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Questa settimana ha fatto il debutto sulle principali piattaforme la nuova stagione di Dungeons & Deejay. Il podcast, come suggerisce il titolo, è incentrato su una campagna di Dungeons & Dragons che ha coinvolto diverse celebrità, alle prese con villaggi da salvare e draghi da sconfiggere. Per l’occasione abbiamo avuto l’opportunità di chiacchierare con Francesco Lancia, il Dungeon Master di questa avventura. Curiosi di scoprire cosa ci ha raccontato?
Che cos’è Dungeons & Deejay?
Prima di addentrarci nella nostra intervista, facciamo un po’ di ripasso. Dungeons & Deejay è un progetto di OnePodcast, che vede Francesco Lancia guidare alcune celebrità alla prima esperienza con il gioco di ruolo in una campagna fantasy. Le diverse sessioni sono state registrate, montate, arricchite di inserti ed effetti sonori e poi pubblicate lo scorso maggio con un ottimo riscontro di pubblico.
Ad affrontare la sfida sono stati inizialmente quattro personaggi del mondo dello spettacolo, che insieme hanno formato la affiatatissima Compagnia della carriola. Rocco Tanica ha impersonato il bardo Morbegno Perlalegalità, Victoria Cabello ha indossato i panni di Larosanna Butanqul, Brenda Lodigiani si è trasformata nella ladra Candelora Grattaciottoli e infine il ruolo del mago Erpe Nombra è andato a Matteo Curti. Come è tradizione questa seconda stagione porta alcune novità e così al cast/party si è aggiunto Francesco Costa, vicedirettore de Il Post, nei panni del druido Shenron Walsh.
Si può intuire facilmente da alcuni dei nomi scelti dai giocatori come il tono di Dungeons & Deejay sia decisamente leggero, nella più classica delle atmosfere da gioco di ruolo tra amici. Tuttavia, la scelta di inserire (con effetti audio diversi) i pensieri del Dungeon Master e la spiegazione delle regole, lo rende un’esperienza d’ascolto particolarmente intrigante, capace di offrire una prospettiva diversa agli appassionati di GDR e di fare scoprire questo mondo a chi non ci si era mai avvicinato.
Tra improvvisazione teatrale, anteprime cinematografiche e podcast
Ora che siamo tutti perfettamente allineati, tuffiamoci nell’intervista con Francesco Lancia, Dungeon Master di Dungeons & Deejay. È stata una chiacchierata lunga ma leggera, in cui ci siamo divertiti a scambiarci anche qualche aneddoto sulle nostre disavventure tra i dadi a venti facce. Ecco cosa ci ha raccontato…
Torniamo all’inizio di tutto: qual è stato il tuo pitch per Dungeons & Deejay? Come l’hai proposto ai produttori e al cast?
È una bellissima domanda. La questione è andata così: noi per contratto, come voci di Radio Deejay dobbiamo fare un certo numero di podcast all’anno. Quando mi è stata detta questa cosa mi sono detto: “OK questa è una buona occasione per fare una cosa che mi diverte”. Quando mi hanno chiesto delle proposte, io ho detto al buon Antonio Visca, che diciamo è il capo di One Podcast, la divisione podcast di Deejay: “Guarda, io vorrei fare questa cosa matta: vorrei prendere quattro celebrità che non hanno mai giocato di ruolo e farle provare”.
È come se avessi detto: “Io voglio andare su un pianeta sconosciuto, con dei mezzi che non abbiamo ancora”. Questa cosa già esiste e noi Nerd lo sappiamo, esistono tanti esempi di questo tipo: Critical Role ma anche progetti italiani come Inntale o Aletheia con Claudio Di Biagio… Ma nonostante questo ovviamente nel mondo Deejay non ne avevano idea, perché sono due ambiti separati.
Allora io gli ho detto: “Guarda prendo quattro persone, le metto attorno a un tavolo, le faccio giocare a un gioco di ruolo, cioè gli faccio interpretare dei personaggi, li guido io nell’avventura e poi la registriamo, la montiamo e viene una cosa molto bella, perché c’è la divulgazione di un gioco e contemporaneamente raccontiamo una storia”.
Ho convinto One Podcast e a questo punto però sono andato io da Hasbro/Wizards of the Coast a dire che avevo questa idea. “Che ne dite se la facciamo con voi? Anche perché voi siete proprietari del brand Dungeons & Dragons, che secondo me è il gioco di ruolo che arriva più facilmente alle masse”. Perché comunque tramite Stranger Things e altre cose lo hanno già sentito nominare. Loro entusiasti dell’idea hanno apprezzato e cavalcato questa cosa e mi hanno lasciato carta bianca per fare quello che volevo.
