Neverember, del Culto del Drago, di Szass Tam, di Baldur’s Gate e Waterdeep e così via, ma senza che questo abbia un impatto troppo consistente su quello che nasce come film generalista, e rimane tale fino alla fine. Comunque, mentiremmo se non ammettessimo di aver provato una certa emozione nel vedere Neverwinter in tutta la sua gloria, con tanto di Monte Hotenow annesso, o i tatuaggi dei maghi rossi, o l’immancabile mappa di Faerun.
Il film dimostra questo stesso tipo di adorabile ruffianaggine nei continui easter eggs presenti più o meno in ogni scena: dai rugginofagi che si contendono una placca di metallo ai divoracervelli del Sottosuolo, dalle spettacolari belve distorcenti all’immancabile mimic, dagli aarakocra (chiamati per nome, non uomini-falco o simili brutture!) ai dragonidi, dai dungeon ai draghi, non passa attimo in cui il film non ricordi al suo pubblico quale sia il brand da cui prende le mosse.
Abbiamo in particolare apprezzato un riferimento al vecchio cartone animato degli anni Ottanta e una geniale e nascostissima citazione da Critical Role (non ve la sveliamo, ma è nella scena dello spettacolo di magia di Simon!).
Sei un Mago Rosso, Harry!
Menzione speciale per la resa a schermo della magia, che ci è proprio piaciuta. Come abbiamo accennato, i Maghi Rossi di Thay hanno un ruolo molto importante nella storia ed uno dei membri del party è uno stregone nelle cui vene scorre il sangue di Elminster Aumar. Questo fa sì che la magia arcana sia molto ben rappresentata, e, per il nostro sollievo, resa molto bene.
Gli incantesimi sono riconoscibili: se giocate a D&D, fin dalle prime scene vi sarà possibile dare un nome ai vari sortilegi che vedrete e questi funzionano in maniera sorprendentemente accurata. Pare che ciò sia frutto di una precisa scelta degli autori, che hanno fatto di tutto per implementare le stesse meccaniche presenti nel gioco da tavolo.
Gli incantatori devono concentrarsi sui loro incantesimi, questi hanno componenti somatiche, verbali, è possibile contrastarli e così via… Si fa anche esplicitamente menzione del processo di sintonizzazione con gli oggetti magici, che ha un ruolo non secondario nella trama del film.
Naturalmente si sono presi qualche libertà per riadattare le regole alle esigenze di trama: il bardo non sembra essere in grado di lanciare incantesimi di alcun genere, la druida può apparentemente “spammare” la sua forma selvatica a volontà e ci sono delle fantomatiche “spade” dei Maghi Rossi che non consentono alla magia divina di riportare alla vita chi è stato trafitto da loro. Tutto sommato niente di troppo fastidioso.
Dungeons & Dragons: L’onore dei ladri, tiro salvezza superato
Ok, ammettiamolo, la classe difficoltà non era poi così alta: si trattava di portare a schermo un film fantasy d’azione, che non si prendesse troppo sul serio, e infarcire tutto con una corposa dose di riferimenti ed easter eggs per far contenti i fan. Insomma, prendere la “formula Marvel” e applicarla al brand di Dungeons & Dragons. Ma siamo contenti di confermare che il tiro salvezza è stato superato.
Il film è davvero piacevole, i dialoghi sono ben scritti, a tratti brillanti, il ritmo è veloce, forse troppo, ma senz’altro non c’è tempo per annoiarsi. I personaggi sono abbastanza interessanti e i villain abbastanza odiosi da farvi appassionare ad una trama che non prova nemmeno ad andare al di là di essere un robusto pretesto per passare da una scazzottata all’altra, da un furto all’altro.
Ciò che speravamo fosse vero, e che vero si è rivelato, è che questo film non si prende sul serio. Il tono divertito e scanzonato viene stabilito all’inizio, e si mantiene fino alla fine: i nostri eroi prendono in giro, si prendono in giro, vengono presi in giro. Il film ha un cuore e un messaggio, semplice e per nulla pretenzioso, ma non vuole essere altro che puro intrattenimento.
Il più grande “avversario” di questo film è senz’altro The Legend of Vox Machina, la serie animata di Critical Role: in quel caso, il tono è assai più epico, profondo e per molti versi drammatico, nonostante l’assurdo livello di caos che si raggiunge. Dungeons & Dragons: L’onore dei ladri non ha simili ambizioni ed è senz’altro un prodotto meno hardcore, ma anche meno di nicchia.
Questo è lo spirito con cui vi consigliamo di andare a vedere Dungeons & Dragons: L’onore dei ladri, magari coinvolgendo tutto il vostro gruppo di D&D!
- Manuale dell’avventura di 48 pagine contenente tutto ciò di cui hai bisogno per iniziare
- Regolamento di 32 pagine per personaggi di livello 1–3
- 5 personaggi pronti per essere giocati con relative schede
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“Senza fare troppi spoiler”… Intendevi la frase fino al punto? In tal caso ok… 😀
Comunque… Mi trovo abbastanza d’accordo con tutto il riassunto e le osservazioni fatte… L’unica mia speranza è che ci sia poi un’altra “campagna”… E che la wotc Italia impari dal doppiaggio del film che certi nomi non vanno tradotti nei libri del gioco… (Tipo: Neverwinter/Verdinverno, Waterdeep/Profondacqua, Triboar/Triverro…)