La lamentela è sempre quella, ora vanno di moda i super eroi, stanno facendo un universo collettivo, non se ne può più di reboot, remake e personaggi che tornano in vita. Una volta il cinema era differente.
In realtà no, il cinema, inteso come industria, non è mai cambiato. Quando una tematica attrae il pubblico le major non fanno altro che spremerla e consumarla il più possibile, creando anche universi condivisi se necessario in modo che lo spettatore non si perda nemmeno un'uscita.
Ciò che avete appena letto vi avrà fatto pensare alla Marvel forse o a ciò che la DC sta cercando di fare, invece noi parlavamo di altro, di un altro tempo, un tempo dove anche i logori e duri uomini d'affari sapevano vedere l'arte (e il profitto) ad un miglio di distanza.
The Wolf -Man è stato girato nel 1941 a circa 10 anni di distanza da Dracula e Frankenstein, i personaggi di Boris Karloff e Bela Lugosi ormai erano già affermati e quasi in decadenza in quegli anni, ma questo non ha mai fermato il pubblico dall'accomunarli in un unico grande calderone. Lon Chaney Junior (l'uomo lupo) ebbe tanto successo che rilanciò il genere ( un po'come Iron-Man) tanto che le major non si fecero molti problemi a riportare in vita più volte e senza dare troppe spiegazioni il povero lupacchiotto. La passione per il brivido in bianco e nero, per gli eroi immortali come gli Avengers, aveva invaso l'industria americana, centinaia di copie di film simili e mostri meno conosciuti uscirono fuori da ogni parte. Il tema andava tanto di moda che perfino lo stesso “The Wolf-Man” era tratto da un vecchio film di qualche anno prima passato inosservato, nel quale il lupo mannaro era più simile ad uno yeti che ad una fiera, dopo il flop colossale il mostro ebbe un forte restyling sperando di attrarre più pubblico e così fu.
Da quella conquista arrivarono film che vedevano protagonisti contemporaneamente più mostri, tenuti assieme anche con scuse assurde, tuttavia anche con una trama ridicola nessuno ebbe da obbiettare. Talbot in qualità di mortale maledetto, vittima della sua mostruosità e non complice, è il villain che per primo viene utilizzato come eroe, insomma se uno dei mostri presenti deve essere il prode, sarà sicuramente il buon Larry . Forse anche perché era l'unico mostro “americano” doveva essere anche a tratti buono, chissà. Ma chi altri compare in The Wolf-Man? Proprio Bela Lugosi, che interpreta il primo lupo mannaro. uno dei primi esempi di Cameo , perfino il nome del suo personaggio zingaresco è Bela, se non è autocitarsi questo. Il vero esempio della sua abilità nel guardare “attraverso l'anima” si materializza in Dracula, Bela Lugosi ,vero inventore del classico vampiro, con mantello e capelli gellati. Da il meglio di se in questa pellicola del ‘31, anche se la storia è palesemente rivisitata dal classico romanzo di Stoker non manca di charme e interesse, Lugosi si accorge mentre recita di stare cementando le basi per il cinema horror futuro, quello in franchising. In particolare i suoi fondali senza sfumature influenzeranno “l'universo condiviso”, con chiaro scuri ben marcati, con illuminati solo i punti di interesse, mentre il resto viene lasciato nell'oblio, questo tipo di scenografie ricordano il clima di “Metropolis” (Fritz Lang) o “il Gabinetto del Dottor Caligari” (Robert Wiene) , oppure quasi i quadri di Goya o di Bosch. A differenza di Frankenstein e L'uomo lupo, Dracula necessita di meno effetti speciali, la storia deve essere tenuta in piedi dal carisma dell'attore, dall'avvenenza delle protagoniste (veramente considerate oggetti di puro diletto) , dalla colonna sonora, volutamente scarna e rada. Con questi dettagli “ereditati” Dracula getta le basi per tutto l'universo cinematografico nell'era dei mostri. Nosferatu (Murnau 1922) è un altro film molto famoso su “Dracula” per le sue ombre e per le sue inquadrature ante-tempo è un classico immortale.
La vera sfida per il Dracula del 31 era distaccarsi da quella pellicola, il riuscire a rinnovarla senza perdere quella magia era proprio una missione molto sofferta. Anche se in periodi cinematografici molto diversi le pellicole sembrano ardere di vita propria e isolata, sono due grandi opere che si auto-reggono in piedi senza bisogno di citarsi l'un l'altra. Oggi però lo chiameremmo reboot non credete?.
Ma qualcuno manca ancora all'appello: è la creatura di Frankenstein è talmente conosciuta in malo modo da venir chiamata in modo erroneo appunto “Frankenstein”, invece il povero costrutto non merita neanche il nome (il suo creatore Victor non glielo da) nasce soffrendo e muore soffrendo, Per la sua breve vita non ha conosciuto niente altro che dolore è normale che risponda con il dolore, conosciamo tutti la sua vicenda. Tuttavia il grande Boris Karloff riesce a conferire un sentimento umano, una scintilla di amore allo sguardo del mostro e, anche se solo per pochi secondi, possiamo percepire il dramma di quell'essere odiato da tutti, la cui unica colpa è quella di esistere. Il carisma dei tre attori ha contribuito ad attirare il pubblico e le major non sono rimaste a guardare. Così arrivarono Frankenstein contro L'uomo Lupo, il cervello di Frankenstein o il figlio di Frankenstein il trio di maledetti incontrò perfino Gianni e Pinotto e L'Uomo Invisibile in un disperato tentativo di lucrare fino all'ultimo.
Un continuo inseguirsi di personaggi e attori, dove le star non interpretavano per forza gli stessi ruoli, dove i personaggi non sempre seguivano degli eventi cronologici ma condividevano comunque lo stesso universo.
Perciò non indignatevi inneggiando ai tempi passati, il cinema è sempre stato un'industria, ha sempre preso decisioni a volte per l'arte, altre solo per il guadagno.
L'unica cosa da sperare è che gli Avengers non si trovino contro Gianni e Pinotto.