Approfittando del fatto che Wizards of the Coast non fosse pienamente al corrente delle dinamiche radiofoniche e OnePodcast non fosse pienamente al corrente delle dinamiche GDR, io mi sono quindi infilato in un’apertura tra i due mondi e mi sono messo lì. Mi hanno lasciato fare tutto! Ho fatto io il casting, ho scelto io la storia, ho montato io le puntate insieme a Daniele Palmieri. Abbiamo fatto tutto da soli e quello è stato veramente un lavoro che definirei “di artigianato”.
Come l’ho proposto ai ragazzi, cioè Victoria, Brenda, Rocco e Matteo? Loro si fidano perché comunque avevamo già lavorato insieme, mi sono conquistato nel tempo un po’ di fiducia. Quindi sono riuscito a convincerli facilmente, nonostante loro non avessero alcuna idea di che cosa fosse, con un “fidatevi che viene una roba carina”. Per cui si sono seduti e fidati.
E la stessa cosa è avvenuta con Linus: quando gli ho spiegato il progetto, lui non aveva idea e mi ha detto “Mi fido, non fai quasi mai delle cose brutte, quindi proviamo anche questa avventura”. E alla fine direi che è andata bene.
Decisamente bene direi! Nella introduzione della prima puntata spieghi che da una parte hai appunto persone che non hanno mai giocato a giochi di ruolo, ma anche tu sono anni che non fai più il Master. Com’è stato ritornare in questo ruolo? Ti sei dovuto confrontare con una nuova Edizione rispetto a quando lo facevi?
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Assolutamente sì. Ho dovuto studiare, andare a vedere vari video su YouTube, tutorial di persone che fanno questo lavoro e non smetterò mai di ringraziarli. Mi hanno rinfrescato come si gioca a D&D. Io l’ho fatto ai tempi del liceo e mi ricordavo il mood del gioco, ma non mi ricordavo le regole, che nel frattempo comunque erano cambiate.
La mia fortuna è che sono vent’anni che faccio improvvisazione teatrale. Il gioco di ruolo è di fatto fare improvvisazione, però seduti intorno al tavolo, invece che sul palco. Molte di quelle dinamiche narrative, le meccaniche di gruppo, le studio da vent’anni e le insegno a mia volta con la compagnia di improvvisazione teatrale, quindi su alcune cose mi sono trovato un pochino avvantaggiato. Però ho dovuto mettermi a studiare le regole.
Tra l’altro la coincidenza davvero ha voluto che ero a Play [una delle più importanti fiere dedicate al gioco da tavolo e di ruolo n.d.R.] l’anno scorso quando era stata appena annunciata Dungeons & Deejay ma ancora non era uscito niente. Vado a vedere un panel e incontro un ragazzo che parlava di D&D con una passione infinita. E quel ragazzo adesso lo conosco, è Zoltar, Christian Bellomo.
Io sono convinto che quando senti parlare una persona con una passione enorme di un argomento, anche se tu non ne sai niente comunque in qualche modo ti trasmette qualcosa. Per cui l’ho visto e gli ho chiesto: “Senti, io sto facendo questa cosa. Ti va di farmi la revisione delle puntate? Magari quando faccio degli errori lo dico che ho sbagliato…”. Lui è stato gentilissimo e si è fatto coinvolgere nel progetto con grande entusiasmo e adesso è diventato consulente di questa cosa. Già lo era l’anno scorso in realtà, ma adesso ancora di più.
Per me è stato bellissimo ricominciare a fare il Master. Non ho neanche sentito troppo la pressione di tutta la community perché – lo dico anche nel podcast – non ho la presunzione di dire io sono il Master più figo del mondo, anzi. Sono probabilmente il più scarso di tutti rispetto a gente che lo fa da giorni, mesi, anni con grande passione.
Semplicemente ero probabilmente nelle condizioni di poter fare questo progetto. Era più facile mettermi io a studiare le regole di D&D che convincere Linus, OnePodcast e Wizards of the Coast a prendere un master molto esperto e fargli dirigere questo progetto. È stato difficile ma è stato molto bello.
Fra l’altro io non l’ho mai detto in realtà, ma io ho continuato a comprare manuali anche senza giocare mai. Io ho manuali di giochi di ruolo a cui non ho mai giocato, ma che comunque da buon collezionista compulsivo compro e ho nell’armadio. Solo perché sono belli da avere. Quindi non ho mai abbandonato quel mondo, anche se negli ultimi quindici anni mi sono più rivolto verso il gioco da tavolo che quello di ruolo.
