Tempo fa parlavo con uno dei miei sapienti redattori (non faccio dell’inutile ironia, sono seria) sugli errori di comprensione, e relative conseguenze, che possono nascere se ci si affida solo all’oralità.
Ad esempio, molte persone citano proverbi e modi di dire senza averli mai visti scritti, così nascono espressioni come: “Saltare di PALLA in frasca”, “Dormire all’AGGHIACCIO”, “Tanto va la gatta al LARGO”, “CAPO espiatorio”…
Per giungere al dunque: da bambina, con una cugina più grande, passavo pomeriggi e serate intere a sbobinare le sigle dei cartoni animati. In ITALIANO, ovviamente. Tutto ciò accadeva mentre i nostri genitori giocavano a poker (non immaginatevi una fumosa bisca clandestina, mia madre aveva accanto a sé persino un foglietto con le varie “combinazioni” che si possono ottenere con le carte, sai che professionalità!).
Le suddette sigle venivano poi trasferite su quella che noi chiamavamo: l’agenda delle canzoni.
Notate che sarei potuta essere una potenziale Nerd?
La faccenda funzionava così. Mio padre ci prestava un piccolo registratore, noi lo spiaccicavamo sul televisore, in un posto a caso (non credo che all’epoca sapessimo da dove uscisse il suono), registravamo la sigla del cartone animato e poi la sbobinavamo.
Primo problema: spesso la sigla non era integrale, e spesso ce ne accorgevamo dopo averla già “ricopiata in bella”. Altre volte di sigle ce n’erano due: una di apertura e una di chiusura: come Ransie la strega qualcosa.
Dopo aver sbobinato la sigla, la copiavamo sulla nostra agenda e ne impreziosivamo le pagine con adesivi, disegni, figurine, ritagli di giornale. Il momento più bello era quello che precedeva l’applicazione delle “illustrazioni”. Le posavamo sul tavolo, o per terra (quando eravamo da mia cugina, perché lei aveva la moquette) e le sceglievamo a turno, facendoci i complimenti perché una non voleva dispiacere l’altra: sceglievamo per prima l’illustrazione più brutta, meno significativa (perché non sempre si aveva la fortuna di avere delle figurine ufficiali!).
Per tornare all’introduzione, rileggendo l’agenda dopo molti anni, mi sono resa conto che ci sono tanti errori dovuti al fatto che abbiamo trascritto i testi fidandoci solo delle nostre orecchie.
In più, a mia discolpa, vorrei precisare che all’epoca avevo 8 anni ed ero convinta che ci fossero molte parole a me sconosciute (e così era, in effetti), così non mi chiedevo perché Occhi di Gatto avesse mani vernissime!
Vi riporto qualche errore. Sarà vostra premura confrontare le frasi trascritte con i testi corretti.
Partirei dai titoli delle canzoni: Devid Gnomo, Cremy (che però nel testo torna ad essere Creamy), Bell e Sebastien, Carlotte (che nel testo si trasforma magicamente in Charlotte), Mobi Dik…
Dalla sigla de L’INCANTEVOLE CREAMY: “… parypacun, eccomi qua (con un accento sulla a di qua diventato poi un cuoricino per coprire l’errore), parypacun ma chi lo sa, se babbo mamma e Toscio…”.
Dalla sigla di OCCHI DI GATTO: “… e poi colpitola di soppiatto (però c’ero quasi!)… son tre ladre abilissime, dolci mani vernissime (!)…”.
FLO LA PICCOLA ROBINSON: “… ora siamo su quest’isola, piccola comodità… mai la vita ci fa gemita…”. Mah.
E termino con quella che preferisco.
LADY OSCAR: “… il buon padre voleva un maschietto ma ahimè sei nata tu, nella culla ti ha messo un fioretto Lady dofia co tu (pensavamo fosse francese)”.
Ci sarebbero altre perle, ma non vorrei annoiarvi. Nel caso ci teneste… fatemelo sapere.
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Capitava anche a me, di capire fischi per fiaschi.
Tutt’ora, in realtà, dall’alto (?) dei miei ventidue anni, ascoltando una sigla in italiano, ci sono parole che non capisco, nonostante abbia letto il testo per capirlo!
Un esempio lampante è la sigla di Doraemon, dove c’è un “v’ch’è” che proprio non mi era chiaro, finché non ho letto che era un “the cat”; “niente lo sveglierà”, era diventato un verso senza senso con “mentre lo sveglierà”.
Comunque farei notare che tutti i testi citati, Lady Oscar a parte, che a grandi linee si capiva, dài!, sono cantati da Cristina D’Avena… e comincio a credere che il problema non sia tanto dell’oralità quanto tale, ma dell’oralità della cantante, ahah!
In effetti Cristina potrebbe avere la sua buona parte di responsabilità, grazie per l’osservazione!
Sii, ti prego mettine altre! Mi hai troppo fatto ridere!! Soprattutto quella strofa delle “mani vernissime”!! XD ahah
Ahimè,ci son capitata pure io con la sigla di apertura dei cavalieri dello zodiaco : “….é un torneo micidiale,uno scontro PRATRICIDRA …”capivo che non aveva senso e mi dannavo perchè non riuscivo a capire bene cosa dicesse….ah!bei tempi però!!!
E’ un classico problema di riconoscimento da rete neurale non ancora correttamente istruita… i bambini hanno un vocabolario ed una capacità di riconoscere parole anche note relativamente limitati. Inoltre per loro quella di apprendere una nuova parola è una esperienza così comune che, trovando qualcosa che non riconoscono, con ingenua fiducia nella catodica maestra, lo inseriscono gaiamente nel loro dizionario così come lo hanno sentito. Negli adulti una parola non compresa genera maggiore dissonanza cognitiva, perché per esperienza si sa che la probabilità di non aver ben compreso la parola è maggiore di quella di non conoscerla (almeno all’interno di un vocabolario di uso comune) e quindi ci soffermiamo più criticamente su ciò che non si è capito sino a che non riusciamo a ricondurlo, anche grazie al contesto, ad una forma nota.