Intrattenimento

Di cattivi e fantascienza. Intervista a Christopher Lloyd

C’è una domanda che sicuramente Christopher Loyd si è sentito chiedere in continuazione negli ultimi due decenni e a cui probabilmente stavate già pensando nel momento in cui avete aperto questa pagina.
Non gli dispiacerebbe tornare sul set di Ritorno al Futuro, per un quarto capitolo magari?
(Ci ho azzeccato? Ho vinto qualcosa?)
Vi posso già dire prima di iniziare con l’intervista fatta alla StarCon di Chianciano Terme che la questione è stata affrontata dal signor Lloyd stesso. 
Sì non escluderebbe la cosa…peccato che prima un film del genere andrebbe scritto. E per ora nessuno ha ancora partorito un’idea veramente buona per una pellicola del genere.
Ecco, adesso che abbiamo gentilmente accompagnato fuori l’elefante dalla stanza, entriamo nel vivo.
ON: Hai lavorato moltissimo sul set di film, serie tv, e a teatro. Ci sono delle differenze sostanziali tra questi tipi di ambienti di lavoro? Magari di rapporto col pubblico?
CL: Sì certo, a teatro hai il pubblico di fronte a te. Per esempio in uno spettacolo comico puoi sentire quando la gente ride. E in una commedia è sempre diverso: in particolare quando ridono; a volte ridono dove altri non lo fanno, a volte te li ritrovi a sbellicarsi in punti per cui non hai mai riso nessuno! E questo ti guida come attore in quello che fai. Può succedere che non ridano a una battuta divertente, ma questo non significa che non si siano divertiti, magari semplicemente non l’hanno espresso vocalmente. Insomma dal palco puoi avere quell’energia dal pubblico, mentre nei film e in tv ti fermi e riprendi a intermittenza. A volte al mattino giri una scena che viene montata all’inizio del film e dopo pranzo fai una scena che invece va alla fine, senza legame temporale. Le sequenze spesso sono tutte mescolate. Ma è interessante però perché lo staff, dai truccatori ai parrucchieri, agli operatori tecnici e quelli che si occupano delle luci, sono il tuo pubblico e sono tosti perché hanno lavorato a un sacco di film e hanno un bel po’ di esperienza, quindi capiscono se sai quello che fai o no. È un po’ come avere un pubblico dal vivo e questo aiuta molto.
ON: Hai recitato in così tanti ruoli ormai diventati iconici. Ma ce n’è qualcuno in particolare a cui sei rimasto affezionato o di cui sei più orgoglioso?
CL: È difficile scegliere. Non importa quanto siano strani, weird, cerco di portarli in vita in modo che il pubblico possa capirli e immedesimarsi. Ma se devo pensare a un ruolo di cui sono particolarmente orgoglioso devo tornare indietro a una parte che non c’entra nulla con la fantascienza: Qualcuno volò sul nido del cuculo il mio primo film.
È stata un’esperienza importante per me. Già solo per il fatto di essere lì. Jack Nicholson prima di quel momento era già un mio idolo. Lo ammiravo parecchio. Quindi per il solo fatto di trovarmi lì e lavorare con lui era fantastico. Il cast era stellare (Danny De Vito,  Brad Dourif, Louise Fletcher) e abbiamo girato il film in un vero manicomio funzionante. Dove gli elettroschock erano ancora la norma; era il posto perfetto per girare perché eravamo realmente immersi in quella realtà, insieme ai pazienti che abbiamo incontrato lì.
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ON: Ti è mai capitato di improvvisare sul set cinematografico, visto il tuo lavoro in teatro?
Non molto veramente. Ogni tanto ti può capitare di dire qualcosa di diverso che magari funziona meglio di quello che c’era nel copione. Ma per la maggior parte è tutto nello script. Ho appena finito di girare una commedia romantica con William Shatner [Senior Moment al momento in post produzione], dove il mio personaggio e il suo erano molto amici, ma io e William abbiamo personalità molto diverse fuori dal set. Ed è stato molto interessante: ci sono stati dei momenti in cui lui magari faceva qualcosa fuori copione e allora dovevo improvvisare al momento e ha funzionato alla grande perché sapevamo entrambi cosa stavamo facendo. Lì ho fatto più improvvisazione di quanta ne abbia mai fatta in vita mia al di fuori delle lezioni di recitazione.
ON: Trovi più interessanti i ruoli da villain rispetto ad altre parti forse meno problematiche?
Per me ogni personaggio è diverso. Cerco di scoprire cosa fa funzionare ognuno di loro in modo che il pubblico possa capirli. Così posso comunicare la mia interpretazione al pubblico e lo stesso vale per la tragedia, la commedia, tutto. È esattamente lo stesso processo per me. 
Personaggi “cattivi” come il giudice Morton e Kruge di Star Trek non hanno problemi ad essere cattivi o fare del male, perché non è nel loro corredo genetico: ecco come li sento io. Non si dicono “oh cielo questa è una cosa brutta da fare a qualcuno!”. Vogliono ucciderlo, lo fanno. Non hanno coscienza. E questo è divertente da fare una volta ogni tanto, perché ti libera da tutto, semplifica molto le cose. In Star Trek il capitano Kruge ha una breve conversazione con la sua donna che si trova su un’altra nave spaziale e le spiega che deve farla saltare in aria e subito dopo Boom! preme il bottone ed è andata.
Tu non vorresti avere quel potere una volta ogni tanto???
ON: A proposito di potere… se potessi avere un superpotere quale sarebbe?
Troverei un modo legale, costituzionale, per mettere fine alla presidenza di Trump.
Foto di Francesco Ferrario

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Francesca Giulia La Rosa

Trekker, whovian. Non amo le etichette (a parte queste?). Traduttrice, editor a caccia di errori come punti neri nel tessuto della realtà. Essere me è un’esperienza profondamente imbarazzante.

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