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Blips, cosa può fare la fotocamera di un cellulare?

L’ottica è un campo meraviglioso e poco noto al grande pubblico, che permea le nostre vite e permette tante delle nostre esperienze più comuni e di quelle più intense: dalle telecamere che hanno ripreso tutti i nostri film preferiti, ai grandi telescopi che ci regalano immagini di galassie lontane, alla fotocamera del nostro cellulare, che in pochi millimetri di spessore permette una qualità di immagini impensabile sino a pochi anni fa.Tutto è ottica, e non se ne parla mai abbastanza (ah, anche il vostro occhio è ottica, ed è una macchina ottica meravigliosa, ma magari questo in un altro articolo). Per questo motivo, quando sulla scrivania condivisa del Rasoio di Occam è comparso un pacco di Blips, siamo subito state incuriosite.
Tutto è nato da un kickstarter, conclusosi circa un anno fa, con il goal di produrre e commercializzare le lenti per smartphone più sottili al mondo. La campagna kickstarter è stata un successone, e da essa è nata la startup SmartMicroOptics, spin-off dell’Istituto Italiano di Tecnologia.
Nella lunga lettera allegata al pacchetto di cui parlavamo poco fa, SmartMicroOptics sosteneva possibile “trasformare ogni cellulare in una macchina fotografica macro o in un microscopio digitale portatile”, e di nuovo, ci sembra importante sottolinearlo, solo con un sistema ottico. Lenti, per capirci, senza l’utilizzo di un software. “Sarà vero?” ci siamo chieste, con lo scetticismo che scorre nel sangue di ogni scienziato. Però, prima di darci alle prove sperimentali, ci siamo accorte di avere qualche lacuna su come funzioni effettivamente la fotocamera di un cellulare, e su come sia possibile che funzioni così bene in uno spazio così ristretto.
1502312239 Device Full Width
Possiamo definire una serie di fattori che determinano la qualità di un’ottica: che sia quella di una macchina fotografica professionale, quella di un telescopio, o quella dell’occhio umano.
Innanzitutto il sensore: i raggi luminosi devono essere catturati da qualcosa, e più questo qualcosa è grande, più raggi potrà catturare. Se state leggendo questo articolo da smartphone guardate quanto grande è il forellino della fotocamera interna rispetto all’obiettivo di una fotocamera professionale, e capirete il problema. Inoltre, raccogliere più luce genera più calore, e non vogliamo che i sistemi del nostro smartphone si surriscaldino. Supponiamo di risolvere questo problema, grazie ad alcuni stratagemmi ingegneristici e tanta pazienza.
Abbiamo raccolto i raggi, sì, ma ora serve qualcosa che converta la luce in elettricità, ovvero in un segnale digitale visibile da noi sullo schermo. L’Image Signal Processor, un complicato sistema elettronico la cui qualità definisce moltissimo di quanto noi percepiamo come “una buona fotocamera”.
Ma stavamo parlando di ottiche,
no? E allora passiamo all’ottica, alle vere e proprie lenti che fanno convergere i raggi sul piano focale. Sostanzialmente non potremmo chiedere molto di più delle lenti che abbiamo oggi nei nostri smartphone. Sono, per tutti i fini pratici per cui si utilizza uno smartphone, come fare foto del proprio gatto che dorme e postarle con 37 adesivi sulle storie di instagram, perfette. Ma c’è una cosa sostanziale che non possono fare: gli ingrandimenti
Per permettere ciò sarebbe necessario costruire cellulari molto più spessi, e parti meccaniche in movimento. Una soluzione di difficile implementazione, di facile rottura, ma soprattutto contraria alla tendenza del mercato, che preferisce smartphone più sottili alla possibilità di fare ingrandimenti.
Ed è qui che diventa interessante Blips, e la promessa che citavamo qualche paragrafo fa. Quindi apriamo  questo pacchetto, e testiamo i 4 diversi tipi di lenti al suo interno: due per fare una macro, ovvero un forte ingrandimento di un oggetto, come un fiore, e due per la micro, un primo approccio alla microscopia. Se non volete ulteriori spoiler, in questo video potete assistere al nostro unboxing. Se invece preferite che lo diciamo nero su bianco: beh, funzionano eccome. Nulla che potremmo dirvi le descriverebbe meglio delle foto che noi stessi abbiamo scattato. Ci teniamo a specificare che le seguenti foto sono state scattate da un normalissimo smartphone, la cui fotocamera non è nemmeno fra le migliori sul mercato:
  • La punta di una matita meccanica (macro)

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  • La punta di un unghia (macro)

1502311432 Blips3

  • Una pulce (micro)

1502311439 Blips4

Tutte le informazioni su Blips, che ringraziamo per aver sfidato il nostro scetticismo, le trovate sul loro sito e sui loro canali social

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Giada Rossi

Laureata in Astronomia, aspirante Astrofisica. Curiosa di natura. Scrivo soprattutto di scienza, ma preferisco parlare di cani buffi.

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