Abbiamo letto Canto d’Acciaio del maestro Osamu Tezuka per scrivere questa recensione, ben consapevoli di quanto sia assurdo farlo. Non si diventa “il dio del manga” senza saper scrivere e disegnare: Tezuka è uno degli artisti più influenti nella storia non solo dei fumetti ma dell’intera cultura popolare degli ultimi cento anni. Ma questo volume, edito da Rizzoli Lizard, contiene tre storie scritte in un periodo particolare, quando nei primi anni ’70 Tezuka passa dallo scrivere shonen per ragazzi come Astro Boy e Kimba a storie per adulti. Con un risultato terribilmente affascinante.
La nostra recensione di Canto d’Acciaio di Osamu Tezuka
Il volume edito da Rizzoli Lizard contiene tre storie. Dapprima la più lunga che dà il nome al volume, Canto d’Acciaio del 1975. E poi Bianca Visione del ’72 e Revolution del ’73. Questo è il periodo in qui il prolifico autore scrive anche Buddha e Black Jack, due delle sue opere più famose e diversissime fra loro. Soprattutto se pensiamo che Tezuka aveva esordito con storie per ragazzi come Kimba il leone bianco e Astro Boy.
A unire con un filo rosso queste tre storie ci sono gli “infortuni” dei protagonisti, che sono costretti a vivere la vita in maniera diversa a causa di un evento traumatico che ha segnato il loro corpo e la loro mente. E con un mix di fantasy e scifi, Tezuka crea storie che riescono a sorprenderci anche cinquant’anni dopo la loro stesura.
Recensione di Canto d’Acciaio di Osamu Tezuka, gangster in Giappone
Nelle primissime pagine di Canto d’Acciaio, Tezuka ci porta all’interno di una storia gangster con una serie di scene rapide e brucianti. Prima un flash del futuro, in cui vediamo il protagonista Dan scortato da un gruppo di energumeni. In silenzio (rotto solo dalle onomatopee giapponesi), lo legano a una rotaia e fanno partire un pesante carrello.
Poi la scena cambia, vediamo il biondo Eddie chiedere a Dan in sposa sua sorella, Arisa. Dai sorrisi di tutti passiamo a un grande matrimonio in stile Il Padrino (che era uscito solo tre anni prima). Capiamo che la famiglia di Eddie fa parte della malavita americana. Sappiamo che Dan non dovrebbe far loro alcuno sgarro. E capiamo immediatamente cosa succederà.
Tornando alla scena di apertura, vediamo Dan perdere le braccia. Ma sopravvive e si deve affidare alle cure di uno scienziato che gli costruisce braccia di acciaio e gli insegna a controllarle con la sua mente, usando il PK. Facendo partire una storia di redenzione e vendetta davvero originale.
Se all’inizio pensavamo di poter prevedere dove la storia stava portandoci, presto ci siamo resi conto che Tezuka ama cambiare spesso le carte in tavola. Quella che inizia come storia noir diventa fantascienza, poi si modifica in thriller psicologico e finisce per diventare una brutale favola morale. Che riesce a sorprendere anche il più navigato dei lettori.
Fra realismo ed esagerazione
Anche lo stile del leggendario autore sembra cambiare nel corso delle pagine. Se all’inizio il bianco e nero pieno di ombre ha tratti semplici e austeri, nelle scene d’azione il tratto sa diventare quasi impressionista per darci la sensazione di movimento. E Tezuka, che ha canonizzato gli occhi grandi e le espressioni esagerate tipiche degli shonen per ragazzi che tutti conosciamo, trova il modo di inserli anche in questo serissimo racconto quando serve un po’ di leggerezza.
Il risultato a volte sembra quasi disconnesso, con alcune scene che ci sembrano esageratamente comiche o drammatiche per questo tipo di storia. Ma l’amalgama che si crea ce le fa presto amare: Tezuka non ha paura di esagerare ed è per questo che la storia ha tutto questo impatto.
E poi alcune scelte registiche sono semplicemente splendide. Il modo in cui sceglie di mostrare alcuni dettagli, l’uso dinamico dei riquadri per aumentare l’impatto di alcuni momenti: sublime. Se la commistione di stili potrebbe passare per il tumulto di un artista in un periodo di transizione, il modo in cui imposta la pagina e sceglie le inquadrature testimonia come Tezuka abbia tutto sotto controllo. Il dio del manga sa esattamente quello che sta facendo. E lo fa alla grande.
Bianca Visione e Revolution
Rizzoli Lizard ha deciso di aggiungere due storie oltre Canto d’Acciaio, che ci hanno stupito durante la lettura per questa recensione: Bianca Visione e Revolution. Che richiamano la storia di Dan e delle sue braccia metalliche perché hanno a che fare con la fantascienza medica.
La prima storia dura meno di quindici pagine. Inizia in mare, con una coppia che sta affogando. E quando la donna vede il suo amato sprofondare, un lampo illumina tutta la scena. Presto si accorgerà che quel “flash naturale” ha impresso sulla sua retina l’immagine di lui. E ora lo vede in ogni superficie bianca. Da qui Tezuka tesse un racconto delicato, che vede la protagonista riscrivere la propria vita con questa condizione. Con un finale che sorprende e commuove.
Revolution risulta ancora più particolare. Inizia con un uomo totalmente sbigottito quando la moglie si sveglia da un coma ed è una persona diversa. Niente amnesia, la sua amata Yasue pensa di essere una donna di nome Minako Hotta.
Il marito non accetta questa realtà. Ma i dettagli della storia di quella che un tempo era sua moglie sono troppo precisi perché sia solo una menzogna strana. I due iniziano allora a indagare il passato di questa donna, che sembra entrata nel corpo di Yasue. Ma con continui colpi di scena, il maestro Tezuka ci porta in un viaggio di scoperta senza precedenti, che riesce a sorprenderci fino all’ultimissima pagina.
Come in Canto d’Acciaio, anche durante la lettura di queste due storie per questa recensione ci ha colpito come il maestro sappia giocare con i diversi registri. Raccontando storie tragiche e per adulti, spruzzando un po’ di quell’innocenza e comicità tipica dei manga per ragazzi. Ma più di ogni altra cosa stupisce come un autore che ha scritto oltre 700 manga (alcuni dei quali serie decennali), riesca a trovare trame complesse e ricche di spunti, vissute da personaggi tridimensionali.
Questa raccolta testimonia la grandezza di un autore che i fan dei manga dovrebbero conoscere. Ed è un inno alla creatività di uno dei mostri sacri del fumetto internazionale.
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