Spostandoci sull’aspetto più tecnico, com’è nata l’idea dei due – che poi nella seconda stagione diventano tre – inserti audio, cioè le regole, il pensiero del Master e la backstory?
Io volevo fare un podcast principalmente divulgativo. Volevo che fosse un podcast per chi non gioca, non ha mai giocato e anzi – lo dichiaro esplicitamente – per chi aveva un po’ di pregiudizio nei confronti di questa cosa.
Sono un grande fan di quei ragazzi che giocano online e mettono le loro sessioni su YouTube. Ho sempre vissuto però un problema: quelle cose sono molto belle per chi magari già gioca. Per chi invece non capisce bene le regole ci si perde dei passaggi. Allora mi sono sforzato di creare un modo che rendesse comprensibile questo meraviglioso gioco anche a chi non aveva mai giocato.
Quindi mi serviva una voce che spiegasse le regole e una che spiegasse perché il Master faccia determinate scelte. Da qui è venuto da sé, facendo due livelli. Poi i mezzi che ci offre Radio Deejay mi permettono di fare effetti di voce e musiche diverse. L’obiettivo era sempre divulgare, sia lato Master che lato giocatori.
In questa seconda stagione invece ho aggiunto le backstory, perché l’anno scorso io ho preso i giocatori e non gli ho potuto chiedere di incontrarci e costruire nei dettagli il personaggio. È stato tutto molto più improvvisato.
Confidavo – ed è andata effettivamente così – che loro si fomentassero nel giocare per cui quest’anno gli ho potuto dire: “Senti ma ti va se ci vediamo un’oretta prima e facciamo un po’ di backstory del personaggio?”. Loro erano contentissimi di farlo. Per cui io ho deciso di registrarla e usarla. Non solo in puntata ma sentirai che è proprio narrativa, serve proprio per far muovere alcuni passaggi della storia.
Quest’anno la stagione è molto più incentrata sulle dinamiche di gruppo e sulle tensioni fra di loro, rispetto a “C’è una roba, uccidiamola e andiamo avanti”. Succede anche quello, ma c’è molta più dinamica di gruppo. È molto più relazionale.
Anche quando con Christian riascoltiamo le puntate, nel lunghissimo lavoro di editing e revisione, ci diciamo sempre che non dobbiamo dimenticarci che questo podcast è divulgazione, deve essere divulgazione, prima che intrattenimento. Cioè deve essere contemporaneo, ma è più importante che sia divulgazione perché è proprio la mission del podcast.
Parlando proprio dei personaggi, io durante il lockdown, in crisi di astinenza da gioco di ruolo, ho fatto per la prima volta il Master e ho coinvolto dei giocatori alla prima esperienza. Dovendo affrontare il “pregiudizio” al di là della disponibilità a provare, ho cercato di semplificare enormemente la scelta dei personaggi. Tipicamente chiedevo come si immaginavano il proprio avventuriero, magari ispirandosi a film o serie TV, e su quello guidavo la scheda. Tu e i tuoi giocatori, come avete scelto i vari personaggi?
In maniera molto più brusca mi viene da dire, perché con alcuni di loro (penso a Victoria, ma anche un po’ a Brenda) non condividevo nemmeno l’immaginario. Noi spesso come giocatori diamo per scontato che tutto il mondo in qualche modo sia simile alla nostra bolla, ma purtroppo non è così, per cui sono stato molto più diretto.
Gli ho chiesto cinque minuti prima della prima sessione e, manuale alla mano, gli ho detto: “Guarda, c’è questa roba qui, ci sono i Nani, ci sono gli Elfi che fanno questo e questo”. Sono stato molto rapido nel raccontargli tutto, ho escluso alcune razze e classi magari troppo complicate da spiegare e gli ho detto di scegliere, cercando di guidare la scelta per fare un team bilanciato. Però devo dire che non c’è stato grande bisogno di forzatura, alla fine hanno scelto abbastanza naturalmente una cosa equilibrata.
Sono stato molto brusco, non gli ho davvero raccontato il mondo, confidando che piano piano anche grazie all’improvvisazione teatrale li avrei potuti portare dentro al mondo, passettino, passettino. Perché uno dei problemi grossi, anche per il podcast stesso, è che se io davo troppe informazioni ai giocatori o agli ascoltatori, li perdevo. Quindi ho dovuto proprio fare le cose piano piano.
