Ah, Taika Waititi. Ci sono pochi autori (almeno nel cinema mainstream) che come lui siano davvero capaci di andare fuori dagli schemi prestabiliti, senza preoccuparsi di fare arrabbiare i fan degli dei norreni (ad esempio). Non è neanche un “o lo ami o lo odi” perché non si può ridurre Waititi a un mero giudizio di questo tipo. Per questo quando torna all’opera su una storia tutta sua, lontana dai mega-franchise, mentre ci promette che presto si attirerà l’odio dei fan di Star Wars, l’interesse è alto. Ci siamo approcciati a Chi segna vince con questo spirito e abbiamo trovato un film assolutamente piacevole. Ma che ha una grave carenza di Taika Waititi.
Chi segna vince, la storia della squadra peggiore di sempre
Le Samoa Americane sono una delle due metà di un primato eccezionale, purtroppo la metà più infelice. Si tratta infatti della Nazione che ha subito la sconfitta più pesante nella storia delle competizioni calcistiche internazionali. Un 31-0 che brucia ancora nella memoria del Paese che sogna un giorno di trovare un qualche riscatto.
La speranza si fa leggermente più concreta quando arriva un nuovo allenatore per la squadra. Si tratta di Thomas Rongen, ex-giocatore di spicco nel campionato americano, ora CT in declino. Toccherà a lui prendere le redini della Nazionale delle Samoa Americane con un solo obiettivo, realistico e al contempo ambizioso: far segnare ai ragazzi il primo gol della storia del team. Il tutto a quattro settimane dalle qualificazioni per i prossimi mondiali.
L’impostazione di questo film, basato su una storia vera e su un omonimo documentario, è piuttosto tradizionale. Un protagonista inaridito dalla vita e in una fase di declino per la sua professione, si ritrova ad assumere un incarico che non vuole in un luogo remoto. Qui avvierà un percorso di crescita in cui riscoprire sé stesso, affrontare i propri demoni, ritrovare la passione e ripartire più forte.
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Chi segna vince ha un rapporto complicato con questa formula. Perché da una parte vi aderisce tranquillamente (forse anche per ragioni di aderenza alla vera storia), dall’altra ironizza su quegli stessi cliché e da un’altra ancora sfrutta la conoscenza di questi meccanismi da parte del pubblico per velocizzare alcuni passaggi. La crescita di Rongen avanza a strattoni, ripetendo peraltro degli step nel suo percorso. L’impalcatura regge, va detto, ma non è elegante come dovrebbe.
Un Taika Waititi in immersione
Quello che però lascia decisamente perplessi di Chi segna vince è quanto poco si senta l’impronta del suo regista e autore, tradizionalmente molto forte. Come detto, questo film segue uno schema piuttosto classico e questo già è inatteso, parlando di Waititi. Tanto più se questa aderenza alla tradizione non si verifica solo nella trama generale, ma nella scrittura vera e propria e nella regia.
Non si può chiedere a un autore di reinventare la ruota a ogni occasione, ma qui davvero ci troviamo a un film che manca di personalità, tanto che per un attimo durante la visione abbiamo avuto il dubbio di aver frainteso. Forse avevamo dato per scontato che Taika Waititi fosse regista e sceneggiatore di Chi segna vince e in realtà era solo parte della produzione (con un cameo). I titoli di coda però confermano che non è così.
Quello che abbiamo sentito è un film in cui questo autore si è immerso sott’acqua, limitandosi a un lavoro di mestiere. Generalmente ben fatto dal punto di vista della regia – anche nelle sequenze sportive – e solido sul piano della sceneggiatura, nonostante qualche scricchiolio. Al di là dei problemi di arco narrativo, ci sono alcuni aspetti appena accennati, come il tema della gentrificazione o la storia di alcuni personaggi, che meritavano più approfondimento. E forse la sottotrama dedicata alla giocatrice transgender Jaiyah Saelua poteva essere gestita meglio.
Ma il punto rimane. Da Taika Waititi non possiamo accontentarci di un compitino, ma è lecito aspettarsi qualcosa che (nel bene o nel male, sia chiaro) lotti contro i confini tradizionali. È un peccato che Chi segna vince non sia così, perché negli istanti in cui il regista riemerge a prendere aria e fa vedere quello che sa fare, la pellicola cresce tantissimo.
Chi segna vince è uno 0-0 senza grandi occasioni
Questa recensione di Chi segna vince non va vista come una stroncatura perentoria. Si tratta comunque di una pellicola che ha i suoi momenti (fra cui alcuni di oneste e fragorose risate in sala), che ha cuore e che nel complesso sta in piedi. Una di quelle che ti fa scoprire una storia che magari non conoscevi e che ti fa passare quell’oretta e mezza-due in leggerezza.
Però la sensazione – avventurandoci in un’ardita metafora calcistica, visto il tema dell’opera – è quella di una grande partita di campionato che si conclude con un pareggio a reti inviolate, dove nessuna squadra ha davvero fatto azioni eccezionali. Arriva il triplice fischio e tutti si alzano, scendono le gradinate, si avviano verso le macchine. È stata una buona partita, i ragazzi non hanno giocato male, alla fine un pareggio va bene a tutti, si torna a casa contenti. Ma non soddisfatti.
- The disk has Italian audio and subtitles.
- Rockwell, Sam, Johansson, Scarlett, Merchant, Stephen (Attori)
- Waititi, Taika (Direttore)
- Audience Rating: PG-13 (Presenza dei genitori consigliata)