Dopo la destituzione dell’ormai ex premier Imran Khan, in Pakistan rischiava di aprirsi una vera e propria crisi politica che poteva sfociare in ben altro.
Il sessantanovenne Khan, icona sportiva oltre che politica, aveva fatto appello domenica scorsa ai suoi sostenitori di scendere in piazza dopo l’iftar, il pasto serale del Ramadan, e di protestare in maniera pacifica. Secondo l’ex Primo ministro la sua sfiducia in Parlamento sarebbe stata una “cospirazione straniera”.
La risposta non ha tardato ad arrivare ed in migliaia si sono riversati nelle strade delle città principali pakistane come Islamabad, Lahore, Karachi, Peshawar, Faisalabad ed altre città ancora.
Con un tweet Imran Khan ieri ha ringraziato i cittadini pakistani per il loro straordinario sostegno ed affetto e soprattutto per aver protestato, a detta sua, contro il cambio di regime sostenuto dagli Stati Uniti e favorito dai “traditori” locali.
Vincitore delle elezioni nel 2018, Imran Khan è sempre stato ritenuto poco gradito sia dall’esercito pakistano, che ha da sempre un ruolo fondamentale nella scena politica del paese e sia dagli USA, vista soprattutto la sua vicinanza politica con Mosca e Pechino.
Mentre il Mondo intero si chiedeva cosa potesse accadere adesso con la crisi in Pakistan, ecco che lunedì 11 aprile 2022 il paese si è svegliato con un nuovo Primo ministro, ponendo così momentaneamente fine ad una crisi politica che andava avanti da settimane ormai.
Shehbaz Sharif, che è stato eletto premier ad interim, dovrebbe traghettare il Paese al voto anticipato entro il mese di ottobre.
Chi è Shehbaz Sharif, nuovo premier che può risolvere la crisi politica in Pakistan?
Leader dell’opposizione, Sharif era stato dato come favorito alla guida del Paese fin dalla sfiducia in parlamento di Khan nei giorni scorsi.
Presidente del partito liberal-conservatore Lega Musulmana del Pakistan Nawaz (Pml-N), Shehbaz Sharif è il fratello minore di un altro ex premier pakistano, vale a dire Nawaz Sharif, quest’ultimo è stato per ben tre volte Primo ministro del Pakistan prima di essere condannato per corruzione durante lo scandalo “Panama Papers”.
Il neo premier eletto invece è stato in passato governatore della provincia del Punjab e gode di un ottimo rapporto con l’esercito pakistano, che da decenni ormai risulta essere l’ago della bilancia per i governi che si sono succeduti in Pakistan.
Ad oggi nessun governo pakistano è riuscito a terminare in maniera “naturale” il suo mandato.
Basti pensare che dalla sua indipendenza, avvenuta nel 1947, il Pakistan conta quattro golpe militari e ad almeno altrettanti tentativi di colpo di Stato.
Inoltre l’esercito pakistano ha rapporti molto stretti con gli Stati Uniti, con i quali vorrebbe continuare a collaborare anche per contrastare l’estremismo islamico nell’area, in particolar modo l’Isis, estromesso dall’Afghanistan dai talebani che ne hanno preso la guida.
Gli attacchi rivendicati dall’Isis sono aumentati notevolmente in Pakistan, come l’assalto alle forze di sicurezza nel distretto di Bajaur della provincia di Khyber Pakhtunkhwa nel nord-ovest del Pakistan, vicino al confine afghano, il 21 marzo scorso, attacco nel quale hanno trovato la morte 2 soldati, 3 civili e 4 esponenti dell’Isis.
Per poter garantire un governo stabile al Paese ed arrivare alla fine della legislatura prevista nell’agosto 2023, Shehbaz Sharif dovrebbe riuscire a mantenere saldo il legame tra due partiti ostili tra loro, vale a dire il PPP, il Partito Popolare Pakistano ed il JUI-F, ovvero il Jamiatul Ulema-e-Islam-F.
Queste due formazioni opposte, uno di sinistra e l’altro conservatore, si sono ritrovati uniti dall’obiettivo comune di sfiduciare l’ex premier Khan, ma in vista delle elezioni anticipate di ottobre potrebbero schierarsi su fronti opposti e darsi battaglia.