Ci sono state un po’ di polemiche (solo interne alla bolla) perché la ladra, cioè Brenda, non usava l’Attacco Furtivo nella prima stagione. Non l’ho fatto perché le avrei dato troppe informazioni e rischiavo di perdermi il suo divertimento. In questa seconda stagione – lo sentirai nella prossima puntata – io ci provo a darle l’Attacco Furtivo e lei stessa dice: “Non sono sicura di aver capito”. Questo prova che era una buona idea fare le cose piano piano, un pezzettino per volta.
Prima dicevi di aver ricominciato a giocare durante il lockdown e anche io l’ho fatto, non da Master ma da giocatore. C’è una campagna su YouTube che si chiama Comici all’Avventura e che ha ispirato Dungeons & Deejay, in cui io, Daniele Fabbri, Federica Cacciola, Stefano Rapone, Daniele Tinti e Guia Scognamiglio giochiamo con il Master Luca Cattini di Asmodee, che all’epoca aveva il marchio di Dungeons & Dragons. Quindi lì ho ricominciato a giocare e ho detto: “Questa cosa è figa se però la editiamo”. Perché su YouTube trovate l’Actual Play che però ha dei tempi morti e punti deboli che lo rendono meno intrattenente.
Sì, queste cose divertono chi è al tavolo, ma da fuori funzionano meno. Non mi riferisco nello specifico a Comici all’Avventura, ma penso più in generale. Immagino che se qualcuno che dovesse vedere le mie sessioni non sarebbe divertente come per chi partecipa.
Anche nel podcast io ho avuto dei grossi problemi, per esempio con i combattimenti, anche se poi li abbiamo risolti. Perché quando tu fai un combattimento, alla fine è gente che tira i dadi: loro si divertono un sacco, ma tu che ascolti lo senti poco. Per quanto il Master possa essere bravo a raccontarti il combattimento – ma io non lo sono granché, c’è gente molto più brava di me – rischi di annoiarti.
Per cui lì ci è venuta incontro la tecnica di Deejay con i suoni, le musiche, gli effetti, le interruzioni, il racconto… Quello ci ha permesso di rendere i combattimenti meno noiosi di quanto in realtà potrebbero essere.
C’è qualcuno tra i giocatori che ti ha particolarmente sorpreso? Anche solo nel coinvolgimento magari, che non ti aspettavi si prendesse così tanto bene.
Guarda, sono sincero: tutti, tutti quanti. Perché li ho visti trasformarsi, passare da “No, va beh, mo’, poi capiamo…” a giocatori. Se senti la prima puntata della prima stagione è evidente che loro non hanno idea di che cosa fare e cercano di fare i simpatici. Io non volevo dire loro “No, non si fa così, si fa cosà”, ma volevo che lo scoprissero da soli, quindi li ho accompagnati piano piano.
Sono rimasti coinvolti tutti e mi scrivevano: “Ma quando rigiochiamo? Non possiamo giocare per conto nostro?”. Sono rimasti tutti fomentatissimi. Con tutti quegli errori e debolezze che hanno i giocatori esordienti, per cui resistono all’avventura, rifiutano la chiamata, cercano di sdrammatizzare in ogni momento anche quando sarebbe bello drammatizzare la scena… Però fa parte del percorso di scoperta!
C’è la puntata di Natale solo con Matteo Curti che secondo me è un esempio meraviglioso di un personaggio che provi a spingere verso l’avventura e resiste in tutti i modi. È proprio bello, divulgativo e didattico. Sono molto contento anche di quella puntata lì.
In questa seconda stagione ci sono talmente tante cose belle che succedono che alla fine voi stessi che ascolterete rimarrete sorpresi dicendo: “Non me l’aspettavo da questo giocatore questa cosa qui”.
Beh, per me già la trasformazione improvvisa di Francesco Costa alias Shenron è stata totalmente inaspettata.
Bellissimo davvero. Poi vedrai, fra poco inizieranno a tradirsi l’un l’altro, sarà una roba meravigliosa. Non posso dire niente ma sarà da godersela.
Voglio parlare ora di tre lettere che i giocatori di ruolo temono più di qualsiasi altra cosa: TPK, ovvero Total Party Kill, una situazione in cui tutti i personaggi muoiono, magari per un errore di valutazione. C’è stato un momento durante Dungeons & Deejay in cui hai pensato “Ahia, qui potrebbe finire male”?
Io ovviamente le puntate le ho già montate tutte perché siamo un po’ avanti rispetto all’uscita. C’è un momento di un episodio in arrivo in cui la voce del Master dirà questa cosa: “Questo ha rischiato di essere il TPK più assurdo stupido e grottesco della storia di Dungeons & Dragons”. (risate di entrambi) Non vi posso dire perché, ma è incredibile, è una roba pazzesca.
