Il 22 novembre uscirà sul grande schermo l’ultimo film di animazione firmato Pixar: "Coco".
Questo film sta facendo discutere fin dalla presentazione della locandina e del primo trailer.
Il motivo? Con calma ci arriviamo.
Iniziamo a capire di che cosa stiamo parlando.
Coco è l’ultimo film di animazione prodotto dalla Pixar e diretto da Lee Unkrich (già regista di: Toy Story 2, Monster & Co., Alla Ricerca di Nemo, Toy Story 3) e Adrian Molina (2d animator di Ratatuille, storyboard artist di Toy Story 3 e Monster University). La trama che è stata annunciata ci narra di un bambino, Miguel, che sogna di diventare un musicista come il suo idolo Ernesto De La Cruz. Basandosi sulla foto senza volto di suo padre, Miguel, durante los dia de los muertos, si introduce nel mausoleo di Ernesto De La Cruz per cercare la chitarra appartenuta al musicista. Li accade l’impensabile. In questa festività, per una sola sera, gli spiriti dei defunti tornano a far visita ai parenti vivi. Ma a Miguel capita il contrario e si ritrova nella terra dell’aldilà. Li assieme ad uno spirito ingannatore, Hector, s’imbarcherà per un’avventura alla scoperta della sua famiglia e alla ricerca della via per tornare nel mondo dei vivi.
Una bella storia che ha catturato l’attenzione di chi vi scrive e sicuramente anche quella di tanti altri appassionati di cinema d’animazione.
Ma allora perché fa tanto discutere questo film?
Facciamo un salto indietro nel tempo fino al 2015 quando esce in italia “il Libro Della Vita” prodotto dalla 20th Century Fox e diretto da Jorge R. Gutierrez.
Questo film narra la storia di una scommessa tra La Muerte, sovrana della terra dei ricordati e Xibalba, sovrano della terra dei dimenticati, fatta durante los dias de los muertos. La Muerte scommette che Manolo, figlio di toreri ma con l’aspirazione di diventare un grande musicista, conquisterà la mano di Maria. Xibalba invece punta su Joaquin, il figlio dell’eroe della città. Ma come tutti i cattivi, Xibalba, quando si accorge che sta per perdere la scommessa, gioca sporco e uccide Manolo.
Il poverino si ritrova a vagare per la terra dei morti e la sua storia lo porterà ad affrontare tre prove per tornare in quella dei vivi dalla sua amata.
Ora, come mai c'è dell'attrito tra questi due film?
Ecco qui i due trailer a confronto the book of life e coco. Prendetevi qualche minuto per guardarli.
Fatto?
Molto bene.
Come avrete notato le somiglianze sono molte. Forse è per questo che molti additano "Coco" e urlano “Plagio!!!!”
Ma parliamoci chiaro. Si può definire plagio l’utilizzo di un’idea di base quale la festività de los dias de los muertos? A nostro avviso no. Le storie sono palesemente differenti anche se i colori e l’ambientazione sono simili. Grazie tante che sono simili, partono entrambi dalla stessa festività.
Cosa dovremmo dire allora dei film come “Uno Zoo in Fuga” o “Le Avventure di Sammy”? film che a una prima occhiata "scopiazzano" brutalmente “Madagascar” (il primo) e il design delle tartarughe di "Alla Ricerca di Nemo" (il secondo).
I film vengono scritti, girati (o creati) ed escono dopo un sacco di ricerche di mercato sugli interessi del pubblico. Vi ricordate quando uscì "Alla ricerca di Nemo"? Subito dopo ci furono una serie di film a tema marino (Shark Tale per citarne uno). Forse tutti gli sceneggiatori avevano fatto la stessa gita al parco oceanografico? O forse anche quello era il frutto di un’indagine di mercato?
Così anche la diatriba “Il Libro Della Vita” VS “Coco” per plagio e scopiazzamento si risolve fermandosi a pensare prima di giudicare un film senza nemmeno averlo visto, una diatriba nata da gente che non si ferma a pensare al gigantesco lavoro di preproduzione che c’è dietro ad un film di animazione.
Possiamo accettare invece i “boooooh” urlati alla Disney quando, nel maggio del 2013 (in piena preproduzione del film "Coco") ha cercato di registrare la frase “los dias de los muertos” come marchio commerciale. In quel caso li è più che giusto arrabbiarsi. È un po’ come se qualcuno cercasse di registrare il marchio Natale.
Insomma "Coco" e "Il Libro Della Vita" ci portano a contatto con del folklore e delle credenze a noi sconosciute che ci intrigano e ci incuriosiscono. Al posto di metterli uno contro l’altro e litigare da dietro alle tastiere dovremmo approfondire e curiosare sempre di più per accrescere la nostra conoscenza. Alla fine i film sono solo uno strumento, sta a noi fare il passo in più.
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No, un film sul “dias de los muertos” no. Un film su un musicista la cui passione è malvista e proibita dalla famiglia che si trova a fare un viaggio di autoscoperta nella terra dei morti durante il “dias de los muertos” è già una cosa differente, e le “similitudini” iniziano a essere più palesi. Non ditemi che se facessi uscire un libro su tre fantasmi che visitano un ricco la notte di Natale la prenderemmo per un’idea originale.
Oltre a questo, va considerato che “The Book of Life” è un film effettivamente scritto e diretto da un messicano, con buona parte del casting che prende attori di provenienza o famiglia ispanica (non a caso, il film mostrava molto della cultura messicana affrontando anche in maniera autocritica alcuni suoi aspetti negativi), e non ha ricevuto alcun supporto, impiegando anni per raccogliere i soldi della produzione e con i seguiti che affrontano simili problematiche, un tipo di introspezione che alla Disney manca, data che sceneggiatore, registi, produttore e produttore esecutivo sono invece tutti rigorosamente statunitensi.
Sì, entrare in contatto con altre culture e conoscerle è bello, ma se vogliamo farlo davvero facciamolo guardandole attraverso i loro occhi, e non attraverso i nostri.