Tra l’altro ne approfitto per spiegare che cos’è un TPK con la vocina da Quark. Io avevo messo questo personaggio non giocante, sì pericoloso ma in maniera molto light ed è successo l’assurdo. Guarda, vorrei che la sentiste subito questa puntata perché è una delle mie preferite.
Io devo necessariamente chiederti qualcosa su Dungeons & Dragons L’onore dei ladri, il film in uscita che tu hai già visto in anteprima. Possiamo stare tranquilli? Perché le esperienze passate lasciano un po’ di preoccupazione.
Lecitissima la preoccupazione, ma secondo me è un bel film. Un buon compromesso fra un film di massa che comunque deve incassare e un film per fan. Ci sono un sacco di citazioni nascoste, ma proprio tantissime, e un sacco di citazioni esplicite.
È un comedy action, quindi comunque si ride. Se ti aspetti l’avventura totalmente epica in cui è tutto serio e tutto pesante, non è così. È un film con dei grandi momenti di ilarità. Preciso che non sono un grande esperto cinematografico, probabilmente gli esperti potrebbero avere un parere diverso dal mio, io sono un semplice appassionato. A me però è piaciuto, sono due ore che mi sono volate, mi ha divertito un sacco.
La cosa che mi ha colpito è che ha la narrazione di una partita di D&D. Sono personaggi che devono fare una cosa, per fare questa cosa hanno bisogno di una cosa e per fare questa cosa hanno bisogno di una cosa. Fanno queste cose una dopo l’altra per arrivare all’obiettivo finale. Utilizzano ovviamente le abilità e gli incantesimi dei personaggi.
A volte il regolamento non è rispettato e io lo trovo fantastico che avvenga, perché è esattamente quello che succede durante una partita di D&D. Quando il druido – come si vede nel trailer – si trasforma in Orsogufo, cosa che da regolamento non potrebbe fare, lo trovo fantastico, perché succedono queste cose nelle partite.
Poi un’altra cosa che mi piace un sacco è che i personaggi parlano dei loro piani. Si dicono: “Adesso faremo questo” e l’altro gli fa: “Beh no, non lo so, non funzionerebbe, perché succederebbe questo, questo e questo”. E questa cosa avviene un sacco nel film questa cosa ed è uguale anche nelle partite. Quindi si vede che chi ha scritto questo film è un giocatore, perché ha cercato di trasmettere la partita come se fosse un film. E a me è piaciuto questo.
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Poi se vuoi trovare dei motivi per smontarlo, ce ne sono dieci. Magari la CGI che non è perfetta in alcuni momenti, il finale che potrebbe risultare un po’ tirato via… Che però anche qui è abbastanza tipico di tutte le sessioni. Cioè i finali non sono mai belli come il resto della storia, quindi anche in quello io ci ho trovato coerenza con quello che succede al tavolo. Insomma, io l’ho approvato e non lo dico solo perché Paramount ha co-prodotto questa stagione di Dungeons & Deejay. Spero che piaccia a tutti.
Un’ultima domanda: state già pensando alla terza stagione? E se sì, chi sarebbe il giocatore che vorresti aggiungere?
Dipende da come va questa seconda. Se dovesse avere il successo della prima, sarà difficile non farla, anche perché è il cinquantennale di Dungeons & Dragons nel 2024. Invece “Che giocatore vorrei?” è una bellissima domanda. Non lo so, dipende da un sacco di cose. Intanto da chi mi conferma la partecipazione nella prossima stagione, che è scontata, ma magari arrivano altri impegni.
Mi piacerebbe avere un cantante o una cantante. Però di nuovo che non sia espertone di giochi di ruolo. Magari anche non di primissimo pelo. Effettivamente manca una “quota argento” a Dungeons & Deejay e sarebbe divertente vedere come una persona di una certa età si interfacci con questo mondo.
Francesco, grazie mille è stata una bellissima chiacchierata. Tutti gli In bocca al lupo per questa nuova stagione che non vedo l’ora di ascoltare.
Viva il lupo e grazie a te!
E ora siamo sicuri che non vediate l’ora di ascoltare Dungeons & Deejay. Potete trovare la prima stagione e (piano piano) le nuove puntate sull’App OnePodcast e sulle principali piattaforme di streaming audio.
- Manuale dell’avventura di 48 pagine contenente tutto ciò di cui hai bisogno per iniziare
- Regolamento di 32 pagine per personaggi di livello 1–3
- 5 personaggi pronti per essere giocati con relative schede
- 6 dadi poliedrici